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31 marzo 2003
Massy ha avuto paura che si trattasse di un embolo al cervello e voleva portarmi al pronto soccorso, ma aspetterò volentieri quel momento. A Ema è successa una cosa del genere due anni fa, era in palestra e gli è scoppiato improvvisamente un violento mal di testa che lo ha immobilizzato per due giorni. Giorni fa si è spaventato guardando su Medici che poteva essere un aneurisma.
Quando sabato sera siamo usciti l'ho sgridato perchè lo sa che Medici non si deve guardare prima dei 60, e volevamo attaccare sulla sua macchina l'adesivo "aneurisma a bordo", e giocando a Tabù me le hanno fatto passare tutte per via dell'embolo.
Gully invece che doveva disegnare "nulla si crea nulla si distrugge" è riuscito in un minuto a rifare la Creazione di Michelangelo facendola riconoscere a tutti malgrado avesse spostato Dio dove sta Adamo e viceversa. Hanno indovinato al secondo tentativo però, dopo aver provato con "Dio li fa e poi li distrugge". L'aneurisma di Ema e il mio embolo hanno riso molto, e si sono guardati timidi tutta la sera..


Come in un secondo può cambiare la tua vita (2)
Sì in effetti venerdi mi era dispiaciuto un po' non riuscire ad andare a trovare quelli di Excite, per via di un cliente che si sveglia l'ultimo minuto dell'ultimo giorno della settimana lavorativa. E poi sono mesi che tiro un po' la corda, e passo troppe ore davanti al monitor, e scambio lenti e occhiali, lenti e occhiali.
Uno crede di sapere quando ci si stanca e si raggiunge il limite, ma non è vero.
Così torno a casa come tutte le sere, anzi non proprio come tutte le sere. Quella sera mi sarei dovuta preparare per partire presto la mattina dopo. Sto un po' al telefono, mi concedo una cena e un po' di tv sul divano. Poi comincio a pulire e a prendere le cose. La tv rimane accesa sul tg1 mentre entro ed esco dalle stanze. Ad un certo punto comincio a vederci come se mi avessero acceso una luce davanti agli occhi, con quella macchiolina a forma di lampadina che ti segue ovunque; questa non ha quella forma, ha invece tutta l'aria di un principio di svenimento anche se mi sento benissimo. Mi fermo e guardo una cosa qualsiasi per capire cosa mi succede. Tutto diventa sempre più nero, come nel formicolamento tipico da abbassamento di pressione. Ma non mi sento svenire, non ho nessun altro sintomo se non la vista che se ne sta andando. Corro a togliermi le lenti e mi stendo. Piano piano passa. Vado a dormire dalla mamma con un leggero mal di testa.

Il giorno dopo, la mia partenza salta e il mio oculista-guru mi visita. Ai miei occhi non è successo niente, ma una produzione prolungata di adrenalina può causare disfunzioni al flusso sanguigno delle orbite. La chiama cefalea oftalmica. Insomma, stress. Devo ritagliarmi un'ora al giorno per scaricare le tensioni. Non siamo fatti per usare gli occhi a distanze ravvicinate, non siamo fatti per stare tutto il giorno chiusi in 4 pareti e dentro scatolette di ferro. Mi dice fai meditazione, vai a correre, nuota, canta, scrivi, tira pugni, qualunque cosa. Gli rispondo che non mi manca di certo la voglia di fare, è piuttosto il tempo a mancarmi, che oggi vale più del denaro. E lui mi dice che non ci si può dare completamente al lavoro e agli impegni, che questa esclusività costa perchè logora tutto il resto. Se si vuole vivere e lavorare bene e a lungo è meglio darsi un po' meno. Niente di nuovo, ma evidentemente ai miei occhi andava spiegato meglio.

28 marzo 2003
"Il mio paradiso è un orto ben irrigato
dove un uomo e una donna lavorano insieme
abbandonandosi l'uno all'altra
senza possesso nè possessore"

27 marzo 2003
Riunione di lavoro per lettura del nuovo contratto. Articolo sull'uso privato della sede. E' vietato fare un uso privato della sede.
Noi: Ma come, niente barbecue estivi in questo bel giardino?
Capo: No, solo se me lo chiedete in anticipo..
Noi: Ma un cespuglio, un fiore, possiamo piantarlo almeno? noi si pensava già ad una piccola piantagione...
Capo: No, state buoni. C'è il giardiniere per questi lavori..
Noi: Ma chi? Quel giardiniere colombiano?


