la pizia weblogs
ottobre .01


ho letto

niente

ho ascoltato

niente


ho visto

Il diario di Bridget Jones
Mari del Sud
A.I. (again)
Ritorno a casa (solo I tempo)
The Others
Tutta la conoscenza del mondo

Questa sono io, senza filtri, senza diplomazia, senza inibizioni, come tutti voi mi conoscete


31 ottobre 2001
Ma perche' vi scaldate tanto? Chi vi tocca il matrimonio, l'amore o il sentirsi giovani dentro? Ho detto e ripeto che molti hanno la fortuna di aver maturato aspirazioni personali conformi al protocollo sociale. Quindi e' chiaro che il problema e' solo mio, che desidero molte cose e il loro contrario allo stesso tempo. Siete voi le persone felici, voi le persone vincenti, voi quelle che prospereranno e manderanno avanti mondo et societa'. E poi parlavo di gente che conosco io...mica di voi. E poi 'sto periodo mi girano, che non s'e' capito? L'anno scorso di questi tempi ero al massimo della felicita', me lo ricordo bene...che dicevo "la dovro' scontare, mica durera' per sempre". E quindi mo' mi becco il rinculo. Funziona cosi'. Fatevi un giro da un'altra parte se La Pizia rompipalle vi sta meno simpatica di quella tutta coccole e tenerezze. Io, dalla mia, provero' con personali esercizi spirituali a tornare in me. Se non funziona prenoto una di quelle camicie con le maniche lunghe lunghe lunghe...
[21.52]

28 ottobre 2001

Quelli che dicono che intorno ai 30 non si cambia e' perche' hanno 30 anni da quando sono nati. Forse pure 40, o 50. Dicevo con Sara, qualche settimana fa, che succede qualcosa ad una coppia subito dopo il matrimonio. A lei viene un'aria da signora e con quella tutta una sapienza casalinga su come guarire le punture di insetto o spellare perfettamente i peperoni, a lui l'aria seria di chi adesso "ha famiglia" ma e' ancora il ragazzo di una volta perche' ora gioca a calcetto (con altri come lui ovviamente, fede al dito e pancetta). Credo che molti buttino anche meta' del loro guardaroba perche' li vedi mettersi addosso cose mai viste e improbabili, e regalare cravatte e foulard o cose cosi'.
Ecco con Sara dicevamo che questa gente cova i 30 in se' da anni, e non aspetta altro che una scusa per poter finalmente essere adulti. Per poter parlare dei mobili di casa appena comprati, delle cose buone che prepara la neo-mogliettina, e dopo un anno, quando arriva il pupetto poter dire "ma non si potrebbe fare una cosa tranquilla...sapete...col bambino...".
Non aspettavano altro che fare solo cose tranquille. E sono contenti cosi'. O meglio, non si chiedono mai se sono contenti cosi'. Hanno la fortuna di aver maturato aspirazioni personali conformi al protocollo sociale. Non c'e' nulla che stoni dal loro punto di vista. Perche' non guardano. Il "fuori" non interessa piu'. Sono sistemati adesso. Sentono di esserselo meritato. E prima i brufoli e nessuno che ti si fila, poi il lungo corteggiamento dell'unica brunetta che non ha la scia di maschi dietro, mi amera' non mi amera', e stare insieme e non capire perche' lei cambia umore ogni 5 minuti o perche' lui dice sempre la cosa sbagliata, e non sapere come baciarla, non sapere come toccarlo, e non poterne parlare, e gli esami universitari, e avere i soldi solo per andare in montagna ma lei vuole andare al mare, e poi il primo lavoro, ah che fatica la giovinezza, finalmente il matrimonio, un porto sicuro, se lo sono meritato. Niente piu'
elucubrazioni. Nessuna piu' incertezza. Nessun rischio, nessuna incognita. La vita tranquilla e ordinaria, fatta di calcetto e peperonate, cravatte e cene a multipli di 2. Cosa c'e' fuori il mio porto sicuro non mi interessa piu'. Dei tempi che cambiano, della gente cosi' diversa, delle meraviglie della natura, dei misteri delle regole culturali, delle ingiustizie intrinseche dell'uomo, delle passioni legate ad una parola, ad un'immagine, ad un suono, ad un odore, ad un ricordo, del fascino di uno sguardo, del terrore per il futuro, dell'abbandono all'incondizionato, del gusto che la vita non manca mai di avere finche' riusciamo a scorgerla tra i fili d'erba del prato di plastica o le sfumature di giallo dei peperoni, di tutto questo non importa piu' niente a nessuno, dopo la malattia incurabile dei 30. Non c'e' interesse e non c'e' rabbia, ne' euforia. Solo un mezzo sorriso costante. Un mezzo di tutto. Nulla dentro di loro partorisce in una settimana le cattiverie che io riesco a dire in una serata. I pensieri che io accavallo in un centesimo di secondo, le opinioni diverse che riesco a considerare in un'ora.
Si', forse saro' una terribile zitella. Voglio essere una terribile zitella. Una buffa zitella-zia. Una cattivissima zitella-amica. Una fedele zitella-amante. Una meravigliosa zitella-madre. La malattia e' ancora in corso e spero presto di smettere di avere allucinazioni visive e auditive come ieri sera, che poi vaneggio e puo' non essere un bello spettacolo per i portatori sani dei 30, e quindi niente, spero di guarire. ciao.
[11.42]


