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05 ottobre, 2007




 
 

 

 

 

 

 

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  LE OPZIONI SU VALUTE

Il mercato valutario ha contribuito a dare forte impulso ad un utilizzo diffuso delle opzioni. Lo sviluppo di questo mercato dei derivati è stato favorito dal sensibile aumento della volatilità sui tassi di cambio, manifestatosi all'inizio degli anni settanta con il passaggio da un regime a cambi fissi ad uno a cambi variabili. In tale situazione, il servizio di assicurazione fornito dalle opzioni ha consentito ai grandi investitori internazionali di ridurre la rischiosità complessiva legata alla loro attività in valuta.

Così come nel caso delle tradizionali opzioni del tipo call e put, il mercato dei derivati sui tassi di cambio ha svolto la funzione di precursore anche per nuovi tipi di opzioni, estremamente sofisticate e innovative, denominate opzioni "esotiche". Ad esempio, le down-and-out options, opzioni che scadono non appena il tasso di cambio tocca un certo livello, le average rate options, opzioni che offrono al detentore la facoltà di acquistare o vendere la valuta non ad un prezzo di esercizio prefissato, ma al valore medio registrato dal tasso di cambio nel periodo di vita dell'opzione, le lookback options, opzioni che danno diritto al possessore di acquistare la valuta al valore più basso verificatosi nel corso della vita dell'opzione. Di queste e altre opzioni esotiche si tratterà più diffusamente nel seguito (quarta sezione).

Questa varietà di strumenti offre una notevole flessibilità agli operatori e contribuisce a rendere sempre più rapida ed efficace la gestione della rischiosità connessa ai movimenti dei tassi di cambio. Le opzioni sui tassi di cambio possono essere utilizzate a fini speculativi, per sfruttare la volatilità dei tassi di cambio, ma soprattutto a fini cautelativi, per coprire il rischio di posizioni in valuta estera ii. A titolo di esempio, si consideri il caso di un'impresa italiana che importi materie prime per un ammontare di un milione di dollari con pagamento fra sei mesi. Si ipotizzi che il tasso di cambio corrente lira-dollaro sia pari a 1650 e che l'impresa si attenda, o quantomeno tema, un sensibile apprezzamento della moneta americana.

Al fine di limitare il rischio legato al pagamento da effettuare al termine dei sei mesi, l'impresa potrebbe acquistare un'opzione call, che, previo il pagamento di un premio, le consentirebbe di coprirsi da questa eventualità negativa. Si assuma che il premio per l'opzione call a sei mesi sul dollaro sia di 30 lire e che il prezzo di esercizio sia uguale al valore corrente del rapporto di cambio, cioè a 1650. Dopo sei mesi, l'impresa si troverà a dover pagare il milione di dollari. Se, a quel tempo, il tasso di cambio lira-dollaro si troverà al di sotto del valore di 1650, allora all'impresa converrà non esercitare il diritto di opzione e acquistare i dollari al tasso di cambio corrente.

Se, invece, al momento di saldare il debito, il tasso di cambio lira-dollaro sarà aumentato al di sopra del valore di 1650, allora l'impresa troverà conveniente far valere il diritto di opzione e acquistare i dollari al rapporto di cambio prefissato, ossia al prezzo strike. Posto che il premio di 30 lire deve essere pagato in ogni caso, l'impresa conseguirà un guadagno netto (o, meglio, un mancato esborso) nel caso in cui le sue aspettative sulla forte rivalutazione del dollaro si siano realizzate e il tasso di cambio lira-dollaro sia salito sopra quota 1680 (ovvero, al di sopra della somma dello strike e del premio: 1650 + 30).

 
   

 

Finanza ed Economia Editoriale

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