26 marzo 2003
NON SONO IO LA DONNA INCINTA.


Auguri Luca.


25 marzo 2003
Non lo so come si chiama. Era sul treno e ascoltava la musica altissima. Il controllore lo ha sgridato e multato perchè non aveva la carta verde con sè. Non aveva i soldi per pagare e non ha accettato i miei. Mi stava davvero sul cazzo quel controllore, perchè si faceva bello ai nostri occhi, sventolando il regolamento e credendosi così al sicuro da ogni giudizio. Certo che aveva ragione, gli ho detto. Non discutevo il fatto che la multa non andasse fatta, ma allora che si sbrigasse e non la menasse tanto, che sennò qualcuno avrebbe pensato che ci godeva a fare quel lavoro meschino. Che insomma, se fossero lì solo per timbrare i biglietti allora basterebbe un'obliteratrice all'entrata no?
Così dopo abbiamo parlato, io e questo ragazzo di 20 anni. Anzi, ha parlato solo lui. Diceva una cosa, si fermava e poi riprendeva. Io lo guardavo e lui abbassava lo sguardo giocherellando con un moschettone dello zainetto.
Aveva la pelle oliva, gli occhi sottili e verdi e quando sorrideva gli si formavano due pieghe bellissime intorno alla bocca. Faceva il militare da 18 mesi, ma non era contento. Ma almeno così se ne era andato di casa, che in Sicilia non ci rimane nessuno. I suoi amici e le sue sorelle sono in giro per l'Italia a lavorare o a studiare, e lui ogni fine settimana si prende un treno e se ne va a trovare qualcuno. Ma l'esercito gli fa schifo, ci credono tutti troppo, e di guerra o di pace non ha parlato nessuno in questi giorni, e quelle venti ragazze in caserma se la fanno con i sergenti sposati. Cosa vorrei fare? il bagnino, starmene in spiaggia tutto l'anno. Oppure studiare. Ma in fabbrica no, che se devo andare in fabbrica allora la caserma non è diversa. Vattene, gli dico, quest'estate ti giri tutti gli stabilimenti balneari della riviera, qualcosa troverai, cominci in piccolo e poi chissà. Si', vorrebbe farlo ma ha paura. Qualcuno se ne è andato, è tornato giù e ha provato a lavorare, ma poi è rientrato nell'esercito. E lui sono 18 mesi che ci pensa e ci ripensa, ma non gli viene in mente una soluzione. E ha paura che poi li' dentro, alla fine, ci rimane tutta la vita.
L'ho salutato alla stazione di Bologna, si vergognava del suo borsone verde. Oggi si trasferirà a Pordenone, per rimanerci due anni.
E mentre un ventenne partirà da Roma per andare al nord dove i militari, per lo più del sud, non li vuole vedere nessuno, una donna farà un esame pericoloso ma necessario per la sua gravidanza.
Io sono in attesa di una risposta e il resto del mondo non è molto lontano da qui.

24 marzo 2003
Non mi va di tornare a casa stasera. Eppure sono due giorni che manco e di solito ho voglia del mio divano, della mia musica, di Pizia e di quella luce che c'è solo a casa mia. Stasera no. A casa c'è la tv che dà notizie ogni giorno più brutte, che assorbo da sola. A casa c'è altro da fare. C'è da riaccendere il computer e consumare vista ed energie sul monitor. Non c'è nulla nel frigo. E tanto non mi sazio mai. La primavera c'è solo di giorno. E la sera rimane solo il mal di testa.
Cosa aspetto, esattamente? Che luogo del mondo posso desiderare?
Ho paura che se fino ad oggi la risposta al 99% delle domande della terra fosse denaro oggi quella risposta sia tempo.
Bellissimo e inafferabile lo corteggerò e lo conquisterò. Tempo bastardo, so io come farti cadere ai miei piedi.