27 ottobre 2001
sono stata da ikea. non volevo ma ci sono stata. pero' sono riuscita a comprare solo il necessario. sono riuscita a resistere a tutte le tentazioni. poi ho pranzato da Claudia. la nocciolina e' diventata una pera. ed e' un maschietto. si chiamera' Valerio. e ho visto anche il filmino. poi sono andata a casa, la mia casa. ho pulito un po', ma e' solo una scusa per starmene li'...in attesa che lunedi' mi accendino il gas e possa trasferirmi. ho provato anche il mio nuovo motorino, ma solo in giardino perche' devo fargli l'assicurazione. e stasera andro' ad una festa. ho parlato a lungo con una mia parente. non mi e' facile. sono confusa. andiamo avanti...vediamo un po' che succede al prossimo capitolo. vediamo, vediamo.
[20.44]

25 ottobre 2001

- Auguri al mio amico Gully. Che nel suo 28esimo compleanno riesca a laurearsi e a trovare una donna.
- Grazie a Roby che mi ha spedito il suo cellulare sono di nuovo reperibile al solito numero...in attesa che la Siemens si svegli.
- Ho ufficialmente casa.
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!
[14.33]


24 ottobre 2001
Tra un'ora firmero' per entrare nella mia nuova casetta.
E' li' che passero' l'inverno.
[14.26]



Non mi va di scrivere col tono piagnucoloso che ho in certi momenti come ieri. E non che non ne avrei di cose da dire, lo sa bene il mio desktop pieno di pezzettini di roba scribacchiata sul blocco_note e lasciata li', a germogliare come le patate.
Un blog non e' come un diario, c'e' poco da fare. Ma questo lo diro' a Ludik che sta raccogliendo pareri sulla questione. Quindi per ora ho finito.
[11.34]

23 ottobre 2001
"Sono troppo piccola per tutto questo."
(Antigone)
[14.25]



Mi sento di merda. Nient'altro da aggiungere.
[12.42]

18 ottobre 2001
Non vorrei dirlo troppo ad alta voce ma credo di aver trovato casa!!! (insomma lunedi faremo il concordato, non ho motivo di pensare che saltera' tutto prima di allora, no?). Non e' assolutamente in centro come speravo, tutt'altro. Ma e' graziosissima. E' la giusta soluzione per questo periodo di transizione. Poi decidero' che fare. Appena avro' le chiavi organizzero' un party di rito. Siete tutti invitati. Scrivetemi e riceverete la maglietta con l'indirizzo e il logo "LaPiziaHub" :)
[10.25]

