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Capua

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Capua fu fondata dagli Etruschi nell’800 a.C; sorta poco distante dal fiume Volturno, che serviva da collegamento con il mare e vicina alle colonie greche del mezzogiorno, potette commerciare facilmente i suoi prodotti e conseguentemente svilupparsi economicamente e politicamente. Nel 524 a.C. cominciò l’antagonismo con Cuma, sua confinante, che culminò nel 429 a.C. con l’occupazione di quest’ultima e del territorio flegreo. Verso il 380 a.C. cominciarono le prime relazioni con Roma. Fu stipulato un trattato di alleanza tra Roma e gli Etruschi della Campania, che intanto si facevano chiamare Campani, analogo a quello tra Roma e i Sanniti. I Campani però a discapito di tale trattato parteciparono alla lega latina contro Roma. Battuti nella battaglia di Veseris, presso il Vesuvio e in quella di Trifano tra Sinuessa, Minturno e Vescia persero il territorio Falerino dal Massico al Volturno. Nel 338 a.C. fu stipulata la pace e rinnovato il trattato di alleanza. Durante la guerra latina i Sanniti avevano rispettato il trattato di alleanza ed in virtù di ciò ebbero da Roma il viatico per occupare il territorio dei Sedicini (Teano). I Campani, temendo l’espandersi dei Sanniti, intervennero in soccorso dei Sedicini. I Sanniti rivolsero allora le armi contro Capua e questa invocò, in forza del trattato, l’intervento di Roma; che intervenne in aiuto dei Campani preoccupata dall’espansionismo dei Sanniti. I rapporti tra Capua e Roma furono da quell’epoca sempre più cordiali; fu estesa ai Campani la cittadinanza romana mentre Capua mantenne il suo governo oligarchico con a capo il Medixtuticus (sommo magistrato), che durava in carica un anno e governava con 70 senatori. Entrata nell’orbita della politica di Roma, Capua prosperò sempre di più ed in diverse occasioni i Campani sostennero militarmente l’esercito romano. Il buon rapporto con Roma si interrompe nell’estate del 216 a.C. dopo la sconfitta delle armi romane a Canne (giugno 216 a.C.) durante la seconda guerra punica. Le conseguenze della sconfitta furono gravi, quasi tutti i popoli dell’Italia meridionale, perduta la fiducia nella protezione di Roma, parteggiarono per il vincitore. Così Capua, ambiziosa ed emula di Roma, strinse con Annibale un patto di alleanza e questi si impegnò a difenderla contro Roma. Nell’estate del 216 a.C. Annibale pose a Capua il suo campo a nord della città sulle pendici del monte Tifata. Annibale rimase a Capua due stagioni ed un inverno in attesa di rinforzi provenienti dalla Spagna e da Cartagine. Sono questi i famosi ozi di Capua. Nel 211 a.C. Roma, con tre eserciti comandati da Fulvio Flacco, Appio Claudio e Claudio Nerone cinse di assedio Capua. Ritornato a Capua, Annibale cercò di spezzare l’assedio ma non vi riuscì; allora si spinse fino a Roma, tentando di richiamare con tale minaccia l’esercito romano impegnato nell’assedio, ma non avendo mezzi sufficienti per proseguire l’azione militare abbandonò Capua al suo destino e si ritirò nella penisola Salentina. Dopo lungo assedio Capua fu conquistata dai Romani ed il comandante Fulvio Flacco la saccheggiò