Bentornato Biccio. E' un momentaccio, hai ragione. Ma se non saremo noi a ricostruire, chi lo farà? Figli degli anni '80 e della bambagia abbiamo i muscoli molli e il fiato corto, ma sarà necessario esserci. Prima di tutto con la testa giusta.
E sulla tua, cavolo, non mi azzarderei a dir nulla di male ;-)

21 marzo 2003
Antibloggies
Come ci si può arrabbiare quando ti prendono per il culo così bene? :-)


Edoardo Schina
Entrai nello studio del commercialista che lui doveva ancora tornare. C'era il figlio, identico al padre nell'aspetto lentigginoso e intelligente, e nel modo franco in cui mi disse "Siediti dove vuoi, io devo stampare queste cose, mio padre torna subito". Passeggiando notai delle grandi tele sulle pareti, di blu e schizzi di rosso, cerchi neri e gialli, un po' Mirò e un po' Kandinsky. "Che belle" dissi "Come si chiama l'autore?". "Sono io" disse quel ragazzo più piccolo di me. E mi disse che stava giusto preparando gli inviti alla sua prima personale, in una galleria importante per giovani artisti di Roma. Mi fece vedere il suo sito web, che mi proposi di ridisegnare se mi regalava una sua tela. Mi disse che aveva anche pubblicato una serie di racconti, e mi regalò una copia, e gli dissi che anche io stavo scrivendo un libro. Lui aveva anche diretto uno spettacolo teatrale, c'erano le locandine alle pareti. Quando arrivò il padre non erano passati che 10 minuti, e noi stavamo chiacchierando come vecchi amici "ah, avete scoperto degli interessi in comune?" ci disse.
Me ne tornai a casa con il suo libro ed il suo invito alla mostra che si inaugura oggi, alla Galleria dei Soldati in Via dei Soldati 20, a Roma. Fino al 26 marzo.

20 marzo 2003
Stasera volevo riascoltare Pilota da guerra di De Gregori, e la cercavo fra le vecchie audiocassette. Non l'ho trovata, ma ho trovato una cassetta che non sapevo di avere, scritta con una calligrafia che non è la mia e che non riconosco. L'ho messa su' per curiosità ed è fra le cose più belle che ho ascoltato ultimamente. E' Alma mater, di Rodrigo Leao.


I rumori del mattino sono sempre gli stessi. Le piante sul terrazzo non hanno cambiato colore, le persone non hanno comprato nuovi abiti e vestono quelli di sempre. Non sembra cambiato nulla.
Faccio le solite azioni. Mi fermo anche a ridere, ma solo a mezzogiorno, e li' me ne accorgo, che erano ore e ore e ore che non sorridevo.
Non c'è panico, non c'è di certo disperazione. Non c'è quasi nemmeno rabbia. Da giorni le parole in televisione sono le stesse. Si arrotolano intorno a quei pochi concetti, come girare in tondo su pista anzichè fare un bel viaggio avventuroso.
Sono a casa mia, nelle mie cose di sempre. Nulla è diverso. Non c'è meno gente in giro, non c'è meno sole, meno rosso, meno traffico, meno cazzate in tv. E' tutto assolutamente uguale.
Però io mi sento sopra ad un pianeta piccolo piccolo.
E questo non è come ieri, come due mesi fa.
Il mio terrazzo è improvvisamente appiccicato a quello del mio vicino. La mia città a due passi da Londra, e da Gerusalemme. Mi collego e sento l'odore di tutti i cinesi e gli indiani, e gli americani e i russi, che girano in internet alla ricerca di notizie. Sento il sospiro nelle parole degli amici che mi scrivono da lontano. Sento i miei piedi occupare uno spazio piccolo, in un terreno affollato da altri 6 miliardi di persone. Sento un unico pensiero. Mille voci, lingue innumerevoli, opinioni lontane, sofferenze diverse, ma un terreno comune. Questo pianeta che tutti ci contiene, e che è così facile sorvolare da un capo all'altro in poche ore, unito da una rete di alleanze, mercati, ideologie politiche, interessi economici, accordi, costituzioni, baratti, valute monetarie, commerci, basi aree, organizzazioni per la pace e per la guerra, sette religiose e associazioni mafiose. Questo pianeta minuscolo, strozzato dai collegamenti, dalle relazioni, dagli intrecci e dagli ingarbugliamenti, così tanti e così stretti, da farci tutti uguali.


Stare a guardare?

