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La definizione di repubbliche marinare può essere estesa ad alcune città costiere, italiane e non, che tra il X ed il XIII secolo godettero di prosperità economica grazie alla loro attività commerciale, in un quadro di larga autonomia politica. Generalmente, però, la definizione è riferita in particolare a quattro città italiane: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Tra le altre città che ebbero indipendenza (governo autonomo, sotto forma, di repubblica oligarchica, moneta, esercito), parteciparono alle crociate, possedevano una flotta di navi, avevano fondaci e consoli nei porti mediterranei, e che quindi a buon diritto possono essere annoverate tra le repubbliche marinare si ricordano Gaeta, Ancona, Trani e Ragusa. La ripresa economica che si ebbe in Europa attorno all'anno mille, abbinata con l'insicurezza delle vie di comunicazione interne via terra, fece sì che le principali rotte commerciali si sviluppassero lungo le coste del Mediterraneo. In questo contesto, la crescente indipendenza via via assunta da alcune città portuali le portò ad assumere un ruolo di primo piano nello scenario europeo. Queste città, esposte alle incursioni dei pirati, soprattutto saraceni, organizzarono in modo autonomo la loro difesa, dotandosi di forti flotte da guerra, e furono in grado nei secoli X e XI di passare all'offensiva, sfruttando le rivalità tra la potenza marittima bizantina e quella islamica, con le quelli vennero in competizione per il controllo del commercio con l'Asia e l'Africa e delle rotte mediterranee. Sul piano istituzionale, le città formarono dei governi autonomi repubblicani, espressione del ceto mercantile che costituiva il nerbo della loro potenza. La storia delle repubbliche marinare si intreccia, infatti, sia con l'avvio dell'espansione europea verso Oriente, sia con le origini del moderno capitalismo, inteso come sistema mercantile e finanziario. I mercanti delle repubbliche marinare italiane utilizzarono monete coniate in oro, in disuso da secoli, misero a punto nuove operazioni di cambio e di contabilità. Vennero inoltre incentivati i progressi tecnologici nella navigazione, supporto fondamentale per la crescita della ricchezza mercantile. Le crociate offrirono loro occasione per le proprie mire espansionistiche. Venezia e Amalfi erano già impegnate nel commercio con il Levante, ma con le crociate il fenomeno si accrebbe: migliaia di italiani delle Repubbliche marinaresi riversarono in Oriente, creando basi, scali e stabilimenti commerciali. Questi centri mercantili italiani ebbero inoltre una grande influenza politica a livello locale: i mercanti italiani costituivano, infatti, nei centri dei loro affari, associazioni di carattere corporativo, dirette a ottenere dai governi stranieri privilegi giurisdizionali, fiscali e doganali, entro un preciso quadro politico; ne nacquero varie signorie personali. Amalfi, forse quella delle repubbliche marinare che raggiunse per prima un'importanza di primo piano, aveva sviluppato intensi scambi con Bisanzio e con l'Egitto. I mercanti amalfitani sottrassero agli Arabi il monopolio dei commerci mediterranei, e fondarono nel X secolo basi mercantili nell'Italia meridionale ed in Medio Oriente. Tra le testimonianze più importanti della grandezza di Amalfi, sono le Tavole Amalfitane, un codice che raccoglieva le norme del diritto marittimo rimasto valido per tutto il medioevo. Amalfi nel 1137 fu saccheggiata dai Pisani, in un momento in cui era indebolita da catastrofi naturali (gravi inondazioni) e dall'annessione al regno normanno. Dopo la conquista da parte dei Normanni, iniziò una rapida decadenza e venne sostituita nel suo ruolo di potenza mercantile da Napoli. La potenza di Venezia nacque dallo sviluppo dei rapporti commerciali con l'Impero Bizantino, di cui formalmente fece inizialmente parte, pur nell'ambito di una sostanziale