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LA TELEVISIONE A CUBA: LA SUA STORIA, IL PASSAGGIO DA SISTEMA COMMERCIALE A SISTEMA STATALE, LE CARATTERISTICHE DELLA SUA PROGRAMMAZIONE.

1950: LE PRIME IMMAGINI TELEVISIVE

La televisione in America Latina nacque ufficialmente nel 1950. I primi tre paesi pionieri furono Cuba, Messico e Brasile.

In tutti e tre i paesi era presente un controllo nord americano tanto che i vari programmi trasmessi erano ripresi dalle principali catene statunitensi e tutte le attrezzature erano d’importazione U.S.A.

Il comune denominatore dei tre nuovi sistemi televisivi era l’adozione del sistema commerciale di libero mercato che imperava negli Stati Uniti pur avendo all’interno dei tre stati le proprie caratteristiche dipendenti dal grado d’industrializzazione del paese e dalle direttive politiche esercitate al proprio interno.

Questo modello televisivo adottato in America Latina era la dimostrazione della necessità statunitense di espandere i propri capitali nell’immediato dopoguerra.

Infatti, i capitali nord americani venivano investiti in produzioni di nuove merci, la pubblicità garantiva l’apertura di nuovi mercati e i consumi aumentavano in tutto il continente. In questo modo il capitale circolava più rapidamente e più rapidamente si riproduceva.

Cuba fu subito un caso a parte rispetto allo sviluppo degli altri paesi latino americani, la sua vicinanza alle coste della Florida, l’intervento nord americano nella lotta d’indipendenza dalla Spagna avevano reso l’isola caraibica completamente dipendente economicamente dagli Stati Uniti.

Nello stato cubano precedente alla rivoluzione, politicamente controllato e manipolato dagli U.S.A, esisteva il permesso di effettuare qualsiasi pubblicità come dichiarava l’articolo 27 del decreto legge 141 del 24 gennaio 1942.

La televisione arrivò tramite investimenti di vari agenti, i due più importanti furono Goar Mestre e Gaspar Pumarejo, che ebbero la concessione dalle imprese statunitensi RCA Victor e Dumont di impiantare ricevitori e trasmettitori a Cuba garantendo in cambio un sistema di stampo U.S.A.

Il canal 4 e il canal 6 nati nel 1950, erano i due canali più importanti, il secondo era situato nel Radiocentro dell’Avana, oggi sede dell’I.C.R.T, edificio di proprietà del sig. Mestre costruito nel 1948 e concepito come un complesso cinematografico, radiofonico e televisivo sullo stile del Radio City di New York.

L’edificio occupa un’area di 3200 metri quadrati e ha una torre televisiva alta 40 metri del peso di 35 tonnellate.

Il processo di installazione della televisione nel paese, uno dei primi al mondo, fu molto rapido e s’identificò come simbolo del neo colonialismo statunitense data la povertà che regnava tra la maggioranza dei cittadini.

In ogni modo il nuovo media provocò grand’allegria nel popolazione, essendo considerato come segno di progresso, e la magia delle immagini attirava indistintamente grandi e piccoli nonostante sapessero che principalmente questo nuovo media era un grosso giro d’affari per i pochi facoltosi presenti nel paese.

La concorrenza sfrenata tra il duopolio Dumont-Mestre-canal 6 e Rca Victor-Pumarejo-canal 4, legata non solo agli indici televisivi ma anche alla vendita di apparecchi televisivi americani, durò fino alla rivoluzione.

La maggior parte dei macchinari portati a Cuba dai due magnati erano di seconda mano e servirono principalmente come banco di prova a Cuba prima di potersi lanciare in tutto il mercato latino americano.

Negli anni ’50 nacquero altri canali: canal 2 (Telemundo) del sig. Barletta nel 1953, canal 13 CMBF nel 1953, canal 7 in cui vi erano quote sia di Mestre che di Pumarejo nel 1955, canal 12 nel 1957 sempre del sig. Pumarejo, canal 10 e canal 11 circoscritti ad aree locali e fori dai grossi giri capitalistici.

