Per credere nel Dio di Cristo, bisogna poter credere che Gesù è veramente Figlio del Padre e Dio Egli stesso. Ho dato per scontato che questa asserzione sia vera, ma il non credente può obiettare che non è così facile poter credere che una persona fatta di carne e di ossa possa essere Dio. È già stato detto che nulla è impossibile a Dio, che il Figlio è stato generato dall’eternità, che la sua venuta fra noi era necessaria, che una Donna è stata scelta come sua Madre, che il genitore non è stato un uomo perché il Figlio da sempre già esisteva, che il corpo umano gli è stato dato da Maria, che lo ha concepito per opera dello Spirito Santo. Tutte cose per noi inspiegabili, ma che se abbiamo fatto la scelta di credere in Dio, trovano spiegazione nella sua immensa capacità di agire non solo in base alle leggi naturali che Egli stesso ha creato, ma anche oltre queste leggi. Noi consideriamo miracoli gli eventi che la scienza non riesce a spiegare, la fede ci fa comprendere che si tratta di scelte divine in apparente contrasto con la logica limitata dell’uomo, o forse non siamo sufficientemente attenti nel vedere i continui “miracoli“ che si realizzano attorno a noi in ogni momento della nostra esistenza. Ho già richiamato alcuni esempi, ma è opportuno farne ancora qualcuno. La genetica sta compiendo passi veramente significativi: la scoperta del DNA e più recentemente la decodifica del codice genetico, la scoperta delle cellule staminali, sono elementi significativi della complessità della vita. Non sono prove dell’esistenza del Creatore, ma segni evidenti, quasi una dimostrazione, dell’impossibilità che la vita sia originata casualmente. Quindi c’è un progetto che per quanto ancora incompleto tende ad un completamento che ha un preciso scopo. Ma di questo ho già parlato.
Insisto comunque nel cercare di far comprendere l’impossibilità della casualità perché per me è stato molto importante. È stato uno dei punti di partenza per arrivare a credere. Il fatto che da due cellule iniziali (l’ovulo e lo spermatozoo) si origini un intero essere umano, è uno dei più grandi miracoli che possono essere visti e studiati realmente da tutti. Com’è possibile che da queste due cellule si possa originare il cuore, il cervello, gli occhi, le ossa i muscoli, le vene, la pelle, i capelli, le unghie e quant’altro? La spiegazione è stata fornita dalla scienza che ha scoperto le incredibili capacità di differenziazione delle cellule staminali. La scienza ha scoperto che Qualcuno ha programmato tutto questo, non mi si dica che ciò è frutto del caso. Qui sono in ballo leggi naturali ben precise che stabiliscono che una cellula deve differenziarsi dalle altre per diventare la retina dell’occhio, che un’altra deve diventare la cornea, che un’altra deve diventare il cristallino, ma non solo; l’iride dell’occhio destro dovrà essere uguale a quella del sinistro, i peli dovranno crescere meno che i capelli e quelli delle ascelle saranno più lunghi di quelli delle falangi. L’orecchio destro sarà uguale a quello sinistro, ma ogni persona avrà orecchie di forma e dimensione diversa. Le dita delle mani avranno una conformazione diversa una dall’altra e varieranno da persona a persona. Ogni persona avrà un solo cuore posizionato a sinistra, ma anche due polmoni e due reni. Come si fa a non credere che ciò è frutto di un progetto che parte da un seme per diventare l’universo uomo? È la stessa cosa del “big-bang” da un “seme” iniziale si è espanso un universo di galassie, di costellazioni, di buchi neri e di stelle, di pianeti e di satelliti, il cielo ed i mari, e i continenti ed i minerali e le piante e gli animali e l’uomo. Un programma ben congeniato, che nessun architetto sarebbe in grado nemmeno di immaginare. E diciamo che Dio non c’è? Abbiamo il coraggio di negare la possibilità che tutto ciò sia frutto di una Volontà superiore? Se accettiamo che ciò sia possibile, siamo sulla strada giusta per indagare oltre. Per cercare di comprendere qualcosa in più di questo Dio che si mostra e si nasconde allo stesso tempo, solo per non invadere la nostra libertà di accettarlo o di rifiutarlo consapevolmente. Arriveremo allora a comprendere che il progetto della creazione va ben oltre la creazione stessa. Questa non è il fine ultimo. Il fine ultimo è l’AMORE: “Egli ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. Per quale scopo? È già stato detto. Ma ora dobbiamo arrivare a credere che Gesù è realmente il Figlio di Dio. Chi ce lo può dimostrare?