brutalmente. Capua perdette la sua indipendenza fu abolito il governo oligarchico, il Senato, il Municipio ed il governo venne affidato ai pretori militari: il primo fu lo stesso Fulvio Flacco. Ai pretori militari seguirono quelli togati inviati da Roma di anno in anno. Fino all’86 a.C. Capua non servì altro che a sostenere con i prodotti del suo territorio gli eserciti romani che operavano simultaneamente in Africa, in Oriente e in Europa. Nell’86 a.C. cominciò per Capua una nuova fase di vita, infatti Marco Bruto fece votare la legge che permetteva ad una colonia formata da soli cittadini romani di insediarsi a Capua. Fu così che Capua cominciò a governarsi coi Duumviri, eletti tra gli stessi coloni. Nell’82 e 81 a.C., divenuto Silla autocrate di Roma, fece abolire la colonia di Marco Bruto e fece insediare invece una sua colonia che disse "Felix", dall’appellativo aggiunto al suo nome, colonia che ebbe lunga e prospera esistenza. Al 73 a.C. risale la ribellione dello schiavo Spartaco, "un Trace della tribù dei Maiadi, dotato non solo di forza fisica e grande coraggio ma anche di notevole intelligenza. Egli, con altri settantaquattro gladiatori della scuola diretta da Lelio Barbato a Capua dove erano tenuti rinchiusi, si ribellò e cominciò a saccheggiare borghi e taglieggiare le popolazioni circostanti, mentre le sue fila si ingrossavano di schiavi, mandriani e di delinquenti comuni al punto tale che fu necessario invocare l'intervento di Roma. Così il console Clodio Glabrio fu mandato a reprimere la rivolta forte di un seguito di tremila uomini. I ribelli incalzati dai soldati ripararono in Lucania dove l'esercito di Crasso li decimò; seimila superstiti vennero crocifissi ai lati della via Appia. Nel 63 a.C. Pubblio Rullo tentò di far passare una legge per insediare in Capua una nuova colonia, ma il tentativo fu contrastato da Cicerone. A nulla valse però la resistenza dello stesso Cicerone allorché nel 59 a.C., consoli C.G.Cesare e M.Calpurnio fu insediata a Capua la colonia, che da Cesare prese il nome di Iulia e si chiamò "Giulia-Felice", rimanendo così i nomi dei fondatori delle due colonie. Con questa colonia, Capua riacquistava la sua autonomia, cessava di essere Pretura e ritornava municipio,coi duumviri, i questori, gli Edili e un erario proprio. Con Ottaviano nel 42-41 a.C. cominciano in Capua le colonie militari, dandosi il territorio in premio ai legionari. L’autonomia e l’importanza di Capua, cominciata con la colonia Giulia, crebbe con quelle militari. I suoi duumviri furono congiunti di Cesare, il suo avvocato fu Cicerone, al quale Capua, riconoscente per averla difesa contro Catilina, elevò come Roma, una statua dorata con la scritta "Pater Urbis". Nel 42 d.C. è di passaggio per Capua l’apostolo Pietro, reduce da Antiochia.Egli consacra vescovo di Capua Prisco, discepolo di Cristo, che nella sua casa aveva ospitato il Maestro e i suoi discepoli per l’ultima cena. E quando nel 313, con l’editto di Milano, Costantino proclama la religione cattolica quella ufficiale dell’Impero,in Capua si terrà nel 389 d.C. o secondo altri nel 392 d.C., il grande concilio Plenario tra i vescovi di Occidente presieduto da Ambrogio vescovo di Milano.

