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L' Espresso 16 OTTOBRE 2008
Clan
nel governo
di
Emiliano Fittipaldi e Gianluca Di Feo
"Era
a disposizione dei casalesi". Così un pentito accusa Nicola Cosentino. E'
il quinto collaboratore di giustizia a puntare il dito contro il sottosegretario
all'economia. Che continua a rimanere al suo posto
Durante
la mia latitanza molto spesso mi sono incontrato con l'onorevole Nicola
Cosentino. Egli stesso esplicitamente ci aveva detto di essere a nostra
disposizione... Quando dice 'nostra' Dario De Simone parla
deicasalesi, la più feroce organizzazione criminale campana.
De Simone è stato uno dei loro capi: revolver alla mano, accanto al padrino Francesco
Bidognetti ha ucciso una decina di persone. Poi nel 1996 ha deciso
di collaborare con i magistrati: le sue rivelazioni sono state determinanti per
il maxiprocesso Spartacus. Per gli inquirenti è un 'pentito' fondamentale, per
il resto del clan un condannato a morte. Quando fa il nome di Nicola
Cosentino, i killer gli hanno appena assassinato il fratello e il
cognato. Ma va avanti: "L'onorevole aveva avuto espressamente il nostro
aiuto per le sue elezioni, era a disposizione per qualunque cosa noi gli
avessimo potuto domandare. Se gli avessimo chiesto un certo tipo di lavoro
pubblico, non esisteva che potesse rifiutarsi".
De Simone registra questa deposizione il 13 settembre 1996, dopo di lui altri
quattro collaboratori di giustizia chiameranno in causa il politico di
centrodestra, come ha riferito L'espresso nelle inchieste
pubblicate nelle scorse settimane. All'epoca Cosentino era appena riuscito a
entrare in parlamento, oggi è sottosegretario all'Economia del governo
Berlusconi e coordinatore campano del Pdl. È indagato dalla Procura antimafia
di Napoli, ma la sua posizione nell'esecutivo non è stata messa in discussione.
Lo stesso Paese che si mobilita contro i piani camorristici per uccidereRoberto
Saviano, non si scandalizza per la poltrona occupata da un politico di
Casal di Principe che cinque diversi pentiti hanno indicato come "a
disposizione dei casalesi". E lo hanno fatto in tempi non sospetti. Il
primo verbale che lo accusa risale al settembre 1996, l'ultimo al primo aprile
2008: tutti prima di diventare un uomo-chiave del ministero di Giulio Tremonti.
Il
deputato viene indicato nel 1998 da Domenico Frascognacome
postino insospettabile dei messaggi del capo dei capi,Francesco
'Sandokan' Schiavone; da Carmine Schiavone,
cugino di Sandokan, come candidato della famiglia nelle elezioni comunali e
provinciali. Nel febbraio 2008 da Michele Froncillo come
il contatto per vincere le gare pubbliche. Infine Gaetano Vassallo,
l'imprenditore di camorra che per un ventennio ha inondato la Campania di scorie
tossiche, descrive il suo ruolo negli appalti per consorzi rifiuti e
termovalorizzatori. L'espresso invece ha ricostruito come
alla società della famiglia Cosentino, un colosso nel settore di gas e
petrolio, fosse stato negato il certificato antimafia: un permesso concesso solo
dopo l'intervento del prefetto Elena Stasi, poi eletta al
parlamento per il Pdl grazie anche al sostegno di Cosentino. Il nostro giornale
ha scoperto l'operazione sui terreni della centrale elettrica di Sparanise, che
ha fruttato 10 milioni di euro ai familiari del sottosegretario. E l'acquisto di
un lotto dai parenti di Schiavone. Tutto questo non ha scosso il Parlamento:
finora gli interventi si contano sulle dita di una mano. Il sottosegretario ha
respinto le accuse, promettendo querele. Il premier Berlusconi ha
chiuso la questione: "Ho assicurazione personale dagli interessati che si
tratta di operazioni legate alla politica, e non a quella realtà". Intanto
i casalesi continuano a uccidere. Nonostante le retate, nonostante i parà della
Folgore, vanno avanti nelle esecuzioni. Intanto i casalesi continuano a
elaborare piani per ammazzare Saviano, che proprio suL'espresso ha
sottolineato il silenzio intorno al caso Cosentino.
Il racconto di Dario De Simone è importante proprio per gli aspetti politici.
Il camorrista parla di vicende anteriori al 1995, anno del suo arresto, e in
particolare delle elezioni regionali di quell'aprile che videro arrivare il
giovane avvocato di Casal di Principe nel consiglio regionale guidato dal
centrodestra. In quel periodo il boss è latitante e si nasconde spesso nella
casa di uno zio della moglie di Cosentino. Lì sarebbero avvenuti i loro
incontri: "Mi chiese di aiutarlo nella campagna elettorale. Io mi diedi da
fare. Parlai con il coordinatore nella zona di Forza Italia. Ho parlato anche
con Walter Schiavone, Vincenzo Zagaria, Vincenzo Schiavone (oggi tutti detenuti
e considerati elementi di spicco del clan, ndr): tutte persone che per altro ben
conoscevano il Cosentino. Un buon gruppo di noi frequentava il club Napoli di
Casale, circolo che frequentava anche il Cosentino. Durante la latitanza, io e
Walter Schiavone abbiamo dormito spesso lì". Nel racconto del
collaboratore, il comitato elettorale per le regionali '95 poteva contare anche
sul sostegno dei vertici camorristici: "Solo a Trentola Ducenta ha raccolto
700 preferenze. Io stesso ho chiesto a varie persone la cortesia di votare
Cosentino. Certamente quando io chiedevo delle cortesie ai vari amici di
Trentola nessuno le rifiutava. Un po' tutta l'organizzazione si è occupata
delle sue elezioni. Per la zona di Aversa si è interessato Francesco Biondino,
per la zona di Lusciano Luigi Costanzo, per la zona di Gricignano la famiglia di
Andrea Autiero, per la zona di Casaluce tale L. V., per quella di Teverola il
ragioniere Di Messina". Tutte le persone indicate sono state poi arrestate.