19 marzo 2003
I blog che si son fatti da sè
Su Linux Journal di Marzo, un articolo di Doc Searls sui blog tutto tecnologia e brufoli :-)
Come utilizzare al meglio le più recenti tecnologie per scrivere/leggere sempre meglio e sempre più velocemente, sul proprio blog. E 10 domande alle quali il proprio blog-system deve poter rispondere di sì per essere definito tale.
Non ci siamo ancora, ma secondo me manca poco, che a breve oltre al come boggare sarà possibile anche programmare cosa bloggare. Dinamicamente e al meglio. Non so...inserirò nel mio profilo: scampagnate, pseudoarte e pseudocultura, film piccoli e intelligenti, dettagli e profumi, pippe mentali, aromi vari, che un magico sistema genererà per me, in maniera automatica, un post al giorno.
Oppure una funzione che pesca (e aggrega?) da altri blog il contenuto per il proprio blog, in un sistema che, come dice anche l'articolo, si alimenta, si costruisce e cresce da sè.
Può veramente crescere qualcosa senza nutrimento esterno? Può crescere cibandosi delle sue stesse secrezioni?
Ieri sull'Espresso una frase che mi torna oggi in mente: tra le due alternative offerte dall'avanguardia il collage ha vinto sull'astrazione.
Anche le associazioni di idee (che poi sono alla base del ragionare) saranno generate, un giorno, in maniera dinamica?

Questo non vuol dire che questo blog, in html, non cominci a starmi un po' stretto...
(l'articolo non è online, l'rtf è qui)

18 marzo 2003
ah, dimenticavo i 108 euro di cavo di alimentazione per il mio titanium.
108 euro.
200.000 lire di cavo.


Vita offline:
Preso buca e sgonfiato gomma.
5 euro per ribattere cerchione e gonfiare pneumatico.
700 euro di preventivo spesa per riparazione carozzeria incidente mese scorso.
9 euro di autolavaggio.
pensiero: cazzo quanto denaro succhia sta macchina.
guerra imminente. tornero' al motorino.
19 euro di dvd Ultimo Tango a Parigi + Espresso (che leggo in pausa pranzo)
pensiero: tutte queste micronotizie, dove troveranno posto nel mio cervello? fra quante ore le avrò dimenticate?
Vita online:
Girovacchio sui soliti Leo, Mante, e compagnia. Belle cose, ma difficile seguire tutto.
Cerco l'animazione dei titoli di testa di Prova a Prendermi. La trovo.
Flash Forward Festival. Simone Legno fra i finalisti. Questo photoblog finisce fra i miei bookmarks.
Fine.
Sono un po' stanchina in questo periodino.
Finito il libruzzo farò una cenetta e prenderommi vacanza.
Sorry, oggi noi parole facciamo fatica ad uscire.
Parlare di Casomai.
Torno a scrivere..

14 marzo 2003

Your Heart is Red

What Color is Your Heart?
brought to you by Quizilla


Tiè
L'unico oroscopo che leggo, stavolta è enigmatico, e anche un pochino allarmante:
"Te lo dico, Vergine, perché anche se non vivrai niente di così drammatico come un'Eqm (esperienza quasi mortale) nelle prossime settimane, farai comunque un'esperienza che avrà il valore di una resurrezione. Dovresti prende in considerazione l'idea di una nuova mappa astrale, disegnata in base al momento del tuo rilancio ufficiale."

Ho subito pensato ad un incidente dal quale esco viva (o, peggio, un'influenza da vomito continuo). Non sono scaramantica quindi non ho paura di dirlo.
Se mi dovesse capitare qualcosa comincerò ad esserlo, però. E a credere nell'oroscopo di Rob Brezsny.

13 marzo 2003
Sapevo che fino ad Aprile avrei avuto una vita difficile.
Siamo a Marzo, resisto da oramai 3 mesi e la stanchezza comincia a farsi sentire seriamente. Il rush finale è sempre la parte più dura.
Il libro prosegue.
Adesso non c'è più niente da aggiungere. La prima metà è praticamente pronta, la seconda metà è da rifocillare. Ho inserito tutti gli appunti e i deliri buttati giù in questi mesi, nella posizione in cui li volevo più o meno. Adesso si tratta di amalgamare e incicciottire. Allora stampo tutto, rileggo, aggiungo, modifico. E la visione di insieme si fa ogni volta più chiara. E con la visione chiara mi vengono le idee su cosa scrivere, e scrivo di getto appunti e deliri che andrò a inserire, e via così.
E' interessante questo processo. Non sapevo nemmeno di utilizzarlo. L'ho adottato inconsciamente e se avessi tempo mi piacerebbe guardarlo da fuori.
Ma tempo proprio non ne ho.
Le sere sono tutte occupate, e anche le notti. Continuo a dire di no ai concerti, no alle serate, no ad una passeggiata. Sono anche un po' scorbutica perchè non ho quasi tempo di rispondere al telefono. Che ogni volta devo interrompere e per riprendere ci vuole una fatica.
Ma ieri che sono stata a casa ho ricevuto un sacco di telefonate, e alla fine mi ha fatto piacere perchè volevo sapere come andavano le cose.
Non vedo l'ora di poter di nuovo rispondere di si'.