Il periodo longobardo

Intanto anche per Capua inizia l’era dei barbari. Infatti Capua, subì un primo saccheggio da parte dei Goti, come si deduce dall’indulto di Onorio, generale dell’impero, che nel 413 d.C. estese alla Campania l’esenzione dei tributi. Nel 455 d.C. Capua fu nuovamente devastata e depredata da Genserico, re dei Vandali. Negli anni successivi Capua divenne teatro delle lotte tra i generali dell’impero ed i barbari ed andò sempre più decadendo. Nel 568 d.C. Alboino a capo delle schiere longobarde invade l’Italia. Dalla massa si staccarono alcuni gruppi che per vie interne raggiunsero l’Umbria, stabilendosi a Spoleto, e il Sannio stabilendosi a Benevento. Così ebbero origine i due famosi ducati longobardi di Spoleto e di Benevento. Capua e la sua contrada divennero un castaldato dipendente dal ducato di Benevento e i Castaldi di Capua ebbero il titolo di Conti.Il primo fu Audoaldo, circa la prima metà del 600 d.C. , il secondo fu Trasemondo ed il terzo fu il conte Mittola, valoroso e fedele che insieme alle sue genti sconfisse nel 663 d.C. i Greci guidati dall’imperatore Costante.Segue poi un periodo privo di memoria storica. Si deve aspettare il 786 d.C. quando Carlo Magno ridiscese in Italia,richiamato dal papa, per abbattere il ducato di Benevento.Carlo Magno si fermò a Capua ed Arechi,duca di Benevento, si dichiarò di lui vassallo. Alla morte di Arechi i Beneventani reclamarono presso Carlo la restituzione del figlio Grimoaldo tenuto in ostaggio.Fu proprio Grimoaldo ad emancipare il ducato dalla dipendenza del re Pipino, e Capua ritornò a far parte del ducato di Benevento. Nell’817 d.C. il duca di Benevento Sicone nominò castaldo di Capua Landone il quale è il capostipite della serie dei conti e principi longobardi di Capua. Primo atto di Landone fu la costruzione di un castello che egli in onore di Sicone chiamò Sicopoli; il castello si trovava sulla collina di Triflisco detta Palombara al confine quasi tra il ducato di Benevento e il castaldato di Capua. Dopo la morte di Sicone,avvenuta nell’ 834, gli successe il figlio Sicardo,crudele e violento.Questi venne ucciso nell’839,e alla sua morte venne eletto duca Radelchi. Nell' 841 d.C., in seguito al conflitto scatenatosi per la divisione del Principato di Benevento, i Saraceni chiamati da Radelchi per combattere il conte Landone ridussero in cenere l'antica Capua. Landone, impotente a difendere Capua, coi Magnati e Magistrati, col Vescovo della Chiesa Capuana S.Paolino, col Clero e col popolo dolorante, si rifugiò sulla forte Sicopoli, che negli anni trascorsi si era ingrandita. Questo esodo della intera CIVITAS CAPUANA avveniva nell’841 d.C. cioè 1641 anni dopo la sua fondazione.

La Nuova Capua

Distrutta che fu anche Sicopoli da un incendio, la odierna Capua venne ricostruita nell'anno 856 d.C. utilizzando macigni, colonne, busti mutili di statue e capitelli provenienti da Capua Vetere.La città è di forma quasi rettangolare, con ampie mura turrite e presenta quattro porte.Agli esordi della vita sociale troviamo come figura di spicco il conte Landolfo; che non solo fu dall' 852 d.C. il primo vescovo capuano della dinastia longobarda ma anche il primo che dall' 863 d.C. all' 879 d.C. raccolse anche il potere civile: vescovo e conte di Capua. In seguito alle scorrerie dei Saraceni che depredarono i complessi monastici di S.Benedetto a Montecassino e di S. Vincenzo alle fonti del Volturno, i religiosi di questi centri spirituali ripararono in Capua, fondando due monasteri con il nome di quelli abbandonati.Questi due centri diventarono elementi catalizzatori dell'influenza politico-diplomatica e culturale capuana e anche quando l'organizzazione centrale benedettina ritornerà nelle sedi storiche, l'attività politico-diplomatica continuerà, seppur in tono minore, attraverso la corte dei principi e la curia vescovile.Una testimonianza dell'attività benedettina è rappresentata dal rotulo dell' Exultet, attualmente conservato nel tesoro della cattedrale di Capua, che è un caposaldo dell'arte della miniatura sviluppatasi in quella parte dell'Italia meridionale che si identificò col principato di Benevento. Verso la metà del secolo X la città-fortezza raggiunse il culmine del prestigio e del potere con Pandolfo Capodiferro (961-981) d.C.. Egli infatti riunì in un unico principato non solo Benevento, Salerno e Capua ma lo estese, per l'investitura di Ottone I, fino a comprendervi il ducato di Spoleto e la marca di Camerino da Osimo a Pescara. E la sua chiesa prima fra tutte quelle del meridione d'Italia venne elevata a sede metropolitana dal papa Giovanni XIII.