De
Simone ricostruisce nel dettaglio anche i colloqui con il politico "dopo le
elezioni e fino al momento del mio arresto": incontri tra un latitante
ricercato per una raffica di omicidi e un assessore regionale. "Discutevamo
della situazione che si è venuta a creare dopo la retata Spartacus. Cosentino
mi tranquillizzava dicendo che la sola parola di Carmine Schiavone non poteva
consentire una condanna definitiva e che pertanto, nell'eventualità del mio
arresto, dopo un periodo di carcerazione preventiva sarei comunque uscito. Il
Cosentino mi riferì che la vittoria della coalizione di Forza Italia avrebbe
sicuramente comportato un alleggerimento della pressione nei nostri confronti e
in particolare si riferiva alle disposizioni di legge sui collaboranti della
giustizia. Ricordo anche che parlavamo degli orientamenti politici dei giudici
che si occupavano delle nostre vicende, in particolare del dottor Greco e del
dottor Cafiero che ritenevano particolarmente agguerriti nei nostri confronti.
Arrivammo alla conclusione che l'affermazione di Forza Italia avrebbe potuto
mutare la situazione, nel senso che i giudici di sinistra sarebbero stati
ridimensionati e non avrebbero più avuto quel potere alla Procura di Napoli. Il
Cosentino mi disse che bisognava stare attenti soprattutto in riferimento
all'attività politica degli onorevoli Diana e Natale in quanto persone vicine
all'onorevole Violante e che facevano pressioni affinché vi fosse un intervento
costante nella zona da parte delle forze dell'ordine".
Un capitolo inquietante riguarda la dissociazione: l'ipotesi di concedere sconti
ai mafiosi che prendevano le distanze dai clan, sul modello di quanto fatto
durante il terrorismo. De Simone fa riferimento ai colloqui tra don
Riboldi e il ministro Giovanni Conso del 1994. "È evidente
che avevamo interesse che la dissociazione fosse valorizzata. In questo momento
avremmo potuto fare sette o otto anni di carcere senza 41 bis e uscire puliti e
continuare a curare le nostre attività". De Simone conclude la sua
deposizione ribadendo: "Non ho mai ricevuto favori personali da Cosentino e
non so se altri ne abbiano ottenuti, ma egli stesso esplicitamente ci aveva
detto di essere a nostra disposizione". Dodici anni dopo, quel politico di
strada ne ha fatta tanta. Parlamentare, leader campano della coalizione di
maggioranza, sottosegretario all'Economia con un ricco budget e deleghe
delicatissime. Nonostante i sospetti, le inchieste della Procura e le relazioni
pericolose Nicola 'o 'Mericano', come lo chiamano a Casal di Principe, resta
inchiodato alla sua poltrona. Nel silenzio sempre più imbarazzato dei compagni
di governo e degli alleati della maggioranza.
(16
ottobre 2008)
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L'
Espresso 24 ottobre 2008
La
camorra nel governo. Pd e Idv: Cosentino si dimetta
Dopo
l'inchiesta de "L'espresso" due mozioni, una del Partito democratico e
l'altra dell'Italia dei valori, chiedono al governo le dimissioni del
sottosegretario all'Economia
Dopo
l'inchiesta de "L'espresso" due mozioni, una del Pd e una
dell'Italia dei valori, chiedono al governo le dimissioni di Nicola Cosentino
dall'incarico di sottosegretario all'Economia. Cosentino è stato chiamato in
causa da cinque pentiti, considerati altamente attendibili, per le sue
relazioni con il clan dei casalesi. La procura antimafia di
Napoli
lo ha iscritto nel registro degli indagati. Lui ha respinto le accuse, forte
della solidarietà di Silvio Berlusconi. Adesso dopo la copertina del nostro
settimanale e l'intervista
a Walter Veltroni, l'opposizione pone la questione formalmente. La
mozione presentata dal Pd al Senato, con il sostegno anche del senatore
D'Alia dell'Udc, impegna il governo con urgenza "a invitare l'onorevole
Cosentino alle dimissioni". Primo firmatario Luigi Zanda, seguono Anna
Finocchiaro, Nicola La Torre e, tra gli altri senatori, Gianfranco Carofiglio,
Achille Serra, Luigi De Sena, Gerardo D'Ambrosio, Felice Casson, Carlo Pegorer,
Albertina Soliani, Stefano Ceccanti, Francesco Sanna.
Molto dura anche la mozione dell'Italia dei Valori. Dichiara
il capogruppo Felice Belisario: "Allo stato attuale dei fatti non è più
concepibile che il deputato del PdL, accusato di presunta connivenza con il
clan dei casalesi, continui ad esercitare il proprio ruolo. Saranno le
indagini della magistratura far piena luce sull'intera vicenda, ma nel
frattempo Nicola Cosentino ha il dovere morale e civile di dimettersi dal
proprio incarico. Se così non fosse il presidente del Consiglio dovrebbe
procedere alla sua immediata revoca''.
(24
ottobre 2008)
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