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29 giugno 2003
Le preferenze di Mr. Suitcase X
Come inaspettate e nascoste possono essere certe perle di verità.





Poco prima di cena
Sdraiati su una coperta verso il cielo, in mezzo ad un campo con l'erba alta, abbiamo letto le ultime righe de Il vento e poi ho pianto un po' ascoltando lo zzz degli insettini e il fshhh delle fronde dei lecci.

Voglio salutare Luca, (Lisa), il marziano, il babbo di Luca, l'Emilia, Zeta, Carlos, Bamby, Marta, gli zingari, il re del mondo e ovviamente il loro scrittore, Marco Lodoli.
Chiudendo il libro la vostra eternità si è arrestata, in attesa di un nuovo lettore, mentre il mio tempo ha ripreso a correre. Ma quello spazio che abbiamo condiviso, a voce alta, sul letto, il divano, la sdraio, per terra mentre pioveva, quello è sfuggito alla fine. E riposa intatto.

27 giugno 2003
La Libreria delle donne si trova in Via dei Fienaroli, a Trastevere, e l'anno scorso ho disegnato per loro un piccolo sito web, che ieri mi hanno chiesto di ampliare con il calendario eventi, il catalogo, le recensioni e (toh!) un blog.
Ma fra le chiacchiere di lavoro Leonardo ed Elisabetta mi hanno raccontato una storia molto carina. Eccola:
Bisogna sapere che via dei Fienaroli è una viuzza molto particolare. La maniera più facile per accedervi è una stradina che arriva esattamente a metà, per cui ci si trova parte della via a destra e parte della via a sinistra.
La prima caratteristica è che le due metà sono quasi esattamente speculari. A destra come a sinistra sta una libreria (la Libreria delle donne e la famosa Bibli), e davanti ad essa una galleria d'arte. E c'è una pizzeria da una parte e una dall'altra.
Un'altra caratteristica è che la libreria, la galleria d'arte e la pizzeria a destra sono notoriamente di destra; e la libreria, la galleria d'arte e la pizzeria di sinistra sono di sinistra.

A fare da anello di congiunzione è Giovanni il Barbone, che da anni gira per Trastevere vivendo di quello che trova. Ha 60 anni, anche se alle donne dice di averne 46, dorme sotto i portici di S. Maria in Trastevere e ha i suoi orari di lavoro, dalle 9 alle 5. Il suo lavoro è raccogliere i rifiuti che trova in giro per differenziarli. Quando dorme un'ora di troppo dopo il pranzo, recupera lavorando fino alle 6.
Tutti lo conoscono nella zona e ad ognuno lui ha dato un ruolo. C'è la pizzeria dove sa di trovare un pezzo di pizza al giorno, e chi all'ora del cappuccino gli lascia un euro.
Ma se non è il momento del cappuccino l'euro non lo vuole. E quando l'Enel gli ha dato 100 euro per usarlo in una campagna pubblicitaria quel giorno era ricco e non ha accettato altro denaro da nessuno. E quando ha voluto lavarsi per andare da Maurizio Costanzo invece dei soldi ha chiesto ad Elisabetta di comprargli una saponetta e alle suore il permesso di usare uno dei loro bagni.

24 giugno 2003
Ah, la pigrizia
L'idea è carina, ma non ti sei impegnata. Bastava aprire l'archivio a caso, anzichè leggere una sola intervista. Guarda come si fa, tesoro:

16.01.03 la pizia:
E poi recito nel mio stesso film, cammino nel mio stesso disegno.
sai cantare anche "supercalifragilistichespiralidoso" ?

17.11.02 la pizia:
Forse dovrei cambiare espressione, dovrei cambiare linguaggio.
mai pensato di cambiare pianeta?

15.07.02 la pizia:
Mi manca un interlocutore.
sei tu che non manchi a lui

11.04.02 la pizia:
Ho bevuto per intero l'antidoto ad ogni malinconia. Mi scorrono nelle vene leggerezza ed euforia, arrotolandosi fra loro come fili di fumo, solleticando la mia pelle, producendo brividi qua e la'.
bastava dire che hai alzato un po' il gomito, avremmo capito lo stesso.

15.04.02 la pizia:
E quella cosa che sapevo di aspettare fin da questa estate, che mi faceva sentire precaria e indefinita ieri e' arrivata.
ti eri portata l'assorbente?

05.04.02 la pizia:
ho scribacchiato delle cose senza senso, praticamente al buio, sul mio quadernino dei pensieri.
quello che in pratica fai tutti i giorni sul tuo quadernino del blog

28.10.01 la pizia:
Si', forse saro' una terribile zitella.
togli il forse

15.10.01 la pizia:
Vorrei poter chiamare e che mi si potesse chiamare.
non preferiresti poter chiavare e che ti si potesse chiavare?