Si è già detto della Bibbia e di come essa sia tutta una preparazione alla venuta di Cristo che è stata ampiamente prevista dai profeti che, ad un’attenta lettura ce la spiegano fino nei dettagli della sua vita futura. Gesù stesso richiama più volte le predizioni dei profeti e ci conferma che Egli compie le Sue azioni perché “si compiano le scritture”. Ma questo non è una prova che Egli è il Figlio di Dio.
La vera prova è la sua Resurrezione: una resurrezione che non è come il miracolo della resurrezione di Lazzaro o altri miracoli simili compiuti da Gesù o dai Santi. Quelle furono miracoli che ricondussero ad una vita temporanea coloro che ne beneficiarono. Tutti morirono nuovamente e definitivamente nella loro carne. Solo Gesù è risorto con un corpo nuovo glorioso e non più soggetto alla morte. Un corpo con caratteristiche particolari che ci vengono descritte nei vangeli. Il suo corpo è fatto ancora di materia perché può essere toccato: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!» dice a Tommaso. Ma la materia non è più quella di prima pur essendo la stessa persona. Infatti ha la proprietà di passare attraverso i muri: «La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!». Dai discepoli di Emmaus non viene subito riconosciuto, ma lo riconoscono nello spezzare il pane a tavola con loro. Quindi probabilmente può anche mangiare, pur non avendone bisogno e poi sparisce alla loro vista. Queste caratteristiche saranno le stesse che i nostri corpi assumeranno quando saremo glorificati nella visione trinitaria in paradiso.Anche questo è meraviglioso perché ci da un’idea seppure molto vaga, di come saremo dopo la resurrezione del corpo, alla fine dei tempi. |
Ma ancora non ci bastano queste testimonianze di coloro che l’hanno visto da risorto? Torniamo allora per un momento al terzo giorno dopo la crocifissione, quando Pietro e Giovanni giungono al sepolcro e lo scoprono vuoto. Giovanni corre più in fretta di Pietro e giunge per primo; si china, vede le bende per terra ma non entra. Aspetta che giunga Pietro e gli cede rispettosamente la precedenza. Anche Pietro vede le bende per terra e il sudario che era stato posto sul capo di Gesù piegato a parte. Chi l’avrà piegato per bene e messo da parte? Se Gesù fosse stato rapito da qualcuno, che senso avrebbe che questi abbiamo piegato il sudario quando invece hanno buttato per terra le bende? Ma ecco che entrò anche Giovanni il quale “vide e credette”. Cosa vide di tanto importante da farlo credere subito, mentre Pietro non dice di aver creduto per quello che vide? Si possono solo fare delle supposizioni, ma forse val la pena di provarci. Nei tre Vangeli sinottici ed anche negli Atti degli apostoli, si parla del “lenzuolo” nel quale Gesù fu avvolto quando fu calato dalla Croce e si dice che con questo fu poi deposto nel sepolcro. Ora né Pietro né Giovanni accennano al lenzuolo, ma solo alle bende ed al sudario che sono cose diverse. L’ipotesi che si può formulare è che Giovanni vide anche il lenzuolo, ancora steso nel posto in cui Gesù era stato adagiato, come se coprisse il corpo che non c’era più.