11 marzo 2003
Poster e finestre di casa
La storia di Leo che non sopporta le donne con i poster di Klimt e Schiele appesi in casa la sapevo. Era inclusa anche Tamara De Lempicka quando me la raccontò.
Sabato al Palazzo Ducale di Parma mi sono ubriacata di Parmigianino, Rosso Fiorentino, Pontormo (il mio preferito) e Correggio. Anche Simo si è ubriacato, la sera dopo, e ha socializzato con tutti i pali della luce che ha trovato sulla strada di ritorno, svuotandosi lo stomaco ben due volte e costringendomi ad una prova di forza più grande dell'universo.
Ma quando socializza davanti ad una birra riesce a dire cose incredibili, come nel secondo pub che abbiamo trovato venerdì sera a Bologna, dopo che nel primo ci siamo rifiutati di pagare 5 euro per un panino. Leo parlava dei minicrediti bancari bengalesi (giuro) e Simo risponde che il cinema mette in commercio solo quello che vende. Un dialogo fra sordi che non deve aver troppo scandalizzato Leo che ci è abituato.
Io invece avevo ancora in testa la canzone di Giorgia, e il primissimo piano degli occhi della Mezzogiorno che sbattono dietro ai titoli di coda de La finestra di fronte. Ho trovato geniale non fare il fermo immagine ma filmare la vita dietro a quegli occhi. Alla fine del film lei finalmente sorride, forse perchè ora ha capito cosa significa "proteggere un amore", o pretendere il meglio, come piace pensare a me. Che non è scappare col primo Raul Bova che capita. E che la propria vita sembra uno schifo finchè ci si sta dentro, ma basta cambiare prospettiva per trovarla attraente. Basta cambiare finestra.
Io cambierò le finestre, e molto di più. Ma il poster di Schiele che ho in bagno me lo tengo. E per vedere il Correggio mi farò un giro dentro al Battistero.

7 marzo 2003
Quando il dito indica la luna lo stupido guarda il dito
Le cose sono oggetti di piacere.
Una giornata di sole, la macchina calda, il cappuccino con il cornetto, il maglione preferito, il rossetto che ci sta bene, le migliaia di libri, gli uccellini che fanno cip cip, e potrei continuare ma ho già compilato una lista piuttosto lunga sull'argomento.
Le persone sono oggetti di piacere. La voce di una persona armoniosa, una risata coinvolgente, uno sguardo buono, un bel taglio di capelli, le forme, i movimenti e tutto il resto.
Certo è che se non sappiamo usare gli oggetti, questo piacere loro non ce lo possono dare. Non si sente niente ad un concerto con i tappi nelle orecchie. E se non guardo in alto non vedro' mai quanto è azzurro il cielo oggi.

5 marzo 2003
Con un poco di coca la pillola va giù
Andare dall'analista è diventato come fare ginnastica medica. Mentre fino a poco tempo fa erano casi sporadici adesso come mi giro c'è qualcuno che va dall'analista. E non perchè abbia particolari problemi ma solo perchè quel brav'uomo ci ascolta.
Ed essere ascoltati diventa sempre più importante.
E quando non è l'analisi sono i suoi surrogati: corsi di esplorazione interiore, di riarmonizzazione con le energie dell'universo, ecc.
E poi pochissimi, intorno a me vivono soli. Vivono con i genitori, con la fidanzata, con gli amici, ma pochissimi da soli.
Io non vado dall'analista (e si vede, direbbe qualcuno). E poi, vivo da sola. Sono orgogliosa e voglio sbrigarmi le mie cosette da me.
Ma certo non è facile. Sembra che per vivere a questi ritmi sia necessario l'analista-o-surrogati e vivere in famiglia. Che per me equivale ad essere costretta a farmi di coca per arrivare a fine giornata.
Invece io faccio tutto da me. Faccio tutto da me, si' brava, ma al prezzo di urlacci, litigate e gastriti. Mettendo in conto anche un sempre più probabile infarto prematuro ho pensato che forse non posso permettermi di vivere da sola. Dovrei lavorare troppo per pagarmi tutte le spese ostinandomi perfino a non avere un analista che plachi l'irascibilità che ne deriva.
In questa società che non è disposta ad accettare le difficoltà che lei stessa provoca, perchè per quelle c'è l'analista che ci ascolta e che ha già immerso buona parte della popolazione in una bolla di egoistica pace interiore e cieco ottimismo, il consiglio sembra essere quello di andarci tutti, in analisi. Cosi' si vivrebbe meglio, facendo vivere meglio anche chi ci sta intorno.
Ma io non cederò. A costo dell'esclusione dal gioco io in analisi non ci vado, e da mamma non ci torno. Ne' mi iscrivero' a nessun corso su come distillare la mia rabbia in essenza di rosa. Non mi toglierò di mezzo così facilmente, assumendo le droghe che la società mi passa sotto banco perchè possa sostenere i suoi ritmi senza romperle troppo il cazzo.
Sì è una società di merda, certo. E non si può fare molto, vero. Ma ci sto dentro, ai suoi fottuti ritmi, accettando anche di farmi inculare quando non posso fare altro. Ma che non mi prenda per idiota. So benissimo le porcherie che combina. Perchè sono ancora lucida.
(dedicated to Joele)