24.08.01 la pizia:
Io intanto da questo seggiolone troppo comodo e umidiccio mi ci alzo.
toglierei anche il ciuccio fossi in te; il pannolone no, visti gli effetti.

07.08.01 la pizia:
Il tutto in soli 4 centimetri.
tesoro, è difficile avere un'erezione con te, cerca di capirli...

06.08.01 la pizia:
La mia liberta' guarda e sorride.
la nostra pazienza cigola e barrisce

23 giugno 2003
Con una forbice enorme tante volte spezzerei i ponti e farei che le cose, da quando lo decido io, non siano più le stesse. Come i capelli, che li tagli e tutto cambia. E non si torna indietro.
A volte sarei capace di quei colpi di spugna che cancellano in un secondo quello che è stato e quello che avrebbe potuto essere e che non sarà mai. A volte mi piace togliermi ogni possibilità di salvezza. Mi da sicurezza, poter chiudere tutto e andarmene, poter dire basta per sempre. So sopravvivere ai basta per sempre, ho imparato da piccola ai mai più, sono vaccinata.
E invece mi fanno male i chissà, i vedremo, i non ancora.


Il più preciso detector di stronzi
La Smart



20 giugno 2003
Ancora grossi problemi di posta. Non ricevo (e non so se mando).
Calcolando che, oltre a questo, per postare su Digilander posso usare la sola connesione a Libero (quindi niente ADSL dell'ufficio o altro) posso oggi dichiarare che il gruppo Wind-Iol-Infostrada-Libero mi fa davvero cagare.
Scusa Vane.

19 giugno 2003
Ti prenderei e ti porterei via con me, se tu potessi...per adesso mi limiterò a camminare piano su questo ponte, a distillare il mio amore goccia a goccia, che possa curare proprio là dove serve, e durare all'infinito.

18 giugno 2003



In mezzo ai Fori Imperiali, davanti a quel che resta della Basilica di Massenzio, tra le sagome dei pini e delle cupole sul cielo viola di Roma sta un palco, e lì, voci impostate declamano in italiano brani tratti dai libri degli autori stranieri. (Straniante, nessuno legge così e i libri non sono fatti per essere letti così, accompagnati da gesti svita-lampadine delle mani, e facce e recitazione).

Ludik mi ha preso un posto a sedere. Io e Luisa ci cerchiamo e finalmente abbraccio la prefatrice del mio libro. Ovviamente, dei tanti, abbiamo portato lo stesso libro di Kureishi, e smaniamo entrambe per un autografo.

Mi giro e uno snello figuro in nero mi è davanti. La polvere non sporca un lembo del suo completo dandy, e il vento non smuove una sola ciocca dei suoi capelli. Mi ha riconosciuta ed io ho riconosciuto lui. Il suo accento milanese si accoppia con il suo sguardo languido e blu. Mi giro di nuovo e così come è comparso scompare, dietro al fumo del suo sigaro.

L'applauso accompagna l'arrivo di Kureishi sul palco. Non è più l'arrapante giovanotto di un tempo, ma conserva intatto un fascino tutto suo, e quella ferita costante di fondo che gli esce dalla bocca appena dice "thank you for inviting me in such a beautiful place". Era la voce che mi aspettavo.
Legge il primo capitolo del suo ultimo romanzo appena uscito. C'è la traduzione simultanea in italiano, sull'enorme schermo alle sue spalle.
Non leggo e mi godo lo scrittore che legge in perfetto inglese il suo stesso libro, con l'intonazione giusta delle frasi e delle parole, quell'intonazione che cerchi quando leggi, e che lo scrittore ha cercato, quando ha scritto, prima di te. In quel momento è lì, pura, come la prima di un film che mai più si ripeterà.

Il suo leggere ferma il tempo. Non passano più gli autobus su via dei Fori, e le auto si sono fermate al semaforo di via Labicana. La notte è scesa e tutto converge e si chiude dentro la noce di quello scenario, dove lui sta leggendo Il Corpo.
...
Quando scende dal palco non si sa ancora dove si fermerà a rilasciare autografi, e mentre tutta la folla si dirige alla bancarella dei libri, io vado verso di lui e insieme solo ad un paio di persone ricevo il suo primo autografo. Lo guardo ancora mentre viene assediato, rispondere gentile "it's a pleasure..." .

Ho perso Ludik, ho perso Luisa. Con le gambe ancora molli scendo lungo una via antica e ritorno nel mondo dove tutto ha ripreso a girare.