17 ottobre 2001
Ma perche' sto qui a farmi dire "ma con che gente esci? ma che razza di tipo sei? ah te sei di quelle che...?". Chi me lo fa fare di irritarmi tanto? E perche' mi irrita tanto? Perche' mi irrito tanto? Perche' sopporto poco la presenza di chi si prende queste liberta' con me? Cosa ci trovo di cosi' repellente in chi mi guarda cosi'?. Devo capire, devo assolutamente capire. Che cosa ho che non va. Troppo spesso vorrei sparissero tutti, all'improvviso. Vorrei ritrovarmi sola nella mia stanza, senza rumori, senza movimenti, senza ricordi, senza attese. E in questo stato stare tanto, tanto, tanto tempo. E accorgermi, dopo tutto questo tempo che qualcuno e' li' che mi guarda, da un po'. Mi vede e sorride appena. Non averlo cercato. Non averlo voluto. Non sapere nulla. Non avere bisogno di sapere nulla. Non avere occasioni di venire a sapere nulla. Sta li' e c'e' sempre stato. Sta li' e non da' fastidio. Ed io non lo infastidisco. Non parla. Mi vede. Ma non dice nulla. C'e'. Lo so. E' dalla mia parte. Ma e' un altro. Non sono io attraverso i suoi occhi. E' un altro. Non sono io. Non devo odiarlo. E' con me. E non e' me. Posso amarlo quindi. Che meraviglia sarebbe. Non vedermi sempre e continuamente negli occhi di chi mi sta vicino e provare sempre, uguale ogni volta, quel ripulso, quella nausea, quel senso di impotenza e rabbia verso la mia immagine riflessa. Qualcuno che mi guardi, ma che non mi restituisca nulla di me (che sogno!). Qualcuno di cosi' presente e vicino e totale e grande da annullare il mio riflesso, la mia continua auto-osservazione. Che sia piu' forte. Che mi neutralizzi, che mi disarmi.
Qualcuno cosi'. O l'orizzonte vuoto, a perdita d'occhio.
[0.30]

15 ottobre 2001

Vorrei poter chiamare e che mi si potesse chiamare. Invece dopo giorni e giorni telefono per avere notizie e ancora deve partire. Ancora! E' stato tutto il tempo li' fermo. Ed io che credevo fosse pronto, credevo di potermelo andare a riprendere oggi invece ancora deve partire. Non mi dovevo fidare. Chissa' quanto tempo passera' adesso prima che possa chiamare qualcuno. Adoro chiamare. Chiamare chi dico io mica tutti. Chiamare quando ne ho voglia. Non e' una concessione che si fa all'altro. Si chiama sempre per se'. Perche' si vuole sentire. Si vuole sentire qualcosa. E' bello stare li' e ascoltarsi chiamare. Chiamare un altro. Invece che parlarsi a vuoto. Fare un numero e aspettare in linea, appesi ad un cavo invisibile in attesa di incontrare l'altro nel mezzo. Essere li' insieme, in un luogo che non e' di nessuno, neutro e ideale, stare li' ore, anni, vicini, si' vicini. Certo, chiamarsi per incontrarsi anche, e' ovvio. "Che fai ci vediamo?" "si' sto arrivando". Bello. Bellissimo chiamarsi per questo no? Per cos'altro senno'? Chiamarsi a vuoto, senza scopo - e' il caso di dirlo - e' da pazzi. Chiamarsi per dirsi "ti chiamo domani" non va bene. Chiamarsi per dirsi "vorrei fossi qui cosi' non dovrei chiamarti" e' anche peggio. Chiamarsi e' incontrarsi sempre nello stesso posto. Ma non per avere conferme, che idiozia! Mica me ne vado in Grecia per avere conferma che la spiaggia sia sempre li' e il mare sempre blu. Ci vado perche' adoro quel posto. Perche' la spiaggia mi scalda, il mare e' da sogno, il sole mi mette di buonumore. Perche' ci sto bene e vorrei starci il piu' a lungo possibile. E chiamarsi e' come dirsi "ci vieni li' con me?". Perche' ecco la chiamata in se' e' qualcosa di miracoloso. Io faccio un numero, di 9 o 10 cifre. Quanti numeri potrei fare di 9 o 10 cifre? Migliaia no? Invece ne faccio uno solo. E a quel numero corrisponde un luogo specifico, una combinazione unica. La mia chiamata passa attraverso mari e monti, collega e scollega cavi e raggiunge l'altro. E quando l'altro risponde - meraviglia! - il percorso riparte all'inverso e raggiunge me, e ci si trova miracolosamente in quel posto dove, cavolo, ci si sente. E' una magia. E' una cosa unica. Non e' mica all'ordine del giorno chiamarsi. Due alberi mica si chiamano. Due scoiattoli mica si chiamano. Ed io non chiamo per noia, e neanche per scelta. Si scelgono altre cose, come dare il proprio numero, o mettere alcuni numeri in rubrica. Si sceglie di non chiamare. Ma chiamare non e' un fatto di scelta. Non scelgo la Grecia. Ne ho voglia piuttosto. E quando chiamo e' perche' ho voglia di quel sole, quel mare e quella spiaggia unici. Non mi interessa un altro posto. Non mi interessa partire da sola. Allora non parto. Perche' se non vieni che ti chiamo a fare?
[11.15]