Il periodo Normanno

I normanni nel 1030, avevano fondato la loro prima signoria nella città di Aversa con Rainulfo Drengot e successivamente, con il conte Riccardo I. In tale periodo inizia la pressione normanna sul territorio di Capua. Nel 1057, approfittando della crisi interna determinata dalla morte di Pandolfo V, Riccardo I costrinse Capua ad arrendersi che rifiutò di consegnare le torri e i castelli lungo le mura. Riccardo decise allora di conquistare anche le fortezze della città. La resistenza longobarda fu eroica ma a nulla valse e difatti la resa senza condizioni avvenne nel 1062.Solo pochi anni dopo Capua risulta nuovamente una città sicurissima che oscura per importanza Aversa.Ad Anfuso, figlio di Ruggiero II di Sicilia, viene conferito il Principato di Capua da parte del papa Innocenzo II in seguito all'alleanza tra Papato e Normanni sancita già nel 1059 con il concilio di Melfi e ciò comporta il definitivo inglobamento del Principato nel regno normanno. I cittadini sono governati da un baiulo regio e per le materie penali, civili ed amministrative da un giudice o stratigoto.Nella Piazza dei Giudici aveva sede la Bagliva con funzioni giuridiche ed amministrative.Al primo arcivescovo normanno, Erveo (1072-1086) si devono il riassetto della cattedrale e della torre campanaria. Al tempo del suo governo risale la celebre colonna del cero pasquale in marmo greco ornato di mosaico: monumento il più antico nel suo genere e ricco di motivi storici, liturgici e misterici attinenti al tema pasquale. Per sottolineare la preminenza di Capua all'interno del regno è al principe di Capua Roberto II che Ruggero, per la sua incoronazione nel 1130 a Palermo della nuova monarchia, volle spettasse il diritto di imporgli sul capo la corona come unico potentato che nelle province meridionali l'uguagliava in signoria. E a Capua nel 1143 convennero in assemblea generale tutti gli Arcivescovi, Vescovi, Abati, Conti e Baroni del Regno con alla testa Ruggiero e i suoi figli Tancredi, Anfuso e Guglielmo per "il felice reggimento dello stato e delle chiese del regno".

Il periodo Svevo

È con Federico II che Capua assurge al ruolo di nobilissima città del reame, col privilegio di disporre, a sue spese, di un tribunale di cinque giudici ed otto notai. Gli editti da lui promulgati a Capua e completati dalle Costituzioni di Melfi "misero fine una volta per tutte alla sovranità dei singoli feudatari e posero le basi giuridiche per un'amministrazione centralizzata dello Stato".Consigliere, uomo di fiducia, amico, portavoce del pensiero dell'imperatore Federico II è il capuano Pier delle Vigne.Quest'ultimo nel primo Duecento era una figura di rilevanza preminentissima; dotto e giudice, filosofo e artista, diplomatico e uomo di corte, ambasciatore e negoziatore, anche come guerriero serviva il suo signore.Il suo alto magistero culturale si esplicherà anche presso l'ateneo di Napoli fondato nel 1224 da Federico II. La sua improvvisa e clamorosa caduta, seguita all'accusa di tradimento, è ancora avvolta dal mistero. Pier delle Vigne si suicidò dopo essere stato accecato a S. Miniato in Toscana nell'aprile del 1249.Del periodo Svevo rimangono a Capua le vestigia dell'Arco di Trionfo, note come torri di Federico, fatte costruire dall'imperatore dal 1234 al 1239 con intenti difensivi presso il Ponte Romano restaurato. Il monumentale Arco di Trionfo constava di due torri a base poligonale e circolari nella sommità collegate da massicce mura che accoglievano un appartamento riservato all'imperatore. L'Arco venne demolito dal Conte di Santa Flora, Vicerè spagnolo di Napoli nel 1557 "per potervi giuocare il cannone".

