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Da Amalfi, imboccata la statale 366 che conduce ad Agerola, tra tornanti con scorci suggestivi di panorama che si aprono nel vallone in cui praticamente si è immersi, su un pendìo intensamente coltivato a vite ed a olivo, si incontra Furore. Il nome antico di tutta la zona era Terra Furoris, per quell'assordante frastuono che, nelle notti di tempesta, il mare ed il vento producevano rimbombando contro le alte pareti del suo fiordo. Il primo dato che oggi emerge nel visitatore, dando uno sguardo, prima distratto, poi sempre più interessato alle sue vie, è un grido lanciato attraverso le sue pitture murali che affrescano case, edifici pubblici, piazzette. I murales di Furore sostituiscono la galleria d'arte contemporanea delle aree metropolitane, inserendosi magistralmente nel paesaggio mediterraneo e arabeggiante della costa, trovando il giusto equilibrio tra terra e cielo. Una collettività legata alla sua terra, ricca di vigneti che produce un ottimo vino, coltivata da agricoltori capaci e "testardi" che strappano alla terra frutti genuini come pomodorini di montagna, olio di oliva, patate di terra asciutta, erbe aromatiche. I pescatori-contadini del Fiordo sfidano un mare spesso in burrasca, e il frutto di notti insonni arricchisce la loro tavola, dando origine a piatti originali come totani e patate. E così oggi, a pochi chilometri dalla celebrata Amalfi, si può scegliere una località fuori dal turismo di massa, coscienti di trovare atmosfere rarefatte, pieghe di un territorio nobile ed altero, bellissimo e sostanzialmente poco conosciuto, dove l'asprezza del territorio viene mitigato dalla fantasia degli artisti che, con le loro opere, hanno dato un'identità culturale ad un intero paese: Luigi e Rosario Mazzella, Leone, Padula, Di Meglio, e artisti stranieri come il tedesco Fritz Gilow, il polacco Werner Christian Wontroba, il franco argentino Marco Lopez Bernard. Per questo Furore, aderisce all'Associazione Italiana Paesi Dipinti, ed è una peculiarità di cui, giustamente, va fiera. E' d'obbligo per il visitatore, dopo aver ammirato le sue meraviglie naturali ed artistiche, visitare le Chiese di S.Giacomo, S.Michele Arcangelo e S.Elia che costituiscono un altrettanto motivo di interesse. La Chiesa di S.Elia, risale ad epoca antichissima, e conserva gli interventi eseguiti nel Quattrocento e gli ampliamenti barocchi all'interno. Un importante trittico quattrocentesco, raffigurante la Madonna col Bambino, S.Elia e S.Bartolomeo, opera di Angelo Antonelli da Capua, del XV secolo, è il vanto della parrocchiale, che, peraltro, a chi la vede dall'esterno, con quell'architettura spontanea che la accomuna a tanti deliziosi edifici di culto di queste zone, sembra una piccola chiesetta di campagna nascosta tra gli ulivi. Se poi desiderate fare una passeggiata a piedi e vorrete scendere a piedi al fiordo, c'è una suggestiva scalinatella che vi condurrà fino al fiordo. Lungo la strada, si nascondono antiche cartiere, canali, mulini, grotte preistoriche e una magnifica scenografia naturale, con quelle sue casette di pescatori, dove sembra rivivere perennemente un'atmosfera di un tempo remoto. |
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