12 ottobre 2001
Mio fratello - in realta' il vero esecutore del modello - aggiunge:"ma perche' nun controllano le tasse di chi je deve da' i mijardi? Vengono a rompere i cojoni a noi per 5 mijoni? Ma io je do 5 mijoni de carci!". Garbatissimo mio fratello.
[11.28]



ARGH! Mi arriva avviso dall'Ufficio delle Imposte. Il mio Unico2000 e' sbagliato e ho da pagare 5 milioni di multa entro 30 gg. Guardo il modello - calcolato a mano e compilato a penna - e vedo che si' ho sbagliato, ma perche' ho pagato di piu'. Ma, mi chiedevo, se questo ufficetto ha un programmino, come dicono loro "automatizzato", per rilevare eventuali errori PERCHE' NON LO METTONO IN COMMERCIO, meglio ON-LINE????? Io compilo gli spazi con i dati, schiaccio Submit, e mi da' la cifra GIUSTA di quanto devo pagare. Perche' non esiste? Ahhh gia'...che fine farebbero i commercialisti? Ma mi interessasse qualcosa...
[11.12]

11 ottobre 2001
Mannaggia, non volevo essere cattiva. Mi scuso con chi ho offeso in questi giorni, in un modo o nell'altro, involontariamente. Sorry.
[11.13]

9 ottobre 2001

PIXEL|DNA
I nuovi creatori di contenuti: i webdesigners
Lunedì 22 ottobre - Milano
SMAU - Sala Puricelli, Pad. 8/2 (14.30 - 18.30)
Per comprendere cosa stia accadendo nel panorama mediatico
post-hiroshima, sarà molto utile cercare e trovare un personaggio capace di dipanare incertezze e dubbi riguardo al nostro futuro interattivo su Terra. Questo personaggio lo abbiamo cercato, per molto tempo e nel bene e nel male pensiamo di averlo individuato: il WEBDESIGNER. Cosa è un webdesigner ?
La risposta non sarebbe sintetica e proprio per questo si è pensato di
organizzare un convegno a SMAU, la cattedrale newmediatica più consona ad ospitarne un tentativo di risposta quantomeno brevettabile. Il webdesigner è giovane, inesperto ma fortemente intuitivo, si nutre di estetica, è quasi profondamente alineare, non segue nessun percorso storicizzante l'arte,letteratura, cinema o altro. Un regista improvvisatore e che impara in fretta, che integra saperi e pratiche molteplici, uno sempre alla ricerca del CONCEPT OVER ALL, che vuole vincere i premi più ambiti, guadagnare moltissimo ed essere rispettato come un santo. Ma soprattutto che vive, pensa, organizza, realizza e distribuisce in maniera INTERATTIVA. Pensa
alle cose IN MOVIMENTO, non le desidera immobili, nessuna autopsia (modello lettura predigitale) ma chirurgia in zona di guerra: taglia e cuci, ottimizzando le risorse. In Italia il webdesign è nato, una volta
tanto, in concomitanza operativa con quelli statunitensi ed europei. Pochi anni fa sarebbe stata cosa per pochi, di nicchia. Oggi parliamo di migliaia di individui, la prima generazione di webdesigners italiani ha dunque bisogno di raccontarsi, descriversi, storicizzarsi. Domandandosi sempre (vade retro autopsia): cosa è un webdesigner ? Venite a SMAU 01 e tenteremo di dirvelo, meglio: di farvelo VEDERE.


Madonna come mi diverto a rompere le palle su Dolly...ancora finche' non mi cascheranno definitivamente le braccine e girero' i tacchi (non male l'idea del Lanfree di coltivare un orticello). Lavorate uebdesainers, invece di incipriarvi il nasino!! E questo e' per voi. :***
[18.50]



- Pronto buongiorno, telefono per l'appartamento a Monteverde.
- Si' solo con busta paga di una grande societa' o multinazionale.
- Ah, e non c'e' scritto questo scusi...
- Non ce lo hanno fatto scrivere signora.
- E ci credo "signora", e' razzismo.
[12.06]