Esistevano 27 ripetitori con una potenza di 150,5 kw e i segnali tv si potevano ricevere solo nelle città più importanti del paese vista l’importanza commerciale che il nuovo mezzo disponeva, e ciò che interessava agli imprenditori cubani e statunitensi era usufruire della tv per promuovere messaggi commerciali e rendere pubblica la vita mondana dei personaggi dell’epoca.

Nel 1959 la popolazione cubana era di sette milioni di abitanti, esistevano 365.000 apparecchi televisivi ubicati nelle sole zone urbane. I segnali tv non coprivano più del 50 % del territorio nazionale.

Per la scelta della programmazione si utilizzavano essenzialmente due modalità: o adattare televisivamente formule radiofoniche vincenti o importare programmi nordamericani, il 75 % della programmazione era dedicata ad intrattenimento e mediamente la televisione trasmetteva 10 ore al giorno su ognuno dei tre canali nazionali (2,4,6).

La televisione fu inaugurata ufficialmente il 24 ottobre del 1950 dal sig. Gaspar Pumarejo. Il primo canale si chiamava Union Radio canal 4 e la sua sede si trovava nella casa dell’imprenditore nel centro dell’Avana trasformata per l’occasione in uno studio televisivo utilizzando macchine americane RCA.

Le prime immagini televisive trasmesse furono due pubblicità, quella dei sigari Competidora Gaditana e quella della birra Cristal.

Lo spettacolo inaugurale fu uno show dell’attore Pedro Almendariz e della cubana Carmen Montejo che fece poi carriera in Messico.

1959: IL PASSAGGIO DA SISTEMA COMMERCIALE A SISTEMA STATALE

Quando il successo dei “barbudos” guidati da Fidel Castro divenne realtà, fu promulgata una legge in cui si dichiarava che a chi non fosse allineato con le nuove ideologie dello Stato venivano confiscati tutti i beni anche se si era proprietari di grandi imprese come un canale televisivo.

Il primo canale a chiudere i battenti fu il canal 12, di proprietà di Gaspar Pumarejo, che apparentemente sembrava essere un uomo già padrone di catene radiofoniche poi passato nel business televisivo.

In realtà egli non era il proprietario del canale e gestiva una grossa quantità di affari sporchi con il segretario del generale Batista.

In principio il governo rivoluzionario non prese nessuna decisione nei suoi confronti ma dopo una sommossa del sindacato dei lavoratori del centro della tv, decise di intervenire.

Pumarejo era già scappato negli Stati Uniti e sua figlia prese in mano la gestione del network, ma nel 1960, come si scoprì che la vera proprietaria della rete televisiva era la figlia del generale Batista, il canale fu confiscato dallo Stato.

Le sorti del canal 4, emittente nazionale, furono le medesime. Il maggior azionario dell’impresa era un architetto che si chiamava Alberto Badia, Pumarejo aveva quote consistenti nell’impresa, questi aveva il 25,8 % dell’impresa e come lo stato venne a conoscenza dei suoi traffici illegali con il governo precedente e che una stretta amicizia lo legava al generale Batista, confiscò il canale passando la sua gestione a un funzionario del nuovo governo rivoluzionario, in modo tale da poter far continuare la programmazione.

Il canal 2 era di un italiano, Amedeo Barletta, già in passato console nella vicina Repubblica Dominicana.

In seguito svolse la stessa mansione a Cuba ma quando scoppiò la seconda guerra mondiale fu espulso dal Paese.

Lasciò i suoi averi al figlio e al terminare del conflitto nel 1945 ritornò nell’isola dei Caraibi riprendendo le sue attività commerciali. Tutto ciò avvenne prima del governo di Batista cosi in principio si pensò che la sua fortuna economica fosse dovuta a suoi meriti personali.

Anche lui, al contrario, aveva vincoli fortissimi con il vecchio governo, era il rappresentante cubano della General Motors ed era importatore di Cadillac, Chevrolet e Pontiac.

Era proprietario di una rivista molto diffusa “El Mundo” e aveva molte altre attività illegali che lo resero ricchissimo.

Il canal 2 era per Barletta un affare economicamente in perdita ma gli garantiva una grande copertura per tutti i traffici illegali da lui detenuti.