17 giugno 2003
People don't want you to have too much pleasure. They think is bad for you.
La libreria sulla 57esima strada in Hyde Park, a Chicago, aveva un'insegna di legno, 4 gradini ti portavano in basso ed entravi in un budello stretto, lungo e seminterrato, odoroso di carta e legno, accogliente e sempre in fermento.
Ci andavo una volta al giorno, anche per non comprare niente. In fondo, ma davvero in fondo, gli scaffali lasciavano uno spazio ad un solido tavolo rotondo, e lì ci si poteva sedere in compagnia di altri, a leggere.
Quando entravo per comprare era sempre con la smania "Cosa leggo adesso, cosa leggo adesso?", e scorrevo titoli e nomi, chiedendomi di ognuno se l'inglese non sarebbe stato troppo difficile per me. Capote, ad esempio, lo comprai senza riuscire a farcela.
Ma ogni volta sapevo cosa avrei voluto leggere. Era come se un'idea mi ossessionasse, e la cercassi lì ogni volta che entravo per comprare.
Quando arrivai a lui non sapevo chi fosse, ma il titolo mi ispirava. E avevo ragione perchè quel libricino verde l'ho letto e riletto e riletto. Anche se dei libri letti in un'altra lingua rimane sempre un'immagine sfocata.
Stasera andrò proprio con quel libricino da lui, da Hanif Kureishi che è a Roma al Festival delle Letterature, e gli dirò che cio' che mi ha mosso quella volta non è più tornato al suo posto.

16 giugno 2003
Da 0 a 100 quanto mi conosci?
Un test per scoprirlo.


1+1=3
Se io fossi disabile non ci terrei tanto a farmi chiamare così, e anzi vorrei che tutti sapessero che mi innamoro, mi eccito, scopo, vado in vacanza e da Ikea come tutti gli altri.
Sembra banale, ma a leggere alcuni forum di questo portale mi sono accorta che non lo è affatto. Ciao Sgrunt :-)

12 giugno 2003
Mondo Noia
Io, ieri, mi sono annoiata a morte.

pero':
Titti e Maurizio che ci sono partiti da Salso. L'abbraccio di Antonella. Il progetto con Auro. La presenza verticale con barba di Luca. I dissidenti che facevano ricreazione ed io in punizione scalciavo sotto il tavolo. Quelli a a cui sorridi perchè li riconosci senza averli mai conosciuti. La megasorpresa di vedere Matteo.
Lo sguardo perso e profondo di b.georg che spazza via tutto quello che c'è nel raggio di un metro, perfino le tette di Ark.
La faccina d'angelo che nasconde le 120 giornate di Sodoma di Giulio. La telefonata a Bea (...). L'altissimo Uomo nel quadro presentato da Zitti al cinema. La gentilezza di Massimo che mai avrei pensato avesse una Punto. Gli occhi sorridenti di Squonk.
La ragazza-portachiavi di Gianluca che sembra molto dolce. La maglietta della Vane. Rillo e le sue amiche simpatiche. Matteo che ha rinunciato al calcetto. La dieta a zona di Mafe. E ora so che devo correre almeno 40 minuti perchè l'allenamento valga.
L'Hotel da urlo, che c'ho messo 15 minuti a capire che per accendere le luci dovevo tenere la scheda nella fessura dell'entrata.

11 giugno 2003
Sorridi
Stasera, Milano. Speriamo non si noti nulla.

10 giugno 2003
Grazie
A Luca Pianigiani per i bellissimi numeri di Jump arrivati ieri.
A Michele per il banner su 72.
A Davide per la foto più country della gallery.


Perchè il mio gelato finisce subito e il tuo no?
Perchè metà te lo sei spalmato sulla faccia
G:
ho scoperto che dopo le 2am sulle Smart ci sono solo troie..
E: troie in senso metaforico o letterale?
G: no no proprio troie..donne di facili costumi.
E: ah..la Smart perchè è un chiaro segnale del tipo "non voglio figli fai di me quello che vuoi" ?
G: esatto.
E: però la Smart non ha i sedili ribaltabili.
G: acuta osservazione...
E: saranno come le violaciocche, che fanno certi lavoretti con le bocche...
G: e che mi dici del fatto che girano sempre in due?
E: allora no, tengono i finestrini chiusi e si fanno solo guardare.


