Se accettiamo come vera questa asserzione, allora non ha senso sprecare un solo minuto del nostro tempo per indagare. Tutto si riduce alla semplice constatazione che l’uomo non è altro che un animale, anche se più evoluto, incapace di affrontare una sola di quelle domande perché non avrebbe senso ricercare quella Verità che è lo stesso Dio che neghiamo.
L’uomo nasce, vive e muore e nulla rimane di lui, che senso avrebbe quindi darsi da fare per cercare di modificare la storia personale o dell’umanità? La storia dimostra che costruire un mondo migliore senza Dio è impossibile. Nessuno ci è mai riuscito: nessuna filosofia e nessuna ideologia.
Certo, si potrebbe obiettare, pur non credendo in un Dio Creatore, l’uomo sente comunque che non può vivere come gli animali. In lui c’è il desiderio di felicità, di benessere, di relazionarsi con i suoi simili e per questo nutre il desiderio di vivere in pace con se stesso e gli altri. Cerca di migliorare la sua condizione di vita aspirando a soddisfare tutti i suoi bisogni e non solo quelli materiali. Sente il bisogno di conoscere, di studiare, di capire, di lottare per ciò in cui crede: per la libertà, per la giustizia, per la pace, per la famiglia, per se e per gli altri. Bene, se dice di non credere in Dio, ma crede in questo, penso che già dentro di sé il seme della fede abbia attecchito e, prima o poi nascerà l’albero della speranza. Quella speranza che solo in Cristo potrà diventare certezza di Vita. Ma se dentro di sé coltiva solo sentimenti di odio, di vendetta di insoddisfazione, di morte, allora farà di tutto per autodistruggersi, perché non troverà alcun senso da dare alla propria esistenza. Allora potrà operare solo il male contro gli altri e contro se stesso. Lotterà, ma in senso negativo, senza alcun rispetto per la natura e per le persone, lotterà perfino contro se stesso. |
Vandalismo, anarchia, droga, alcolismo, sono scelte che indicano l’incapacità di darsi dei valori, delle linee guida da seguire per la propria realizzazione. L’omicidio e il suicidio sono prove evidenti della incapacità e della inutilità di vivere. L’incapacità di rispettare il prossimo, l’individualismo, l’incapacità di relazionarsi positivamente, sono indici di mancanza di fede in una possibilità di una vita diversa, di un’Altra Vita. Che pena vivere (o meglio non vivere) in questo modo! Un minimo di ragionamento ci potrebbe convincere che perlomeno c’è una convenienza nel credere. Certo questo sarebbe il minimo, ma ci darebbe la possibilità di iniziare a sperare. Voglio dire che, tentare di credere, aspirare a credere, vedere che chi crede (almeno teoricamente) vive e muore meglio, dovrebbe aiutarci a non sprecare l’unica possibilità che ci viene concessa.
La vita, questa vita, è breve. Quando va bene possiamo arrivare a ottanta, in pochi casi cento anni. Un soffio in confronto all’eternità e l’eternità nessuno la può negare se l’universo esiste almeno da quindici miliardi di anni. Quindi, se esiste la possibilità di una Vita oltre la morte, anche se la consideriamo solo un’ipotesi, val la pena pensarci seriamente. Non è per niente utile pensare “dopo la morte, sarà quel che sarà”. Dopo la morte sarà ciò che abbiamo saputo costruire noi. Il dopo-morte dipende da noi. Dopo la morte non può esserci il nulla perché allora la vita non avrebbe alcun senso. L’uomo e lo stesso universo non avrebbero alcun senso. L’amore, la compassione, il piacere, l’ansia, la paura, la gioia, l’arte, la cultura, la scienza, l’odio, la vendetta, nulla avrebbe senso. Ma come si fa a credere nel nulla! Allora, mi rivolgo a te che credi di non credere. Fai un piccolo sforzo e convinciti che perlomeno conviene sperare, conviene tentare di credere, conviene avere fede in Qualcuno. Allora ti sarà anche concesso di accettare di conoscere Colui che nel tuo cuore ha messo questo seme di speranza.