San Bonaventura

Meraviglie

Monastero Tra i suoi miracoli più noti, si ricordano la guarigione di una cecità congenita, la resurrezione di un bambino morto, la liberazione di un posseduto, la moltiplicazione del pane e del vino, e la visione di Cristo crocifisso.

San Bonaventura ha anche avuto una profonda esperienza mistica, in cui ha contemplato la visione di Dio e della sua bontà.

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Miracoli

San Bonaventura, racconta nel suo libro "Vita di San Francesco" un miracolo avvenuto a Bagnoregio, sua città natale. Un bambino di cinque anni era caduto da una finestra e si era rotto il collo, morendo sul colpo. I genitori, disperati, portarono il corpo del figlio alla chiesa dove si trovava San Francesco, che era venuto a predicare. Il santo abbracciò il bambino e lo sollevò in alto, invocando il nome di Gesù. A quel punto, il bambino aprì gli occhi e si mise a ridere, come se nulla fosse successo. Tutti i presenti rimasero stupefatti e glorificarono Dio per il prodigio compiuto per intercessione di San Francesco.

Tra le sue opere più famose, c'è la liberazione di un posseduto che incontrò durante il suo viaggio in Francia. L'uomo era tormentato da uno spirito maligno che lo faceva urlare e contorcersi in modo spaventoso. San Bonaventura si avvicinò a lui con dolcezza e gli impose le mani sul capo, pregando con fervore. A quel gesto, il demonio uscì dal corpo del posseduto con un grido terribile e si dileguò nell'aria. Il posseduto si calmò subito e ringraziò il santo per averlo liberato da quella schiavitù.

Si narra di un miracolo fatto da San Bonaventura avvenuto nel 1264. Secondo la tradizione, San Bonaventura si trovava in un convento in Francia, dove i frati erano in grande povertà e non avevano abbastanza cibo per sfamare tutti i presenti. Il santo allora pregò con fede e invocò l'intercessione di San Francesco. Subito dopo, si udì un rumore provenire dalla cucina, dove si scoprì che il pane e il vino si erano moltiplicati a sufficienza per tutti.

Michele De Chiel, fu colpito al fianco sinistro dal calcio di un cavallo e soffrì, in conseguenza, di gravi disturbi, al punto che gli riusciva faticoso Il respiro è impossibile non solo cavalcare ma dedicarsi a qualsiasi lavoro. Per circa tre mesi rimase In tali condizioni invano sperimentando diverse cure. Un giorno, nella chiesa dei Minori, udì un frate predicatore che esaltava i meriti Bonaventura e ricordava le numerose guarigioni ottenute da persone inferme per la di lui intercessione. Spinto da un sentimento di devozione, fece voto di portare un dono in cera, fino al peso di una libbra, alla tomba di Bonaventura se avesse conseguito la guarigione. Immediatamente cominciò a sentirsi meglio, raggiunse in breve tempo la guarigione e ottemperò perciò alla promessa fatta.

Giovanni Garbotj, regio notaio e segretario della città di Lione, di anni 50: sua moglie fu colpita da una grave malattia che i medici non riuscivano a diagnosticare. Spinto dalla devozione che già da tempo nutriva per Bonaventura, si recò presso la tomba del santo, pregò devotamente e fece un’offerta. Tornato a casa poté constatare che sua moglie stava già meglio e in breve tempo guarì completamente.

Francesco Massodj, regio notaio di Lione, di anni 40, suo figlio Umberto, di anni 13, fu colpito da un attacco di gotta che gli impediva di camminare, su suggerimento di una devota signora, fece un voto per suo figlio presso il sepolcro di Bonaventura ed iniziò una novena. L’ultimo giorno della novena Umberto volle, con l’aiuto del padre, recarsi presso il sepolcro. Dopo avere ascoltato la Santa Messa fu guarito.

Giovanni De Solier, maniscalco, povero, di anni 60, era sofferente di una malattia nella tibia sinistra, con evidenti sintomi di cancrena, martoriato da un continuo dolore e non potendo di conseguenza lavorare, né dormire, né avere pace, chiedeva che la gamba gli venisse amputata, nella certezza non sarebbe più guarito. Era già a letto sofferente da quattro mesi, quando gli venne in mente di consacrare sé stesso al beato Bonaventura, invocando la guarigione per la sua intercessione. Immediatamente scomparve il dolore e fu guarito.

Giovanni Adnisse, cappellaio, di anni 43, suo figlio di 15 anni fu colpito, da una grave infermità, che gli impediva di camminare e di compiere qualsiasi lavoro. I medici disperavano di poterlo guarire. Giovanni raccomandò allora il figliolo al beato Bonaventura, iniziando una novena. Al sesto giorno il malato cominciò a migliorare e al termine della novena era completamente guarito.

Guitto De Bleternay, tessitore, di anni 36: fu colpito da un principio di paralisi, ed invano ricorse all’ausilio dei medici e dei medicamenti. Infine supplico Bonaventura perché fosse liberato dalla sua infermità. Per tre giorni consecutivi visitò la tomba, recando offerte di candele. Entro gli otto giorni seguenti si trovò completamente guarito e non ebbe più attacchi del male che lo aveva colpito.