Io non ce la faccio
a mantenermi da sola, lavorare, fare sù e giù in treno, scrivere post e email, fare sogni impossibili.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
ad aiutare mia madre col mutuo, riparare la macchina, farmi sentire sempre presente, annullarmi.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
a non guardarmi allo specchio, a non contare i giorni, a non ricordare il passato, a non sognare il futuro.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
a pagare le bollette, il condominio, l'affitto, le rate dell'auto, l'assicurazione, il bollo, l'iva, gli imprevisti, gli imprevisti, gli imprevisti.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
ad essere come non sono, ad abbracciare stretta, ad avere un tono più dolce, a tenerti con me, a vendermi bene, a saperti ascoltare, a non farti arrabbiare.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
a convincermi a una dieta, a convincermi alla palestra, a mangiare lentamente, a camminare lentamente, a non affaticarmi, a non prendermela, a non preoccuparmi delle malattie. del tempo. e dei soldi.
(Io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
ad accettare la vecchiaia, ad accettare gli insuccessi, a sostenere tutte le incognite, a sostenere questa precarietà a tempo indeterminato, a scegliere tra la famiglia o la solitudine.
(io ce la faccio)
Io non ce la faccio.
a continuare così.
(Io ce la faccio).

8 giugno 2003
6

7 giugno 2003
Se ce l'hai ce l'hai e basta
Invece al Follia Bar di Porta Portese l'unico barista che lava le tazzine tutto sudato mentre prepara quattro caffè e mette un panino a riscaldare e passa velocemente lo straccio sul bancone, quando un ragazzino di un metro gli chiede una cannuccia risponde pronto "eccola tesoro". La differenza...

Bellacci ha pubblicato la nostra quasi-intervista. Io trovo che solo le domande valgano la pena di essere lette :-)

6 giugno 2003
Galanteria
Aggiudicato che Friends, il trendissimo Friends a Piazza Trilussa, è il locale più coatto di Roma. Fuori si abbarbicano Audi TT, Smart e Duetti. Il pollame variopinto che staziona fuori l'entrata potrebbe essere un indicatore esauriente, ma è dentro che si ha la conferma.
Siamo in fila alla cassa per comprare le sigarette e il locale è cosi' pieno che riesco a vedere solo due ragazze col rossetto fucsia e maglietta con unica bretella che siedono al banco; flirtano col barista che si capisce, ne ha viste di migliori, perchè loro sono davvero brutte (e poi il barista è gay).
Qualcuno grida sulle nostre teste rivolto all'altra parte "aho, che c'hai da accenne?". La musica non assorda ma infastidisce con quel rumore di fondo di risatine e ridolini. L'abbigliamento che mi vedo passre sotto gli occhi sarebbe oggetto di un trattato
Arriva il nostro turno, ma un essere ingelatinato, camicia bianca aperta sul petto e occhiale da sole alle undici di sera, si fa strada e chiede " 'n pacchetto de marboro lait" e l'uomo alla casa che è il padrone ma il suo sogno di bambino era di fare il pappone, gli allunga le Marlboro. Ovviamente alziamo la cresta, mica siamo coglione: "c'eravano noi veramente..." e il nostro Tom Jones della cassa risponde "beh capita.."
"no non capita" facciamo in coro noi.
E lui dal pancione che gli si acciambella sulla Polo verde fa uscire un "pijatevela co' lui".

La mia lista nera degli esercizi commerciali ha una voce in più.

5 giugno 2003
E' cambiato il vento
di cose ce ne sarebbero da raccontare. del matrimonio di sabato per esempio, quando io Simo e Silvia decidiamo di cantare il ragazzo della via gluck in mezzo al refettorio dove i frati stanno servendo gli invitati illustri e il sindaco. di domenica quando siamo andati a vedere gli animali strani con due bambini di 12 e 8 anni, e di quando siamo partiti con tutta calma in macchina, e all'ora di cena siamo usciti dall'autostrada e abbiamo vagato cercando un posto che ci ispirasse per mangiare chiedendo informazioni ad un campione preso dal cottolengo e poi siamo finiti in un casale dove i festeggiamenti di una comunione andavano avanti dalla mattina ma abbiamo mangiato molto bene spendendo un cazzo. e della foto che abbiamo scattato in strada alla spider rossa che sembrava proprio quella di Luca de Il vento. e di quanto siamo arrivati tardi a casa ma non ci siamo addormentati subito. e di lunedì con tutte le cosine da spiaggia addosso e poi sul più bello, no c'è troppa gente andiamo a pranzare in terrazza, e di un pomeriggio passato a leggere in silenzio. e ci sarebbe da raccontare delle giornate che riprendono tutto il loro ritmo frenetico, mi attacco al telefono, corro dal commercialista, faccio copia delle chiavi, telefono all'assicurazione, corrispondo telematicamente sorridendo, disegno layout, compro pantalone di lino bianco che informa tutti sulle percentuali di cotone e microfibra delle mie mutande.
ce ne sarebbero da raccontare, ma una cosetta si è mossa, ieri.
un altro di quegli impercettibili movimenti che si fanno quando si sta cambiando rotta.

tutto ciò è farina del mio sacco. fanne ciò che vuoi tranne guadagnarci, visto che io non lo faccio, e ricordati di citare la fonte, grazie.