indipendenza. Venezia rimase anche in seguito alleata a Bisanzio nella lotta contro Arabi e Normanni. Intorno all'anno mille sconfisse i pirati che occupavano le coste dell'Istria e pose la regione sotto il suo dominio. All'inizio del Duecento raggiunse il culmine della propria potenza, dominando i traffici commerciali nel Mediterraneo e con l'Oriente. Durante la quarta crociata (1202-1204) acquisì il possesso delle isole e delle località marittime commercialmente più importanti dell'impero bizantino. La conquista degli importanti porti di Corfù (1207) e di Creta (1209), le garantì un commercio che si estendeva a Levante, e raggiungeva la Siria e l'Egitto, punti terminali dei flussi mercantili. Alla fine del XIV secolo, Venezia era divenuta uno degli stati più ricchi d'Europa. Nel 1016 Pisa e Genova, tra loro alleate, sconfissero i Saraceni conquistando la Corsica e la Sardegna, oltre ad acquisire il controllo del Tirreno. Un secolo dopo "liberarono" le Baleari. Pisa, che a quel tempo si affacciava sul mare, alla foce dell'Arno, raggiunse l'apice dello splendore tra il XII e il XIII secolo, quando le sue navi controllavano il Mediterraneo occidentale. La rivalità tra Pisa e Genova si acuì nel XIII secolo e sfociò nella battaglia navale della Meloria (1284), che segnò il declino della potenza pisana, con la rinuncia di Pisa a ogni pretesa sulla Corsica e con la cessione a Genova di parte della Sardegna (1299). Genova era risorta agli albori del X secolo, quando - dopo la distruzione della città per mano saracena - i suoi abitanti ripresero la via del mare. L'importanza della sua flotta le guadagnò il riconoscimento, da parte del sacro romano imperatore, delle rivendicazioni autonomiste in materia legislativo-consuetudinaria ed economica. L'alleanza con Pisa consentì la liberazione del settore occidentale del Mediterraneo dai pirati saraceni, con la riconquista di Corsica, Sardegna, Isole Baleari e Provenza. La costituzione della "Compagna Communis", riunione di tutti i consorzi commerciali della città (chiamati appunto Compagne), cui aderirono anche i nobili feudatari delle valli limitrofe e delle riviere, sancì definitivamente la nascita del governo genovese. Le fortune del comune aumentarono notevolmente grazie all'adesione alla prima crociata: la loro partecipazione procurò l'acquisizione di grandi privilegi per le comunità genovesi trasferitesi in molte località della Terra Santa. L'apice della fortuna genovese si ebbe nel XIII secolo con la stipula del Trattato di Ninfeo (1261) con l'imperatore bizantino Michele VIII Paleologo, che estrometteva di fatto i Veneziani dagli stretti che conducono al Mar Nero. Poco dopo venne definitivamente sconfitta Pisa nella battaglia della Meloria, nel 1284. Nel 1298, i Genovesi sconfissero inoltre la flotta veneziana presso l'isola dalmata di Curzola, il dominio dei mari rimase appannaggio di Genova per circa settant'anni, fino alla seconda grande guerra con Venezia, culminata con la battaglia di Curzola, nel 1372: durante tali scontri venne fatto prigioniero il veneziano Marco Polo, il quale durante la prigionia a palazzo San Giorgio dettò a Rustichello da Pisa, suo compagno di cella, il racconto dei suoi viaggi. Dopo la triste parentesi quattrocentesca, segnata da pestilenze e dominazioni straniere la città visse il suo momento di massimo fulgore dalla liberazione per mano di Andrea Doria nel 1528 e per tutto il secolo seguente, finché a vecchia aristocrazia mantenne una sostanziale vitalità in ambito soprattutto economico. La Repubblica, mira delle più grandi potenze limitrofe quali Regno di Francia e ducato di Savoia, venne sottomessa dall'ondata napoleonica nel 1805 ed annessa al Regno di Sardegna nel 1815 che ne affossò definitivamente l'economia e provocò l'emigrazione delle migliori maestranze e di gran parte della popolazione rurale verso le Americhe. |
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