"Qui siamo per la seconda volta a pregare per la
passione del nostro Redentore Gesù Cristo, di avere pietà, carità e
misericordia di noi miseri forzati in questa Gallera di Calliari, già
sapiamo che siamo debitori al Re e alla giustizia e che siamo per purgare
y nostri debiti, ma ancora siamo cristiani e non bestie che meglio sarebbe
di passare al patibolo di Porta Palazzo di Torino che di esser per anni
cinque in questo carcere perché potremmo almeno salvare le anime nostre,
mentre qui ce ne andiamo a quattro, a cinque, al giorno disperatamente
nell'altra vita, senza aver forza di raccomandare le anime nostre a
Dio, e le nostre orazioni sono piuttosto maledizione, e siamo tutti
anime perse, e tutti li nostri lamenti sono nulla.
Sappia Vostra Lustrissima che gli impresari che provvedono le nostre
vivande sono senza conscienza, e non si contentano di un profitto onesto
e guasta come le fave tutte confitte di arne e putride e marze con pietre,
arena e così si mettono nella caldera giornalmente a bollire, sin che
le arne si consumano in brodo, e solo a veder quella salza fa corromper
l'appetito; la pasta è misera, il condimento vi è di un lardo e oglio,
o cero puzzolente, la bevanda simile a quella che fu beverato Cristo.
Ciò provoca la peste in corpo al punto che le malattie vengono senza
remissione e che in pochi giorni siamo per l'altra vita et già ne sono
testimonio gli bassoffiziali e soldati di guardia, che si stupiscono
solo a veder le nostre vivande, e come potiamo resister al così forte
travaglio.
Dunque a vostra Lustrissima sta a darci la vita o la morte, o il Cielo
o…la dannazione, che in questo modo è impossibile di salvarsi…Quanti
sono di noi nell'altro mondo per le così pestifere vivande e che ancora
potrebano esser in vita? A chi toccherà a render conto di tutto questo
al Tribunale di Dio? Per questo siamo tutti a supplicare vostra Lustrissima,
di aver pietà di noi e di assisterci di queste così tristi miserie.
Il ministro consideri quelli poveri forzati che sono al travallio delle
saline, l'aria cativa, l'acqua mala, le vivande mal condimentate, il
travallio e Dio che tormento".