ANDAMENTO ECONOMIE MONDIALI 2006
Nella prima parte del 2006 l’economia mondiale ha fatto segnare,
nonostante l’elevato livello delle quotazioni del petrolio e un lieve
inasprimento delle condizioni monetarie, un tasso di crescita
superiore alle attese. Nella media dell’anno, tendendo anche conto del
leggero rallentamento in atto nella seconda parte, la crescita del
prodotto interno lordo a livello mondiale dovrebbe attestarsi intorno
al 5 per cento. Per il 2007, si attende un risultato lievemente
inferiore e pari al 4,8 per cento. Il commercio mondiale dovrebbe
espandersi nel 2006 a un ritmo molto sostenuto (8,9 per cento), e il
prossimo anno registrare una leggera decelerazione (7,6 per cento).
Gli Stati Uniti rappresenteranno l’area dove l’attività economica
dovrebbe segnare il maggiore rallentamento. Il tasso di crescita del
PIL è previsto ripiegare dal 3,4 per cento del 2006 al 2,9 per cento
del 2007; allo stato attuale i principali revisori internazionali
stanno provvedendo ad una ulteriore leggera correzione al ribasso
delle stime. La
decelerazione in atto è legata principalmente alla
brusca inversione di tendenza nel settore dell’edilizia residenziale
e, in parte, alla attesa correzione del tasso di risparmio delle
famiglie, diventato negativo nelle più recenti rilevazioni
trimestrali. I fenomeni di contagio dal settore delle costruzioni al
resto dell’economia dovrebbero rimanere limitati e le condizioni
macroeconomiche di fondo dovrebbero pertanto restare favorevoli. Nella
seconda parte del 2007 l’economia statunitense dovrebbe riprendere a
crescere a ritmi più prossimi al potenziale, grazie anche ad una
inversione di tendenza della politica monetaria e al recente parziale
rientro delle quotazioni del petrolio. Il deficit delle partite
correnti dovrebbe stabilizzarsi intorno al 6,5 per cento del PIL, a
seguito del rallentamento della domanda interna e del perdurare
dell’espansione mondiale. La performance dell’economia giapponese nel
2006 ha ecceduto le aspettative; a fine anno la crescita del PIL
dovrebbe collocarsi intorno al 2,7 per cento. Questo risultato è
consentito da una espansione diffusa a tutte le componenti della
domanda. Le esportazioni continuano a giovarsi del continuo incremento
degli scambi commerciali con l’area asiatica, nel contempo la ripresa
della domanda interna sembra essersi definitivamente consolidata.
Tuttavia, si prospettano condizioni leggermente meno favorevoli per il
2007, quali il venir meno della riduzione temporanea della tassazione
verificatasi nel 2006 e una certa moderazione del tasso di crescita
del commercio internazionale. Questo dovrebbe riportare la crescita a
valori prossimi al 2 per cento. L’economia cinese continua ad
espandersi a ritmi prossimi al 10 per cento. Le politiche messe in
atto per rallentare lo sviluppo degli investimenti potrebbero
rivelarsi – anche se solo parzialmente – efficaci. Tuttavia permangono
condizioni di fondo di elevata competitività che continueranno a
determinare una dinamica molto sostenuta delle esportazioni.
Nonostante l’attesa leggera decelerazione dell’economia indiana,
legata ad una restrizione della politica monetaria, si dovrebbe
registrare una decisa ripresa della crescita nel Brasile. Nel loro
complesso i paesi emergenti contribuiranno in maniera rilevante alla
espansione del commercio internazionale; le loro economie
continueranno a crescere sia nel 2006 che nel 2007 a tassi superiori
al 7 per cento. Per quanto riguarda l’area dell’euro, sembra essersi
finalmente verificata l’attesa ripresa della domanda interna. La
dinamica dei consumi, in particolare, risulta favorevole e gli
indicatori di fiducia segnalano un graduale ma continuo miglioramento
della situazione percepita dalle famiglie intervistate. La fiducia
delle imprese permane a livelli elevati. Il tasso di crescita del PIL
dell’area dovrebbe risultare superiore al 2 per cento sia nel 2006 che
nel 2007.
L’assestamento delle quotazioni del petrolio,
l’attenta conduzione delle politiche monetarie e la frenata
dell’economia statunitense sembrerebbero scongiurare rischi di
inflazione nel breve termine. Il venire meno di tensioni su questo
fronte sembrerebbe trovare un riscontro nella discesa dei tassi di
interesse nel comparto dei titoli a lungo termine registrata negli
ultimi mesi. Le prospettive sostanzialmente favorevoli per l’economia
internazionale sono confermate alla ripresa dei mercati azionari
che è seguita alla caduta dei corsi verificatasi nei mesi primaverili.
I maggiori rischi che si prospettano sono legati all’eventuale
riacutizzarsi di tensioni a livello geo-politico, che spingerebbero
nuovamente verso l’alto le quotazioni del petrolio, e al sempre
possibile verificarsi di brusche correzioni degli squilibri nei flussi
internazionali di capitali legati agli andamenti delle partite
correnti, nonché ad una correzione maggiore delle attese sul mercato
immobiliare statunitense che avrebbe riflessi più negativi del
previsto sull’intera economia con conseguenze negative anche in Europa
e in Asia.
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