Fiordo di Furore
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Un angolo di Norvegia tagliato nella roccia del Mediterraneo: questo è il vallone di Furore, un fiordo, una profonda ferita nella terra della Costiera lungo la quale scorre, placido in estate, ma rombante e terribile in inverno, il torrente che viene giù dal monte Agerola. Tutt'attorno, abbarbicate agli strapiombi del fiordo, le case e i minuscoli orti terrazzati che compongono il paese. In basso, lì dove il fiordo incontra il mare, una minuscola spiaggetta sabbiosa, incorniciata tra le scoscese pareti del vallone e, lassù in alto, il ponte della strada statale, che taglia la stretta gola appena al largo. Qui è possibile abbandonare il nastro d'asfalto, e di scalinatella in scalinatella, di orto in terrazza, si può risalire fino ai boschi di Agerola, in una passeggiata sospesa tra mare e cielo, tra terra e, forse, Paradiso. A Furore soggiornò Greta Garbo, in fuga romantica verso Ravello, e di Furore, senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi di tutta la Costiera, ci ha lasciato una splendida cartolina in versi Alfonso Gatto: "le case tranquille sognanti la rosea vaghezza dei poggi, discendono al mare in isole, in ville, accanto alle chiese".
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