6 ottobre 2001

Mi sono svegliata nel cuore della notte. Era tutto vero. Come se stesse accadendo sul serio. Lo sentivo sulla pelle come un brivido e il sudore. Ero al computer, presa fra le mie cose, e sentivo dei botti sordi come se qualcuno stesse spostando mobili nella casa accanto. Ma erano continui e mi decidevo ad affacciarmi alla finestra della camera di mia madre, che dall'alto spaziava su tutta la valle di Roma sud, sulle sue villette e giardini e in lontananza la citta'. Era il tramonto, o forse il rosso erano i piccoli fuochi e i fumi sparsi ovunque. Stavano bombardando. Non si vedevano aerei, non si vedevano bombe, si sentivano solo fischi ed esplosioni, ed io guardavo dall'alto il giardino accanto al nostro, c'erano sei persone agitate, completamente nude, che preparavano un falo', un rogo forse, e sussurravo a mia madre "guarda quelli mamma...". E pensavo che stavamo tutti impazzendo. Poi un fischio fortissimo, e l'esplosione vicinissima a noi. Accendevo la tv, l'immagine fissa su una cartina d'Europa e il titolo che diceva "le citta' punite" con Roma cerchiata insieme a decine di altre citta'. Era tutto vero. Ed ero li' alla finestra con mia madre, davanti a quello spettacolo rosso come nel sogno di anni fa quando, stavolta dalla finestra opposta che guarda verso il mare, io e mia madre assistemmo all'esplosione del fungo nucleare all'orizzonte. E quello sguardo che ci scambiammo, come a dire "Guarda dove siamo arrivati..." con quella consapevolezza agghiacciante, l'una negli occhi dell'altra, che in pochi minuti l'onda d'urto ci avrebbe raggiunto, e ci saremmo polverizzate insieme al resto, la sensazione che non avesse alcun senso questa autodistruzione, la sensazione che la vita era meravigliosa quando era normale.
Ma stavolta, dall'alto, ho sentito che la fine non sarebbe stata immediata, ma che ancora incolume in mezzo alle esplosioni e ai fuochi presto qualcosa di orribile avrebbe cominciato a far parte della mia vita, della mia routine. Noi, che non sappiamo cos'e' una guerra, che non abbiamo visto mai palazzi sventrati, gente mutilata, cadaveri e malattie e sentito gemiti e urla di dolore, ed io che non mi sono nemmeno mai rotta un osso, mai vittima di un incidente, mai stata ricoverata per nulla, avrei presto visto sangue e morte, che non avrei sopportato nulla di tutto cio', perche' io non sono brava a sopportare, lo so, ho desiderato, svegliandomi, avere qualcosa per quel momento in cui l'inevitabile si avvicina e sai che non potresti mai facerla a superarlo, qualcosa da pensare, una risposta, una sensazione ferma, che non sia lo sgomento, che non sia la paura cieca, che non sia la disperazione. Una pillola di cianuro. Da chiudere in un grazioso ciondolo d'argento. La salvezza della morte immediata racchiusa in un guscio tornito e insospettabile, a continuo contatto della pelle, perennemente appeso al collo.
[10.43]

5 ottobre 2001
Sono due notti che faccio le 3 per lavorare. E stamattina sveglia alle 7 per acquisto di PortaPortese. Due ore di telefonate per trovare sempre occupato. Comincio a deprimermi. E' di nuovo venerdi e non ho ancora una casa. Uffa voglio una casa. Ho bisogno anche di un PC, una stampante, un masterizzatore e un motorino. Ah, anche di una connessione decente. E mi piacerebbe, dopo tutte queste cosette, acquistare uno stereo, anche portatile, per i miei cd. Un monolocale con divanoletto, computer, connessione e stereo. E' un progetto cosi' difficile da realizzare porca miseria??
Mi viene voglia di andarmene in provincia, altro che centro...che so, al lago di Nepi, a Viterbo, al lago di Bracciano...isolarmi. Ma non durerei. So che non durerei. Ma qui pure non e' facile. Sapevo che per Ottobre avrei dovuto avere una casa, lo sapevo. Ma non ce l'ho fatta. Chissa', chissa' dove saro' dopo Natale? Intuitivamente direi che per allora la casa l'avro'...bastera' aspettare? Mi sa di no. Pero' a volte, spesso, le cose arrivano. Cosi'. Oddio, mica staro' diventando fatalista?!?! nooo, io noo. No no, alza il culetto e muoviti. Che arriva? non arriva niente. Andale, andale!
uffa.
[9.41am]

