Conclusa
la requisitoria del processo sulle talpe
al Tribunale di Palermo
PALERMO.
Otto anni di reclusione. È questa la condanna richiesta dai procuratori
generali Daniela Giglio e Enza Sabatino per l'ex governatore della Sicilia,
Salvatore Cuffaro, imputato di favoreggiamento aggravato e rivelazione di
segreti di ufficio nel processo di appello alle talpe nella Dda.
In primo grado Cuffaro era stato condannato a cinque anni per favoreggiamento
semplice. Il tribunale ritenne infatti che il governatore non aveva intenzione
di dare un contributo a Cosa nostra con le due rivelazioni che gli sono state
contestate: quella del 2001, relativa alla presenza di una microspia a casa
del capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, e quella del 2003 relativa
all'inchiesta a carico del manager della sanità privata, Michele Aiello.
Per Aiello i Pg hanno chiesto la condanna a 17 anni e otto mesi per
associazione mafiosa (in primo grado era stato condannato a 14 anni) e a otto
anni e otto mesi per Giorgio Riolo ex maresciallo dei Ros che sarebbe stato
una delle talpe dalla Dda, condannato in primo grado a 7 anni per
favoreggiamento.
L'accusa ha chiesto anche la conferma dalle sentenza di primo grado per tutti
gli altri imputati, tranne che per Adriana La Barbera che è deceduta.
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Reuters
25 novembre 2009
Palermo,
procura chiede altro
rinvio
a giudizio per Cuffaro
PALERMO
(Reuters) - La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso
esterno in associazione mafiosa nei confronti di Salvatore Cuffaro, senatore
Udc ed ex-governatore della Regione Sicilia, già condannato in primo grado a
cinque anni per favoreggiamento, nell'ambito di un procedimento che è ora in
fase di appello.
Lo
hanno riferito fonti giudiziarie, confermando le anticipazioni di alcuni
quotidiani. Al momento non è stato possibile raggiungere i legali di Cuffaro
per un commento.
La
richiesta è stata firmata dal capo procuratore Francesco Messineo,
riferiscono le fonti, in base a nuovi elementi che sarebbero emersi a carico
dell'esponente politico, al quale viene dunque contestato un reato più grave
di quello per il quale è stato riconosciuto colpevole e condannato nel
processo di primo grado, conclusosi nel 2008, sulla presunta infiltrazione di
alcune "talpe" nella Direzione distrettuale antimafia (Dda) di
Palermo.