Ad esempio a Cuba esisteva una legge che permetteva l’entrata di merce per la televisione senza imposte da pagare, egli approfittandone faceva arrivare tutte le automobili General Motors denunciandole come mezzi televisivi e si procurava un guadagno maggiore della perdita scaturita dal canal 2.

Le sue attività non furono subito scoperte e il canal 2 continuò la sua normale programmazione.

Il governo statunitense nel frattempo iniziò l’embargo commerciale nei confronti dell’isola, la televisione locale viveva grazie le pubblicità di prodotti americani e il governo cubano iniziò a promuovere la produzione di prodotti interni da pubblicizzare in tv per aiutare la crescita delle industrie interne.

La situazione diplomatica tra i due sistemi pubblicitari peggiorava di giorno in giorno e il conflitto vero e proprio scoppiò con la riforma agraria.

La maggioranza dei proprietari latifondisti erano statunitensi, con la riforma agraria i terreni divennero di proprietà statale, il governo in cambio regalò piccoli appezzamenti a ogni singolo contadino cubano e costrinse alla fuga tutti i vecchi proprietari.

Barletta, gli industriali e i giornalisti incominciarono tramite il canal 2 ad attaccare la riforma agraria, le decisioni governative e Fidel Castro.

Cosi in principio del 1960 le ispezioni nei riguardi dell’impresario italiano s’inasprirono e tutte le sue frodi furono scoperte.

Durante il mese di febbraio il canal 2, emittente nazionale, il canal 12 e il canal 10, entrambi localì, furono confiscati essendo tutti e tre del Barletta.

Già in precedenza i rivoluzionari avevano preso di mira il canal 2.

Nel 1958, infatti, vista la presenza quotidiana della moglie del generale Batista all’interno di uno spazio televisivo, alcuni ribelli avevano tagliato in alcune provincie orientali i generatori di energia dell’emittente per poter trasmettere tra di loro informazioni belliche (Radio Rebelde).

Nel 1959 il canal 4, anch’esso a carattere nazionale, si trovò in grave situazione economica vista l’eliminazione di pubblicità americane, e nel marzo dell’anno successivo rimase completamente senza soldi.

I lavoratori del canale chiesero un aiuto statale e il governo attivò un’ispezione all’interno dell’emittente, i proprietari per paura di una confisca scapparono e lasciarono l’impresa allo Stato che ne diventò il proprietario.

Il canale più forte e importante era il canal 6 CMQ, vedere il capitolo “Audience e Rating televisivo”, e il suo proprietario, Goar Mestre, era un vero e proprio magnate, possedeva il palazzo del Radiocentro, attuale edificio dell’I.C.R.T., e la catena radiofonica CMQ in centro Avana oltre a molte altre attività nel settore radio televisivo.

Anche il canal 7, emittente locale, era di sua proprietà e nel 1957, date le difficoltà economiche del canal 4, le due emittenti si unirono per salvare il canale nazionale da una bancarotta.

Una legge del ministero della comunicazione però prevedeva che per continuare ad esistere, un canale tv, dovesse avere una propria programmazione, così Mestre decise di mandare in onda in orari notturni sul canal 7 delle pellicole statunitensi senza però organizzare un palinsesto fisso con degli orari predefiniti.

Nel 1959, il canal 2 (Amedeo Barletta), per competere con il più potente Mestre, iniziò una programmazione fortissima dei migliori films americani dell’epoca senza sapere che una delle attività del padrone del canal 6, era quella di essere il rappresentante in Cuba e in Sud America di tutte le pellicole statunitensi, messicane e latino americane per tutti i paesi di lingua spagnola compresi Spagna e Portogallo.

Nessuno nell’ambiente televisivo cubano sapeva che il vero proprietario di questo enorme giro d’affari fosse Mestre che, ovviamente, usufruì di queste entrate monetarie per poter ridare la propria indipendenza ai canali 4 e 7 nel 1959.

Nel frattempo, però, esattamente durante il mese di settembre del 1959, la stazione radio CMQ si ritrovò in gravi situazioni economiche e i dipendenti, che non ricevettero il salario mensile, si rivolsero al Ministero del lavoro.

Come il governo si interessò alla questione, Mestre scappò negli USA.