Margherita, moglie di Benedetto Garini, suo figlio fu operato di ernia. Le sue condizioni apparvero subito allarmanti e si disperava di poterlo strappare alla morte. Allora Margherita si raccomandò devotamente al Beato, iniziando una novena. Il giorno in cui la novena fu terminata, la donna torno a casa e trovo il figlio del tutto guarito.

Caterina De Baulme, vedova di Pietro Pouchonis, cadde in una grave infermità e non sperava più di sfuggire alla morte. Pregò devotamente con i suoi servitori Bonaventura, A poco a poco, anche i dolori che accompagnavano la sua infermità vennero a cessare e, nello spazio di due mesi, fu completamente guarita.

Marco De Ferraris, dottore medicina, aveva in cura il signor De Buizellis colpito da febbri continue e pestilenziali, e non nutriva nessuna speranza di poterlo guarire con i mezzi di cui dispone la medicina, e ebbe la certezza che durante la notte sarebbe deceduto. Il malato, per suggerimento del suo confessore, si raccomandò a mezzo della moglie e delle sue figlie al beato Bonaventura. Ed Il malato ottenne miracolosamente la guarigione. Perreneta, moglie di Lorenzo Jacopo Numerii, di anni 36: sua figlia di anni cinque cadde in una grave infermità che la ridusse in condizioni tali che avevano perduto ogni speranza di strapparla alla morte. Il padre la raccomandò al beato Bonaventura, e la mattina seguente si recò nella chiesa dei Minori e per continuare le sue preghiere. Tornato a casa trovò la figlia fuori pericolo, tanto che nella stessa giornata cominciò a camminare, era guarita.

Simona, vedova del defunto Giovanni Regenij, di anni 35: fu Colpita da paralisi fu relegata a letto senza potersi muovere. Giovanni, servo di suo marito, mosso a pietà dal suo stato la consacrò al beato Bonaventura, facendo per essa una novena terminata la quale Simona fu guarita.

Giovanni Turrel, apprese da Jaqueta De Pomo, sua maestra, che aveva contratto la lebbra. Dopo sei mesi di sofferenza, la sfortunata avendo appreso che tante persone avevano ottenuto grazie da Bonaventura, ricorrendo alla sua intercessione si raccomandò con grande fervore al Beato. Come lei stessa raccontò, subito avvertì che era stata completamente guarita.

Iacotino Davillier, di anni 60, fu assalito da febbri insistenti e cadde in tale stato di infermità che, per cinque o sei giorni, non poté mangiare, né bere e né dormire. Finalmente si raccomandò al beato Bonaventura, il cui corpo è custodito nella chiesa dei Minori, recitando devotamente le preghiere finite le quale constato con grande stupore di essere completamente guarito.

Pietro De Panie della città di Lione, di anni 35: apprese dai frati del convento dei Minori che un loro confratello, normanno di nazione, il quale risiedeva nel loro convento, essendo stato assalito da febbri, riacquistò immediatamente la sanità dopo essersi raccomandato con fervore al beato Bonaventura.

Giovannetta, vedova del defunto Jacopo Botaut, di notte, un giorno si sentì male, le caddero le sopracciglia ed apparvero sul suo viso e sul corpo altri segni, ed ebbe il sospetto di essere stata colpita dalla lebbra e chiese al marito di portarla al lebbrosario per essere ricoverata. Atterrito dal pensiero, il marito le consigliò di chiedere la guarigione al beato Bonaventura. Giovannetta sì raccomandò con devozione, ne visitò la tomba e fece una novena. Immediatamente il miglioramento si accentuò, scomparvero tutti i segni del male e fu completamente guarita.

Margherita, moglie di Giovanni De Bauls, di anni 22: cadde in una grave infermità, che la ridusse in condizioni di sfinimento e la costrinse a tenere il letto per cinque settimane. Si raccomandò devotamente al beato Bonaventura e facendosi accompagnare, aiutandosi con due stampelle, con grande difficoltà si trascinò fino alla chiesa dei Minori. Pregò intensamente Bonaventura per la propria guarigione, improvvisamente si sentì subito meglio, riuscì ad alzarsi in piedi da sola e con grande gioia vide che era stata completamente guarita. Lascio le stampelle presso il sepolcro e tornò a casa con sua mamma.

Paolo De Sala, baccelliere in medicina, di anni 40: si ammalo di polmonite e si aggravò talmente che, chiamato un sacerdote, volle ricevere i santi sacramenti, temendo di morire, si raccomandò al beato Bonaventura e fece una novena ultimata la novena fu guarito.

Frate Umberto De Costa, dell’Ordine dei Carmelitani, professore di sacra teologia, di anni 65: gli è stato riferito dal signor Bertrando che una sua vicina di casa, essendo stata colpita da febbri e non trovando alcun rimedio al suo male, si raccomandò a Bonaventura e immediatamente guarì.

Nicola Pavis, dottore in medicina, di anni 38: ha inteso dire che la regina di Francia e S. Tommaso d’Aquino videro una volta Bonaventura sollevato da terra, mentre era in contemplazione ai piedi del Crocifisso.