Vediamo quindi perché Dio avrebbe concepito il grandioso progetto di creazione dell’uomo.
Risulta abbastanza evidente che la “grandezza” di Dio è veramente infinita. E così la sua “potenza”, la sua “scienza”, la sua “saggezza”. Ho messo tra virgolette questi attributi perché sono termini che fanno parte del vocabolario umano e, anche se esprimono per noi concetti positivi che, se applicati ad una persona ne farebbero un “grande uomo”, se applicati a Dio ne evidenzierebbero solo pallidamente alcuni connotati. Ma se alla ragione che ci suggerisce questi attributi, uniamo quello che ci sussurra il cuore: “Dio è amore”! Allora forse riusciamo ad intravedere (coi nostri costanti limiti umani) chi è Dio e perché ha pensato l’uomo fin dall’eternità.
Lui che è Colui che è da sempre e per sempre, non aveva certo bisogno di compagnia per sentirsi meno solo; non aveva certo bisogno di crearsi degli adulatori che applaudissero allo spettacolo della sua grandiosa creazione; non aveva certo bisogno di gettarci nel terrore per le catastrofi naturali per dimostrarci la sua potenza; non aveva certo bisogno di offuscare le nostre piccole/grandi conquiste con la magnificenza della sua scienza infinitamente superiore; non aveva certo bisogno di misurare la sua enorme saggezza con la pochezza della stupidità umana dimostrata dalla nostra bellicosità che ci porta continuamente alle soglie di una non tanto ipotetica fine del mondo causata da noi stessi.
“Colui che è” non aveva bisogno di alcuna di queste dimostrazioni. Egli bastava e basta a sé stesso da sempre e per sempre.
Non è che un bel giorno Dio si sia svegliato ed abbia deciso di creare l’uomo! La frase è stupida di per sé, ma ci fa capire come sia problematico cercare di comprendere anche vagamente il modo di operare di Dio; noi riusciamo solo ad esprimere concetti umani. E per questo pensiamo che Dio abbia un cervello che gli consente di sviluppare nel tempo un progetto più o meno grandioso. No! È evidente che Dio non ha un cervello (sembrerebbe un’osservazione blasfema), ma evidentemente pensa e ragiona, anche se le Sue azioni non sono per niente condizionate dal tempo e dallo spazio, perché tempo e spazio sono strettamente vincolate al cosmo che è sua creatura e quindi essi stessi sono Sue creature.
Egli è da sempre e da sempre ci ha pensati perché Egli è AMORE ed essendo tale ha voluto che ognuno di noi potesse diventare come Lui. Ognuno di noi è un piccolo “embrione” di Dio e per mezzo suo, ma con il contributo della nostra libera volontà possiamo divenire tutti come Lui, non certo per entrare in competitività, ma per capire finalmente chi Egli sia, e quindi per poterlo apprezzare appieno, per poterlo ringraziare, lodare, adorare, e per godere con Lui, di Lui e per Lui e finalmente essere come Lui.
È il vecchio sogno di Adamo che si realizza. Nel libro della Genesi si racconta del primo uomo che è felice finché il serpente non convince Eva a mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male perché, dice il serpente: “se ne mangerai diventerai come Dio”. E l’uomo cade nel tranello del demonio perché comprende che diventare come il suo Creatore sarebbe un sogno allettante. Ma non poteva comprendere che il progetto di Dio non doveva né poteva realizzarsi in termini di sola umana curiosità. Dio voleva che l’uomo potesse elevarsi sopra tutte le altre creature, ma tanto in alto da non aver più niente da condividere con le bassezze del suo mondo.
Da buon Padre, Dio vuole che i suoi figli lo abbiano completamente in eredità, cioè che abbiano tutto di Lui per poter essere uguali a Lui. Per questo ci ha creati a “sua immagine e somiglianza”. Ma forse qui è opportuno cercare di capire questo concetto.
Essere fatti ad immagine e somiglianza Sua, significa che abbiamo in noi (perché Lui ce le ha date) tutte le potenzialità e le capacità di essere suoi simili. Basti vedere gli argomenti già trattati, relativi alla innata volontà degli uomini di capire i fondamenti della vita, di cercare il senso stesso dell’essere, il desiderio di scoprire tutto ciò che le scienze indagano. In queste nostre ricerche però, ci mette quasi sempre lo zampino il demonio tentatore dell’Eden che in continuazione ci propone di addentare la mela. Se ad esempio uno scienziato scopre che attraverso l’etere si propagano le onde sonore e giunge ad inventare la radio, non per questo si deve sentire creatore di qualcosa. Egli ha solo scoperto leggi naturali elaborate da Dio creatore che ha fornito all’uomo le capacità intuitive necessarie per arrivare alla loro comprensione. Se proseguendo nella ricerca biogenetica approfondisce sempre più la conoscenza dei fantasiosi e fantastici meccanismi che Dio ha posto alla base della nascita di un uomo, ed arriva addirittura a poterli manipolare tanto da poter pensare di modificare, per esempio, le fasi di formazione e la struttura stessa di un embrione umano, allora la tentazione di sentirsi lui il creatore può diventare molto forte. Ma creatore di che cosa? Attento uomo, stai mangiando nuovamente la mela e ti stai preparando un tragico futuro. L’uomo non potrà mai pensare di poter fare a meno di Dio né di potersi sostituire a Lui. È perciò necessario, indispensabile, credere. E credere significa aver fede, cioè fidarsi, anzi affidarsi, abbandonarsi alla sua volontà che non può essere che a nostro beneficio essendo Egli il nostro Creatore, Colui che ci ha pensati fin dall’eternità, non per il dolore e la morte, ma per la gioia e la vita.