4 marzo 2003
E' per millesimi di secondo che la propria vita cambia
Scendo alla macchinetta per un tè. Infilo la pasticca nel cassettino ma non succede niente. Riapro il cassettino e la pasticca è completamente infilata. Le do' una spintina col dito e rapidissimamente le morse se la ingoiano e si chiudono.
Beati i miei riflessi felini perchè in un universo parallelo in questo momento c'è una me con un dito troncato da una pinza, che schizza sangue in ufficio e urla che tutti accorrono. Mentre scrivo la stanno portando all'ospedale, e stasera chiamerà Manu e Gully per rimandare il gelato e farsi venire a trovare, lei e il suo dito tronco.
Ah, meno male che io mi trovo in questo, di universo. Fiuuu l'ho scampata bella!
Pero', essendo quello il magico ditino indice del mouse, ella non potrà per un bel pezzo lavorare al compuer. Trovando cosi' soluzione a molti dei miei crucci odierni.

3 marzo 2003
post incompiuto per sublimazione mancata
Stanotte ho dormito in soggiorno, nel divano letto, e mi sono addormentata tardissimo, guardando un vecchio film di Abel Gance.
Da Marzullo c'era Massimo Fini. Che pero' diceva cose giuste, che ogni paese deve filare la propria storia, come abbiamo fatto noi, e che l'Africa stava meglio 30 anni fa, perchè cio' che crediamo di aver portato li' sottoforma di aiuto ha invece scombinato tutti gli equilibri.
Devo andare in Africa. E non a fare la turista cazzo.
Sono tutta rotta e dolorante. Febbre e attività varie del week end. Tra cui una passeggiata a Piazza del Popolo che è sempre bellissima. Non avevo mai notato il negozio della Fabriano a Via di Ripetta. Mooolto carino. Ma totalmente inutile.
Festa mascherata da Biccio e Betta. Lui che aspettava da una vita di vestirsi da borg, e lei perfetta nei panni della piccola Mercoledì Addams. Wile e la Jena, alias Capitan Harlock ed Esmeralda, hanno battuto tutti pero'.
Io e la Cri siamo vestite da ragazzine stupide e felici. Il suo benzinaio e il mio supereroe si aggirano per la festa insieme ad Arsenio Bravuomo, con il quale non ho bisogno di parlare per sapere che mi piace, basta la sua camicia infilata al contrario, e altre cose che oggi non so dire per via del titolo. Ballo come mi andava di ballare da mesi e anche per questo sono stanca e tutta rotta.
Abbiamo anche rivisto Amelie, ma la scia di dolcezza e semplicità durata per tutta la domenica oggi è sparita. Siamo anche andati avanti con il nostro libro, e un altro capitolo de L'Isola di Arturo si è volatilizzato nell'aria fra i vapori dell'acqua calda, letto ad alta voce mentre mi insapono nella vasca. Anche quell'odore li' è andato via, oggi.
Mi rimane solo un desiderio di altrove. Di Procida, per esempio. E non per lei, ma per quello che significa. O potrebbe significare.
Ma lo dirò quando ne sarò capace.

tutto ciò è farina del mio sacco. fanne ciò che vuoi tranne guadagnarci, visto che io non lo faccio, e ricordati di citare la fonte, grazie.