4 ottobre 2001
Ogni tanto sorvolo certi posti che non ho visto mai. Me li immagino dall'alto, le stradine ortogonali, le casette con giardinetto, le stazioni ferroviarie, le poste e i parchi dove andare a correre. Mi immagino chi vive li', dentro le case, che magari esce poco, lavora al computer di notte e beve caffe' di giorno, gioca con le parole come me, canticchia nella vasca, chiude gli occhi e si immagina lungo un fiume ad ondeggiare. Guardo dall'alto e mi chiedo quante siano le probabilita' che una di quelle persone incroci la mia esistenza prima o poi, in futuro. Pochissimamente poche. Ma ogni tanto ci penso.
[14.20]

3 ottobre 2001
cosi'. bello lavorare a casa. bellissime giornate. ascolto Tori Amos e gioco con Fireworks. c'e' una casina piccina piccio' che mi aspetta in qualche graziosa parte di Roma, che presto scopriro', e dove trasferiro' solo le cose che davvero mi servono. faro' una festa, con tanta gente. bellissime giornate. bello incontrarsi su icq. chiacchierare da roma a genova a milano a modena a pisa a trieste a lucca a firenze a treviso. bello uscire con Ema, Giulio e Sara. ridere. pensare all'addio al celibato di venerdi, e al matrimonio di lunedi'. ridere. di veli da sposa, di dialetti grevi, di strani gusti, di strana gente, di noi e degli altri. autunno caldo. volersene fregare un po' di piu' e riuscirci solo a volte. non poter scrivere molto e arrabbiarsi. volere pezzettini di cose. ricordare alcune cose, solo alcune cose. sentirsi dire che si e' diversi ma non sentirsi diversi. soffocare ma solo a volte. sperare che l'inverno passi presto. con tutto il suo strascico. non vedere l'ora di strapazzare il bimbo di Claudia. volerle bene. volere bene. volere. mi piace Sara. Emanuele e' migliorato tanto. anche Claudia. Gully e' piu' bello. Francesca e' una persona meravigliosa. pensare ad un bimbo. decidere se andare fino in fondo o rimanere all'ombra, su un terreno sicuro, ma non essere se stessi. mio padre che mi direbbe? lui e la sua liberta', e il suo elogio dell'ozio, del rispetto, del relativismo, dell'anticonformismo. mi direbbe vai, fai quello che vuoi e sii pronta anche a perdere. non faccio che dirmi "c'e' una vita sola, c'e' una vita sola". me lo dico in macchina, in treno, prima di addormentarmi, ridendo, dando consigli, al telefono, guardandomi allo specchio. una sola. e la riempiamo di cazzate. non voglio piu' gente che mi piange addosso, che mi annoia, che mi parla di liste di nozze, ricevimenti, mutui, piastrelle del bagno da cambiare, rate della macchina di lusso, salti di carriera, indici di marketing e tredicesime, e di come-stai-bene-vestita-cosi', e di perche'-vuoi-affittare-ma-compra, e di quanto-sono-stronzi-questi-uomini-meglio-sole, e di cielo-dopo-un-anno-di-matrimonio, e di tendenze del webdesign. voglio ridere. e stare al sole. affacciarmi da una finestra del centro. vedere solo chi voglio vedere. stare bene. in essenza. cosi' bene che fa male. del resto me ne frego.
ci arrivero'. quando tutti sapranno saro' libera davvero di nuovo. dietro l'apparenza di questa stasi assolata, di foglie e tepore e insettini e serate allegre si muove un gigante che sta cambiando tutto. sono io. e' il mondo. e' la storia. non so dove saro', non so dove saremo, ma queste giornate sono bellissime. ne voglio ancora.
[15.27]


1 ottobre 2001
Oggi le macchine hanno deciso di ribellarsi contro di me. Il mio portatilino e' svenuto per mezzora finche' non ho capito che la spina americana e' difettosa. E dovro' quanto prima acquistarne una nuova, italiana stavolta. Il mio cellulare e' morto e non sono piu' riuscita a riaccenderlo, nemmeno operando chirurgicamente su batteria, scheda e bottoncini vari. E dovro' quanto prima acquistarne uno nuovo, giacche' ho buttato la garanzia il giorno dopo averlo comprato. Non sono furba lo so, ma adesso ho imparato anche questa. Eh oh, si va avanti per errori. Pero' c'ho un nervoso...mhhhh...che nervoso.
[21.42]


la verita' resiste in quanto tale finche' non la si tormenta