CASA: Nuova legge di Berlusconi sulle
Case Popolari Berlusconi ha intenzione di mettere in
vendita le case popolari degli italiani a 30000 euro. Questa mossa
porterebbe allo stato italiano molti introiti e aiuterebbe a
risanare un po lesorti del nostro Paese. Sulla carta ci sono 20
miliardi di euro da rimettere in circolazione e quasi 800mila
famiglie da trasformare in proprietarie di casa. Nella realtà ci
sono anche gli ostacoli politici, sociali e gestionali che finora
hanno bloccato l'approdo al mercato delle case popolari.
L'idea è quella di vendere gli alloggi ex Iacp agli attuali
inquilini, a un prezzo "generoso" calcolato in base al canone di
affitto, e sembra occupare un posto importante nell'agenda del
Governo. A rilanciarla in vista del varo definitivo del piano casa è
stato Renato Brunetta (per l'occasione con la giacchetta da
economista e non solo da ministro della Pubblica amministrazione: si
veda Il Sole 24 Ore dell'11 marzo), sulla base di un presupposto
semplice: gli inquilini diventano proprietari con un percorso
economicamente sostenibile, l'alloggio «aumenta di valore per il
solo fatto di essere stato privatizzato», la ricchezza delle
famiglie aumenta e per questa via si assesta un calcio alla crisi
economica. Nel mirino del progetto ci sono i 768mila alloggi ex Iacp
in affitto, e l'obiettivo può oscillare fra i 18 (vendendo al prezzo
medio realizzato finora dalle dismissioni) ai 23 miliardi,
ipotizzando un prezzo medio di 30mila euro. L'idea, però, si era già
tradotta in una norma della manovra della scorsa estate (l'articolo
13 della legge 133/2008), e come primo effetto aveva prodotto un
fronte compatto di Regioni (con l'eccezione di quelle amministrate
dal centrodestra) che hanno sollevato la questione di
costituzionalità per conflitto di competenza. Il «no» di Federcasa
(che riunisce le aziende casa locali: si veda Il Sole 24 Ore del 13
marzo) e dei Comuni (proprietari di altri 400mila alloggi) ha
risposto puntuale anche al rilancio di Brunetta.
Al di là dei conflitti politici, comunque, anche problemi sociali e
gestionali possono rendere spesso la trasformazione dell'inquilino
in proprietario una scommessa azzardata. In un'abitazione popolare
su tre, come mostra l'ultima indagine Dexia-Censis–Federcasa da cui
sono tratti i dati delle tabelle in pagina, il capofamiglia ha più
di 65 anni, e questo rende decisamente più esile la propensione
all'acquisto, e tecnicamente più difficile l'ipotesi del mutuo
trentennale. E rimane tutta da esplorare la spinta a diventare
proprietari da parte degli immigrati, che al Nord oggi rappresentano
spesso più del 10% degli inquilini. In questo ambito, però, le
speranze sono più rosee, visto che gli stranieri sono stati tra i
protagonisti del boom delle compravendite nel mattone che si è
chiuso lo scorso anno. da Sole24 Ore.
Sarà davvero così o usciranno delle normative più vincolanti in
materia?Comunque questa offerta dal governo può essere una
agevolazione molto grande per tutti coloro che vivono nelle case
popolari e che vogliono comperare la loro casa.
Anche se sorge il dubbio del motivo per il quale la si dovrebbe
comperare.
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