NUOVI SCHIAVI / un passato sepolto riappare in modi antichi anche inediti
il patrimonio genetico e il corpo in vendita
il principio della “proprietà intellettuale” applicato alla mappa del genoma umano


di Angelino Loffredi

 

Viene sempre più alla luce un mercato legato alla vendita del corpo ed a forme di vera e propria schiavitù. Un passato che credevamo sepolto, improvvisamente, riappare in forme vecchie e brutali, quali la tratta delle prostitute, il lavoro degli immigrati e quello minorile, accompagnato anche da nuove e più spietate forme quali ad es. il commercio degli organi. Di fronte a certe situazioni abbiamo una reazione di rigetto verso forme così crudeli e disumane. Ma esistono forme più raffinate, indolori, direi narcotizzanti che possono ugualmente portare al dominio ed alla dipendenza di ampi settori della società che ancora il sentire comune non è in grado riconoscere e valutare ma ugualmente pericolose. Mi riferisco al dibattito ovattato, sfuggente e solo apparentemente asettico riguardante la privatizzazione del corpo umano, come brevettare ad es. la mappa del genoma, applicando il principio della proprietà intellettuale. Abbiamo di fronte una questione veramente di vitale importanza, trattandosi di stare attenti a chi dovranno essere i padroni dei geni e se la proprietà dovrà essere privata e finalizzata al profitto, o se, al contrario, dovrà esserci un controllo sociale e della proprietà pubblica, nell’interesse dei singoli e della collettività. Il tema delle informazioni genetiche è molto delicato e sensibile perché legato alla preoccupazione che le stesse vengano impiegate contro i singoli individui. Basta pensare ai datori di lavoro che le utilizzerebbero per non assumere, oppure agli assicuratori per non assicurare. Ecco perchè sarebbe senz’altro utile e necessaria una legge riguardante la privacy genetica: il più importante segreto da difendere e preservare, la madre di tutte le privacy. E’ necessario quindi bloccare la possibilità di brevettare la vita umana, per evitare una forma inedita, mai sperimentata, di una nuova schiavitù. Se ciascun gene venisse brevettato è da presumere che in pochi anni tutti i centomila geni della razza umana avrebbero un proprietario.Non dobbiamo mai trascurare il fatto che la nostra epoca è basata sulla centralità della tecnologia dell’informazione e delle biotecnologie. Oggi siamo arrivati al punto che la struttura economica trova nei prodotti dell’ingegno, della proprietà intellettuale, oltre che in quello del sapere e della scienza, ampi e sconfinati pascoli su cui spadroneggiare, notevolmente più remunerativi dei già sperimentati mezzi di produzione, conosciuti durante la società industriale. E’ ugualmente importante e conseguente seguire quanto accade attorno al tema dei brevetti. Non dimentichiamo infatti che il brevetto costituisce una sanzione giuridico-legale della proprietà privata rispetto al sapere e sulla conoscenza scientifica. Il privato che detiene tale proprietà o addirittura il monopolio esercita un controllo effettivo sul mondo o comunque è in grado di condizionarlo. Privatizzando sapere e conoscenza con il sistema dei brevetti si alzano barriere contro la circolazione di tante conoscenze rendendo impraticabile la fruibilità pubblica. La difficoltà a fronteggiare l’AIDS nei paesi africani per gli alti costi legati all’utilizzo dei brevetti (royalty) che quei paesi non sono in grado di sostenere, costituisce la dimostrazione più chiara ed eloquente delle preoccupazione che sto evidenziando. E’ risaputo che i paesi più ricchi detengono il 97 per cento dei brevetti del mondo, mentre gli USA incamerano il 50% di tutte le royalty. E’ anche attorno a queste questioni, dunque, che si rimarcano le differenze e le disuguaglianze fra i popoli e fra Stati. Ma in questa fase della globalizzazione è interessante seguire come la potenza dell’economia travolge le vecchie norme e istituzioni di diritto adeguandole e rendendole funzionali al proprio dominio. Il monopolio giuridico dello Stato viene cosi frantumato per far posto ad un regime globale di contrattazione di tipo privatistico, flessibile e sempre disponibile a recepire impulsi ed interessi dei soggetti economici dominanti. Il diritto subisce così un processo di privatizzazione. Stiamo assistendo, infatti, alla formazione di un nuovo potere delle classi dominanti. Si fa fatica a vedere, capire ed a contrastare come ciò che viene chiamato acriticamente processo di globalizzazione, contiene in sé, invece, una tendenza potente verso l’autoritarismo e lo svuotamento della democrazia che abbiamo conosciuta in Europa occidentale. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito alla privatizzazione dei mezzi di produzione, accompagnati dalla frantumazione dei poteri dello Stato nazionale ed oggi, e solamente oggi, cominciamo ad accorgerci che c’è stata una erosione generalizzata della democrazia sociale. Per anni si è dichiarato che “privato è bello” oppure “meno Stato, più mercato” ma oggi, al di là delle dispute ideologiche, i dati statistici dimostrano che la ripartizione della ricchezza si raggruppa sempre più attorno a pochi e che attorno alla crescita delle disuguaglianze si accompagnano sempre precarietà sociale, conflitti, tensioni pericoli di guerre locali e declino della civiltà che abbiamo conosciuto.