San Bonaventura


Vera umiltà

Monastero Per San Bonaventura, la vera umiltà consiste nel riconoscere la propria piccolezza e miseria di fronte alla grandezza e bontà di Dio.

  • L'umile non si esalta per i propri doni o meriti, ma li attribuisce a Dio.

  • L'umile non disprezza gli altri, ma li ama come fratelli.

  • L'umile non si lamenta delle proprie sofferenze, ma le accetta con pazienza.

  • L'umile non cerca la gloria o l'onore del mondo, ma aspira alla beatitudine eterna.

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Estrapolato dagli scritti di San Bonaventura

Chi vuole con gli occhi del cuore scrutare i propri difetti, è necessario che si umili, sotto la potente mano di Dio. Quando hai ottenuto la conoscenza dei tuoi difetti, ti esorto ad umiliare profondamente il tuo spirito e a mortificarti. Devi imparare questa virtù dal figlio di Dio, perché Egli dice: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore.

Perché "chi vuol pervenire alle virtù senza umiltà, scaglia polvere incontro al vento". Così dice san Gregorio. Difatti, se principio di ogni peccato è la superbia, parimenti il fondamento di ogni virtù e l’umiltà. Impara ad essere umile non in apparenza come fanno gli ipocriti, perché il vero umile rifiuta la lode.

Se dunque vuoi giungere alla perfetta umiltà, ti conviene camminare per triplice sentiero.

  • Il primo sentiero è la considerazione di Dio. Tu devi considerate che Dio è l’autore di tutti i beni e non opere delle nostre mani per questo non dobbiamo farsene motivo di vanto o di superbia. Questa superbia cacciò Lucifero dalla gloria celeste, non pensava più di essere stato fatto dal niente; considerava soltanto il suo onore, la sua bellezza, il suo vestito impreziosito di pietre preziose; la superbia del suo cuore lo esaltò, ma siccome la superbia è seguita dalla umiliazione, subito fu scagliato dalla sua sede nobilissima nell’estremo avvilimento e colui che era stato l’angelo più eccellente divenne il più infelice dei demoni.

    Quanti ce ne sono oggi di questi Luciferi! Quanti i seguaci e quanti gli imitatori di Lucifero, Figli della superbia, che il Signore pazientemente sopporta.

  • Il secondo sentiero è il ricordo di Cristo. Ti devi rammentare che Cristo fu umiliato fino a una morte infamante. Fu così grande la sua umiliazione, e tanto si abbassò che da nessuno era creduto il figlio di Dio. Se adunque il Signore e Maestro nostro ha detto: Non vi è servo che supera il Maestro, devi anche tu devi diventare umile e sentirti indegno se davvero sei un discepolo di Cristo.

    Come è spregevole dinanzi al Signore quel discepolo che si comporta da umile ed ha il cuore superbo e cammina fra grandezze, che pretende di gloriarsi, e non sa che è destinato alla putrefazione e che rispetto all’immenso è un piccolo uomo.

  • Il terzo sentiero che devi battere per giungere a perfetta umiltà è la considerazione di te stesso. Allora considera quando mediti da dove tu sia venuto e dove tu vada. Pensa alla tua provenienza, e sappi che tu sei uscito dalla perdizione, e sei stato impastato di polvere e di fango, hai dimorato nel peccato e sei stato esiliato dalla beatitudine del paradiso.

    Questa considerazione serve a sgonfiare la tua alterigia, in modo che tu possa gridare con i tre fanciulli in Daniele: Siamo oggi umiliati dappertutto per i nostri peccati. Considera anche dove andrai a finire; tu tendi, sai, alla corruzione ed a dissolverti in polvere; perché tu polvere sei e polvere tornerai.

Perché ti insuperbisci, se oggi sei, domani non sarai più; se oggi sei sano, domani forse malato; se oggi ricco di virtù, domani forse sarai mendico e disgraziato. Chi è dunque quel miserabile cristiano che osa insuperbire, quando da ogni parte si trova circondato da tante miserie e calamità?

Siate dunque, tanto umili, da non permettere mai che i vostri cuori siano dominati dalla superbia, poiché aveste un Maestro umile.

Dice per noi san Bernardo: «Vedo, e con tanto dispiacere, che molti dopo d’avere sprezzato le pompe del secolo, imparano superbia proprio nella scuola dell’umiltà, e sotto l’ali d’un mite ed umile Maestro insolentiscono altezzosamente, e nel chiostro diventano più insofferenti di quando erano al secolo; e, ciò ch’è più enorme, parecchi, che in casa loro non poterono essere se non uomini spregevoli, non sopportano d’essere poco considerati nella casa di Dio.

Ascolta infine il consiglio di un fratello; odilo, ti piacerà. Fuggi come vipere i superbi; disprezza come demoni le persone arroganti; tieniti lontana dalla compagnia degli orgogliosi come da micidiale veleno. E perché?

Senti perché

Un sapiente fa questa descrizione del superbo: "Il superbo è insoffribile: sfarzoso nel vestire, altezzoso nell’andare a testa alta, faccia torva, occhi truci, si decreta il posto più alto, smania d’essere preferito ai migliori; spacca sentenze, si vanta nelle parole e nei fatti; non osserva neppur la creanza nel rendere altrui il giusto ossequio".

Perciò, devi fuggire la compagnia dei superbi e non imitarli. Dice a proposito l’Ecclesiastico: Chi usa e conversa col superbo, ne trae superbia.