Il periodo Angioino

Incoronato per ordine di Clemente IV, il 6 gennaio 1265 nella basilica Vaticana, Re di Sicilia e di Puglia, Carlo d'Angiò, sconfitto Manfredi nella battaglia di Benevento, si portò in Capua.Carlo II entrato in Napoli nel 1289 si portò a Capua l'anno seguente per edificare una chiesa in onore di S. Maria Maddalena seguita poi dalla costruzione della Chiesa di S. Antonio Abate e quella di S. Eligio con annesso ospedale dei Pellegrini. Stimò a tal punto Bartolomeo de Capua che lo nominò Viceré di Napoli. Giovanna I confermò ed accrebbe i privilegi di cui Capua già godeva. Carlo III riguardò Capua come "la pupilla degli occhi suoi" mentre Giovanna II le concesse uno statuto e dette il governo al perugino Braccio da Montone che promosse opere di abbellimento della città mattonando la rete viaria e decorando edifici pubblici e privati. Alla Capua angioina è legato il ricordo di S. Tommaso d'Aquino, discendente dei longobardi d'Aquino di Capua. Di ritorno dalla Sorbona e prima di assumere la cattedra di teologia nell'università di Napoli, chiamatovi da Carlo d'Angiò, soggiornò a Capua. In occasione della sua permanenza fu eretta la chiesa di S. Domenico mentre la sorella di Tommaso, Marotta, convinta da lui a farsi religiosa divenne monaca benedettina e fu anche badessa del convento di Santa Maria (detto delle Dame Monache) di Capua nel 1254 per ordine scritto del papa Innocenzo IV.

Il periodo aragonese

Il 2 giugno 1442 Alfonso d'Aragona si impossessò di Napoli e riservò a Capua un trattamento di straordinario favore per l'aiuto da questa fornita alla conquista del regno.Infatti non solo confermò ai cittadini capuani gli antichi privilegi ma permise che essi fossero cittadini in tutto il regno e fossero esenti da ogni gabella, passi e pagamenti simili.Ferdinando I dette alla città di Capua l'ambito privilegio di "batter sua propria moneta di rame e di argento". Concesse inoltre alla città l'acqua potabile di S. Angelo in Formis dando l'ordine che si costruissero le relative fontane pubbliche. Capua godeva di tali privilegi in quanto era riconosciuta la sua funzione vitale nella vita economica, culturale, civile nonché alla difesa militare del regno. E dall'atteggiamento di Capua dipese più volte la sorte del Regno. Quando i francesi di Carlo VIII calarono alla conquista di Napoli, a Capua, chiave del regno doveva accentrarsi la difesa; ma il condottiero Trivulzio patteggiò la resa della importante fortezza a lui affidata e così Carlo VIII da Capua marciò su Napoli e la occupò. Ritornati gli Aragonesi, dopo la partenza di Carlo VIII, essi cercarono di legare a sé ancora di più la città; nel duomo di Capua si fece incoronare re di Napoli Federico III d'Aragona il 10 Agosto del 1497. A questo evento è legato una delle pagine più terribili e memorabili della sua storia. In occasione della solennissima incoronazione del re Federico, in Capua, per mano del cardinale Cesare Borgia detto il Valentino, quest'ultimo si invaghì della figlia del re Carlotta "donna di singolare bellezza, d'un garbo e d'una maestà indicibile".Il Borgia allora decise di chiedere Carlotta in sposa al re Federico insieme ad una dote rappresentata dai Principati di Capua e di Taranto. Era il 10 Agosto del 1497. Tornato a Roma e ottenuta la dispensa dalla dignità cardinalizia spedì un ambasciatore al re Federico manifestandogli così il suo desiderio. Il re Federico rispose di non poterlo esaudire perché Carlotta era già stata promessa e non poteva dargli in dote Capua in quanto "gemma principale della corona" era "solamente addetta al Re". I capuani anche essi "inviperiti contro la domanda" parteciparono del rifiuto. Intanto Luigi XII si apprestava a conquistare il reame di Napoli e Borgia vi si alleò per compiere feroce vendetta. Per giungere a Napoli era necessario espugnare la fortezza di Capua, la piazzaforte più importante del regno e sotto le sue mura il 12 luglio del 1501 si accamparono l'esercito francese, forte di ventitremila uomini e dodicimila armigeri del duca Valentino provenienti dall'Abruzzo. A difendere Capua vi erano solo tremila soldati comandati dal capitano Fabrizio Colonna. In seguito all'apprendimento della minaccia, rappresentata dai baroni napoletani che insieme ai turchi minacciavano il suo esercito, il re Federico chiese per lettera ai capuani di arrendersi e che Fabrizio Colonna si salvasse con i suoi soldati.Il Senato capuano trattò allora la resa; il 24 luglio mentre erano in corso trattative in tal senso il Valentino dichiarò la città "ribelle al Re" e quindi condannata ad essere messa a ferro e fuoco. Così fu, la vendetta a lungo meditata scattò inesorabile; la città fu devastata e persero la vita quattromila cittadini. A questo tragico evento è legata la costituzione della Confraternita di S. Maria delle Grazie o della Santella "per dare una mano ai più bisognosi e sventurati, nel ricordo indelebile dei giorni angosciosi vissuti dalla città di Capua". Ancora al periodo aragonese è legata la figura di Ettore Fieramosca; nato a Capua nel 1476. Egli è il protagonista della celebre disfida di Barletta avvenuta tra tredici cavalieri italiani ed altrettanti francesi nata per difendere l'onore "guerresco" delle genti italiche offeso dal cavaliere francese La Motta.