Come un lenzuolo che ci copre mentre dormiamo e che però se ci alziamo dobbiamo scostare, mentre nel caso di Gesù era ancora steso come se lo ricoprisse pur non essendo più là. Gesù il Risorto dai morti, colui che ha vinto la morte, come attraverserà i muri per apparire ai discepoli a porte chiuse, così nel momento stesso della Risurrezione, assume quel corpo gloriosamente trasformato che gli consente di passare attraverso il lenzuolo che resta adagiato sulla tavola sepolcrale. È la Sindone che porterà nei secoli impressa l’impronta del Corpo di Gesù assassinato dagli uomini. Ecco allora sarebbe spiegato perché Giovanni “vide e credette”. Infatti, se qualcuno avesse rimosso il Corpo di Gesù, avrebbe necessariamente dovuto quantomeno spostare il lenzuolo. Ma ancora una volta resta una seppur affascinante ipotesi formulata da qualche studioso. La più certa motivazione che ci consente di credere che Gesù è veramente risorto è, a mio parere, il martirio degli apostoli. Quasi tutti hanno veramente dato la vita per non rinnegare il Maestro. E non si trattava di gente estremamente coraggiosa, tant’è che nel momento della crocifissione era presente il solo Giovanni (per nostra fortuna, perché attraverso lui anche noi siamo diventati figli di Maria). In quel momento ancora non credevano. Solo dopo la resurrezione hanno creduto e Giovanni, vedendo “qualcosa” o forse “qualcuno” all’interno del sepolcro è il primo a credere. Quel “vide e credette” può rimanere una frase emblematica, ma forse, indica effettivamente qualcosa di certo che convinse l’apostolo dell’avvenuta resurrezione del Signore.
Per tutti i secoli successivi poi, e fino ai nostri giorni, i Martiri che danno la propria vita per testimoniare il loro Credo in Cristo, sono una dimostrazione dell’avvenuta Risurrezione. Nessuno darebbe la propria vita se non fosse veramente certo di ciò in cui crede. Una madre può arrivare a dare la propria vita per salvare quella del figlio perché sa con certezza che quello è carne della sua carne. Gesù chiede a tutti noi di essere disposti a dare la nostra vita per Lui e per i fratelli, ma quanti di noi sarebbero realmente disposti a farlo? Solo coloro che realmente arrivano a credere in Lui!
Ancora un dubbio ci può assillare: perché Gesù non ha lasciato niente di scritto? Era forse analfabeta? Certo sembra piuttosto strano che non abbia lasciato una sola riga scritta di suo pugno! Ma non era certo analfabeta se consideriamo la sua grandissima conoscenza delle scritture che spesso vengono da Lui stesso richiamate nei Vangeli quale prova della loro efficacia profetica. E d’altra parte tutte le sue parabole sono una dimostrazione della sua magnifica capacità d’insegnamento. Magari i nostri professori sapessero insegnare in quel modo, con esempi così calzanti e validi per ogni uomo di ogni tempo! La preghiera che ci ha lasciato poi, il Padre nostro, pur non essendo nemmeno questa stata scritta da Lui, è però un compendio unico efficacissimo di tutto il Vangelo.
Ebbene, anche qui, a mio parere, il ragionamento ci viene in aiuto. Infatti, se ci avesse lasciato qualche scritto, ci avrebbe defraudati della nostra libertà e capacità di credere e di interpretare le sue parole. Ci troveremmo nelle condizioni dei musulmani che devono accettare il Corano così com’è, senza possibilità di interpretarlo in quanto per loro è “parola dettata direttamente da Dio” e quindi verità non suscettibile di interpretazione logica. Ci avrebbe in pratica tolto la parte razionale della natura umana, contraddicendo se stesso poiché la ragione è dono di Dio.
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Maria:
la fede pienamente accolta
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Ma
Gesù è veramente il Figlio di Dio?
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Gesù
ci ha svelato il senso del dolore e della morte
16
Il
male, il demonio e l’inferno
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Si
può credere per i miracoli, le apparizioni e i Santi?
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