STATI UNITI:ANDAMENTO ECONOMIA E
CREDITO AL CONSUMO NEGLI USA
Gli Stati Uniti stanno attraversando
ormai da questa estate una crisi economica che in molti pensano potrà
sfociare in recessione. La crisi è scaturita con la scoperta
dell'insolvenza di coloro che hanno acceso i mutui subprime americani,
facendo cominciare a vacillare la banche e le finanziarie che
non riuscivano più a controllare il credito uscito. Insieme a questo
evento, il dollaro ha poi subito forti perdite sopratutto nei
confronti dell'euro. Cerchiamo di capire adesso qualche ragione in più
che ha portato l'economia americano in questo stato.
L’espansione dell’economia statunitense è proseguita a
un ritmo elevato nel terzo trimestre (4,9 per cento in ragione
d’anno), trainata soprattutto dalla crescita degli investimenti fissi
delle imprese (9,3 per cento) e dalla forte accelerazione delle
esportazioni (al 19,1 per cento), che hanno beneficiato della
debolezza del dollaro. La domanda è stata sostenuta anche dai consumi,
sulla cui dinamica non hanno ancora inciso la flessione dei prezzi
delle abitazioni e, più in generale, gli effetti della crisi del
mercato dei mutui. Si è accentuata ulteriormente, invece, la caduta
degli investimenti residenziali, la cui quota sul PIL è scesa dal 6,2
per cento nel 2005 al 4,5 nel terzo trimestre del 2007.
I consumi delle famiglie hanno continuato a crescere
in ottobre e novembre, sostenuti dal favorevole andamento
dell’occupazione, pur in presenza di una riduzione del reddito
disponibile in termini reali. In dicembre la crescita dell’occupazione
ha però rallentato bruscamente; altri indicatori congiunturali
(ad esempio gli ordini di beni capitali e il clima di
fiducia delle imprese) segnalano per il quarto trimestre un
rallentamento degli investimenti e un ulteriore deterioramento nel
settore delle costruzioni e nel mercato delle abitazioni. Nel
complesso, secondo le stime dell’OCSE e dei principali analisti
privati, il PIL statunitense dovrebbe crescere a ritmi annui intorno
all’1-1,5 per cento nel quarto trimestre 2007 e nella prima metà
dell’anno in corso, per poi accelerare gradualmente nella seconda metà
dell’anno e nel 2009. Questo scenario è tuttavia caratterizzato da
rischi verso il basso particolarmente elevati. Per contrastare
l’accresciuto rischio di recessione, connesso anche con i possibili
effetti delle turbolenze
finanziarie sulle condizioni del credito a famiglie e
imprese, la Riserva federale ha fatto seguire al taglio di mezzo punto
dei tassi ufficiali deciso alla metà di settembre altre due riduzioni,
di un quarto di punto ciascuna, alla fine di ottobre e l’11 dicembre.
Una ulteriore riduzione è attesa dagli operatori di mercato per la
fine di gennaio La Riserva federale ha peraltro segnalato le proprie
preoccupazioni per i rischi di inflazione, aumentata rapidamente
nell’ultima parte del 2007. Il deflatore dei consumi privati ha
segnato una crescita del 3,6 per cento in novembre, contro l’1,8 di
agosto. Un aumento, anche se meno marcato (dall’1,9 al 2,2 per cento),
è rilevabile anche con riferimento all’indicatore depurato dei beni
alimentari ed energetici. Per aumentare la trasparenza del proprio
operato e l’efficacia della comunicazione, lo scorso novembre la
Riserva federale ha rivisto le modalità di formulazione e
pubblicazione delle proprie previsioni macroeconomiche; tra l’altro,
esse vengono ora pubblicate ogni tre mesi, su un orizzonte temporale
esteso ai tre anni successivi.
Estratto da Bollettino Economica Banca Italia
Gennaio 2008. |