Così il canal 6, il canal7, le radio CMQ, CMBF, Radio Reloj e tutti gli equipaggiamenti, i trasmettitori compreso il Radiocentro passarono allo Stato.

Era il 1960 e i nuovi governatori si ritrovarono proprietari di tutte le emittenti tv tranne il canal 11, compiendo solamente delle ispezioni economiche senza voler accentuare la lotta politica in atto con gli Stati Uniti; per tutto il 1959, infatti, i discorsi di Castro vennero trasmessi in televisione senza essere manipolati.

E’ importante trascrivere un altro episodio televisivo del 1959 per far capire la tensione che esisteva nel Paese subito dopo la vittoria rivoluzionaria.

Il Presidente dell’associazione allevamenti cubani comprò un’ora televisiva del canal 6 per attaccare con toni molto aspri e duri la riforma agraria del nuovo governo, proclamando l’abolizione della nuova legge e inneggiando al popolo una reazione a riguardo.

Mentre l’esponente di questa associazione attaccava verbalmente i rivoluzionari, i tecnici televisivi mandarono in onda dei sottotitoli con le parole “però la riforma agraria continua”.

Mestre licenziò immediatamente i suoi dipendenti rei di aver proiettato questa scritta e il sindacato televisivo decise di scioperare il giorno seguente per dimostrare solidarietà verso i lavoratori coinvolti nell’episodio.

Fidel Castro rimproverò pubblicamente la scelta di scioperare e dopo un incontro a tre svoltosi tra il lider maximo, un giornalista molto famoso Guido Garcia Inclan (figura importante nella cultura cubana, sovente veniva interpellato dai politici, anche nell’era batistiana, prima di prendere decisioni importanti, donatore di parecchie offerte per il popolo più povero) e Goar Mestre, i tre lavoratori furono salvati dal licenziamento.

Il canal 11, come sopra citato era l’unico non ancora in mano allo Stato, l’emittente era da poco nata e trasmetteva localmente nella città di Camaguey, il proprietario continuò il suo lavoro fino all’aprile del 1961 quando per sua volontà decise di regalarlo allo Stato data la precarietà economica dell’impresa.

LA NASCITA DELL’I.C.R.T. E LA CRISI ECONOMICA DEGLI ANNI ‘90

A questo punto il governo iniziò a studiare come utilizzare i due media, la radio e la televisione, il primo cambiamento effettuato fu logistico, ovvero, si mantenne in vita il canal 6, nella sola provincia dell’Avana si ristabilì il canal 2, nelle provincie orientali si utilizzarono le frequenze del canal 4 e i trasmettitori degli altri canali, per allargare il servizio televisivo, furono impiantati nelle città di Baracoa, Guantanamo e Pinar del Rio che fino ad allora non riceveva alcun segnale tv.

Un curioso aneddoto storico riferisce che si decise di utilizzare le frequenze del canal 2 per trasmettere una programmazione nazionale perché quelle del canal 4, benché avesse trasmettitori più diffusi sul territorio cubano, interferivano con i segnali delle antenne militari dello Stato e le immagini risultavano disturbate e intermittenti.

Questo fu solo il via di un profondo cambiamento, lo scopo era quello di realizzare un sistema di radio e televisione coerente, destinato a soddisfare le necessità della nuova società, nella sua totalità e non in funzione di altri obiettivi come in realtà accadde fino ad allora, distribuzione diseguale e anarchica nell’impiantare trasmettitori, grandi differenze nella qualità e nell’efficienza delle installazioni, contenuti fasulli nella programmazione e non rispettare le esigenze della maggior parte della popolazione.

Il 24 maggio 1962 mediante la legge 1030 del Consiglio dei Ministri si creò l’Istituto cubano di radiodiffusione, diventato nel 1976 I.C.R.T. Istituto cubano di radio e televisione, con l’obiettivo di diffondere e orientare le emissioni di radio e televisione a Cuba.

Con la creazione dell’I.C.R. cominciò un periodo di trasformazioni profonde finalizzate a diffondere una programmazione essenzialmente educativa, informativa e ricreativa in accordo con gli interessi della nazione, a denunciare le calunnie controrivoluzionarie e a consolidare la propria cultura, la propria indipendenza economica, politica e sociale.