Dal periodo viceregnale spagnolo all`unità d'Italia

Durante il viceregno spagnolo la città di Capua mutò immagine esasperando, per ragioni di Stato, il suo carattere di città baluardo. In questa ottica, l'opera più imponente è certamente il "forte" o castello di Carlo V sul Volturno. Esso occupa una superficie di mq. 7500 circa ed è di impianto quadrato contenuto entro quattro bastioni di forma pentagonale sui vertici.Un risveglio di vita religiosa si ebbe per merito dei Gesuiti, introdotti a Capua da San Roberto Bellarmino e dai Teatini. Fino al '700 rimasero attivi gli ospedali, annessi ai conventi dell' Annunziata, di S. Eligio, di S. Antonio e di S. Lazzaro. Nel 1536 Carlo V visitò Capua accolto trionfalmente e splendidamente ospitato per alcuni giorni nel palazzo d'Azzia. Da Filippo II i capuani ottennero nel 1559 la conferma dei precedenti privilegi ed in particolare che Capua ed i suoi Casali fossero dominio della corona senza possibilità di essere venduti o alienati. Dopo il lungo ed opprimente dominio spagnolo, Capua venne presa e saccheggiata il 12 Luglio 1707, durante la guerra di successione di Spagna, dalle truppe del conte Daun; passò così sotto il dominio austriaco. La guerra di successione polacca, che dette l'indipendenza all' Italia del Sud, liberò anche Capua, e nel 1734 Carlo III di Borbone, per aprirsi la via su Napoli la fece assediare e dopo otto mesi di assedio la città capitolò. Anche i Borbone considerarono Capua come la principale fortezza del regno. Il 12 gennaio del 1799 la città assediata si arrese alle armate francesi che poi occuparono il napoletano. La città fu ripresa dai Borbone il 28 Luglio dello stesso anno. Rioccupata dai francesi il 12 Febbraio del 1806 essa entrò a far parte del Regno Napoletano che fu prima di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat. Caduto Napoleone e fallito il tentativo del Murat di conservare il regno di Napoli, il 20 Maggio del 1815 Capua ritorna sotto l'influenza borbonica del re Ferdinando IV. La spedizione dei Mille, con la vittoria di Garibaldi al Volturno il 1 ottobre del 1860, decise le sorti di Capua e del Mezzogiorno intero. Pur tuttavia la fortezza resistette ancora un mese per poi arrendersi il 2 Novembre. Da allora la storia di Capua si identifica con quella dell'Italia intera.

 

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