ECONOMIA PUBBLICA: Finanziamento Spesa
Pubblica Il finanziamento della spesa pubblica (a fronte
degli interventi correttivi e sostitutivi del mercato) richiede il
ricorso a diversi strumenti, in particolare alle imposte per
influenzare la distribuzione secondaria.
L’analisi delle imposte si fonda non solo sulle teorie dello scambio
volontario, ma anche, e soprattutto, sulle teorie sociologiche.
Il disegno di un sistema tributario corretto incontra un limite forte
nei risultati della TEORIA DELL’INCIDENZA: “Il soggetto al quale lo
Stato si rivolge per esigere l’imposta non necessariamente coincide
con chi ne sopporterà, di fatto, l’onere, se vi è traslazione del
tributo”.
L’effetto redistributivo può quindi essere molto diverso da quello
voluto, per cui appare di difficile previsione in un contesto di
equilibrio globale.
Ma la redistribuzione operata dal bilancio pubblico è molto importante
anche dal lato della spesa, dal momento che molte delle attività
pubbliche (quali i trasferimenti) non sono giustificate dai fallimenti
del mercato (quindi da motivi allocativi). È questo il caso dei campi
d’intervento tipici del WELFARE STATE (i c.d. beni di merito:
previdenza, sanità, assistenza, istruzione, ecc.), in cui assumono
particolare rilevanza considerazioni politiche ed istituzionali che
prevalgono sull’individualismo metodologico, tipico dell’economia del
benessere.
Lo studio delle funzioni allocativa e redistributiva conduce a due
idee guida della Scienza delle Finanze:
(1) CENTRALITÀ DEL CONFRONTO TRA EFFICIENZA ED EQUITÀ, che
permea ogni aspetto dell’economia pubblica. Se, infatti, l’efficienza
viene valutata con il metro del criterio di Pareto (cioè secondo i
canoni dell’economia del benessere), non si possono non considerare
gli effetti distributivi di una data entrata o di una data spesa (che
possono avere implicazioni di equità);
(2) L’ECONOMIA PUBBLICA È VISTA COME RICERCA DELLE ISTITUZIONI PIÙ
EFFICIENTI DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO, essendo ormai superata la
netta distinzione tra Stato come sfera dell’economia e mercato come
sfera dell’economia.
Così, ad esempio, si può pensare di ricorrere ad imprese private più
efficienti anche per offrire beni pubblici (di monopolio naturale o di
merito), lasciando allo stato le sole funzioni di finanziamento e
regolazione.
Resta inoltre da chiedersi a quale livello di governo è meglio
svolgere l’interesse pubblico (ricerca della migliore soluzione di
decentramento fiscale).
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