I mezzi tecnici a disposizione resero possibile l’installazione di due canali a livello nazionale Telerebelde, canal 2, e il canal 6 chiamato poi Cubavision e il nascere a poco a poco di telecentros provinciali.

Fin dal principio cambiò completamente lo stile televisivo, i programmi nordamericani erano a parte films e cartoni animati completamente scomparsi e si iniziò una forte produzione nazionale di telenovelas, cartoni animati privi di violenza per bambini e programmi storici- culturali che insegnassero i valori socialisti.

Quando nel 1970 si celebrò il primo congresso di educazione, scienza e cultura i segnali televisivi coprivano il 96 % del territorio nazionale, nel 1974 entrò in due sistemi satellitari e dal 1986 inaugurò un servizio internazionale Cubavision, canale via satellite captabile in varie zone dell’Africa, del Centro America e del Caribe.

Nel 1975 durante il primo congresso nazionale del partito comunista cubano si ribadirono i principi della comunicazione televisiva e radiofonica.

Nel socialismo, i media di comunicazione massiva fanno parte di un processo di comunicazione che si realizza quotidianamente attraverso il partito, lo Stato e tutte le organizzazioni popolari per la costruzione della nuova società.

Per le sue capacità di diffusione, i media hanno la funzione di ampliare, generalizzare e arricchire il contenuto di questo processo apportando l’informazione nazionale e internazionale e assumere responsabilità specifiche di carattere educativo, organizzativo, culturale e ricreativo.

Una delle principali mete da raggiungere è liberare l’uomo dalla dominazione borghese impressa nelle propria coscienza.

 

Che Guevara riferendosi a questo tema disse: “Le pecche del passato si rimandano al presente nella coscienza individuale e c’è da fare un gran lavoro continuo per sradicarle, la società nel socialismo deve convertirsi in una scuola gigantesca”.

Il media deve contribuire a conseguire questi obiettivi ed è un fattore fondamentale nella formazione delle nuove generazioni.

La radio e la televisione possiedono qualità specifiche che le conferiscono importanza eccezionale nel mondo attuale.

Sono di suo straordinario valore le seguenti qualità:

·        Portare un messaggio culturale, pedagogico, ideologico e ricreativo a milioni d’essere umani.

·        Permettere all’ascoltatore, dovunque sia la sua residenza, di partecipare all’evento che si realizza in qualsiasi parte del mondo.

·        Avere la capacità di informare rapidamente circa qualsiasi avvenimento.

I programmi di radio e televisione devono tenere conto nella propria diffusione quotidiana le necessità di bambini, giovani e adulti, operai, contadini, intellettuali, studenti, donne di casa ponendo l’accento sul contenuto politico e ideologico in tutti i programmi, nel linguaggio da utilizzare e nello studio degli orari più adeguati.

Per sua facilità nel raggiungere tutti con straordinaria rapidità, è necessario che i telegiornali e gli altri spazi informativi siano oggetto di privilegio nella programmazione quotidiana.

Si deve prestare speciale attenzione ai valori della cultura, alle manifestazioni culturali dei paesi socialisti e alle genuine espressioni artistiche dei paesi latino americani, del Caribe, africani e asiatici.

Tanto la radio quanto la televisione hanno la propria forma d’espressione e oltre alle proprie specifiche attività devono diffondere la produzione artistica che generano altri organismi del settore culturale: cinema, teatro, danza, musica e altre manifestazioni.

L’I.C.R.T. negli ultimi venticinque anni ha cercato essenzialmente di seguire i principi comunicativi sopra citati.

Storicamente la televisione non ha avuto più grossi cambiamenti se non uno sviluppo tecnologico, ha migliorato la ricezione in tutto il paese, oggi è coperta l’intera isola, ha sempre seguito le direttive governative e ha dato ampio spazio a informazione e cultura.

All’inizio degli anni ’90 questo magnifico progetto ha risentito enormemente della crisi economica e dopo anni di duri sacrifici sta iniziando a rimettersi in moto.

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Aggiornato il: 25-03-2002

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