Riciclaggio/ Mandato arresto per Di Girolamo e Scaglia, gip: maxifrode da 2
mld
AP
COM 04:59 - CRONACA- 24 FEB 2010
Ch
Roma,
24 feb. (Apcom) - Ch iesto
l'arresto anche per senatore Di Girolamo Secondo Aldo Morgigni, gip del
tribunale di Roma che ha condotto le indagini, è "tra le più colossali
frodi d'Italia". Coinvolge il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia, il
senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, conta un avviso di garanzia per Stefano
Parisi, attuale amministratore delegato di Fastweb: nel complesso un'ordinanza
di custodia cautelare per 56 persone. Ma coinvolge anche Telecom Italia. Silvio
Scaglia è accusato di riciclaggio; l'operazione congiunta Ros-Guardia di
Finanza ha portato alla luce un'evasione fiscale di quasi due miliardi di euro,
un danno erariale di 400 milioni. Il fondatore di Fastweb, all'estero per
lavoro, ha fatto sapere tramite i suoi legali di essere totalmente estraneo agli
addebiti. La vicenda relativa all'inchiesta sul maxi riciclaggio chiama in causa
direttamente anche Fastweb, quotata a Piazza Affari (oggi ha perso quasi l'8%),
e Telecom Italia Sparkle (Tis), controllata al 100% da Telecom Italia. Per
entrambe si potrebbe profilare il commissariamento su cui deciderà il gip il
prossimo 2 marzo. Nell'ordinanza si legge che "Le modalità operative
attraverso le quali Tis agiva pongono con solare evidenze il problema delle
responsabilità degli amministratori e dirigenti della società
capogruppo", Telecom Italia. La complessa frode si sarebbe sviluppata in
parte con la realizzazione di ingenti crediti fiscali, ma soprattutto con
"ingenti poste passive di bilancio apparentemente spese per pagare l'Iva in
favore delle 'cartiere'", che "consentivano a Fastweb e Telecom Italia
Sparkle di realizzare 'fondi neri per enormi valori'" su conti estero su
estero. Non solo: la frode era "talmente macroscopica" che era
"necessario per i membri del sodalizio associarsi con pubblici ufficiali,
ed in particolare ufficiali di polizia giudiziaria" per evitare le
indagini. Per il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, l'accusa sarebbe di mafia
in relazione alla sua elezione con il voto degli italiani residenti all'estero,
"effettuata anche attraverso il contributo determinante di una famiglia
della 'Ndrangheta, in particolare la famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto".
E proprio "Il clan della 'ndrangheta calabrese degli Arena ha collaborato e
protetto il sodalizio criminale".
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Il
Giornale 23 febbraio 2010
Riciclaggio,
il gip: "E' frode colossale"
Scaglia
e Di Girolamo: chiesto l'arresto
Riciclaggio
di denaro da due miliardi di euro: 56 arresti. Rete di società in Italia e
all'estero che truffavano gonfiando i crediti telefonici. L'ex ad di Fastweb
ricercato: "Sono all'estero". Indagati Telecom Italia Sparkle, Fastweb
e l'attuale ad Parisi. La procura: "Società da commissariare". Il
gip: "Una delle frodi più colossali d'Italia". Richiesto l'arresto
per il senatore Pdl che dice: "Roba da fantascienza"
Roma - Un
fiume di denaro sporco, per un ammontare complessivo di circa due miliardi di
euro, è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla guardia di finanza: 56
le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma, su richiesta della
procura distrettuale antimafia. L'accusa è quella di associazione per
delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di ingentissimi capitali
illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. Nella
rete Fastweb e Telcom Italia Sparkle che, secondo il sistema ricostruito dai
magistrati, gonfiavano la fatturazione con servizi inesistenti per accumulare
denaro su conti esteri. La procura di Roma ha fatto richiesta formale di
commissariamento delle due società. La richiesta di commissariamento è
motivata dalla "mancata vigilanza" ed è stata fatta sulla base della
legge 231 del 2001 che prevede sanzioni per quelle società che non
predispongono misure idonee a evitare danni all’intero assetto societario.
"Una
delle frodi più colossali d'Italia" "Una
delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale": così
il gip considera la vicenda emersa con l’inchiesta Broker. Nell’ordinanza il
magistrato arriva a questa conclusione valutando "l’eccezionale entità
del danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle condotte la loro
protrazione negli anni e la qualità di primari operatori di borsa e mercato di
Fastweb e Telecom Italia Sparkle. La realizzazione di ingenti crediti fiscali -
si legge nel provvedimento - era solo una delle condotte delittuose ideate dagli
amministratori e forse il lato meno significativo dell’ intera operazione
delittuosa". L'obiettivo principale era creare "ingenti poste passive
di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in
favore delle società cartiere. Le ingenti somme di denaro apparentemente spese
per pagare l’ Iva in favore delle cartiere consentivano di realizzare fondi
neri per enormi valori". In sostanza, le somme sembravano spese per attività
commerciali legittime e venivano riportate nelle uscite registrate nei bilanci
societari ma questo movimento "serviva solo a utilizzare liberamente il
denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti che non
era mai stato versato all’erario".
Mandato
d'arresto per Di Girolamo La
magistratura di Roma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge
elettorale "con l’aggravante mafiosa". Lo ha reso noto il
procuratore della dda di Roma Giancarlo Capaldo nel corso di una conferenza
stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale antimafia
Piero Grasso per illustrare l’operazione Broker contro il riciclaggio. Il gip
Aldo Morgigni chiederà l’autorizzazione a procedere. Per la sua elezione
nella circoscrizione Estero-Europa, la dda di Roma ha accertato che Di Girolamo
era supportato da esponenti della ’ndrangheta calabrese che si era attivata
per la raccolta di voti tra gli emigrati calabresi in Germania.
Già
chiesti i domiciliari Nel
giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di
Girolamo, chiedendo l’autorizzazione all’arresto alla giunta delle Immunità
parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato
l’autorizzazione e la giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del
possesso dei requisiti per l’eleggibilità. Al termine della verifica la
giunta ha richiesto al Senato l’annullamento della sua elezione. Il 29 gennaio
2009 il Senato ha deciso di rinviare gli atti alla giunta delle Elezioni "affinchè
la prosecuzione dell’attività di verifica fosse subordinata all’esito
processuale passato in giudicato". In base alle accuse l’elezione di Di
Girolamo doveva servire all’organizzazione criminale per spostarsi, senza
problemi nell’ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.
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Il Sole 24 ore 23 febbraio 2010
Chi
è Nicola Di Girolamo
di
Nicoletta Cottone
Classe
1960, il senatore Nicola Di
Girolamoè stato eletto nelle file del Popolo della libertà nella
circoscrizione estera Europa. Avvocato e imprenditore, 50 anni il 25 giugno,
vive a Roma e risiede a Bruxelles.
È stato eletto a Palazzo Madama alle ultime consultazioni politiche del 2008,
ma la Giunta delle elezioni del Senato ha chiesto subito la sua decadenza da
senatore per via di un certificato di residenza, non proprio cristallino,
secondo la Giunta, esibito alla presentazione della candidatura. L'accusa mossa
è di falso. Il caso è partito da un ricorso di Raffaele Fantetti, italiano
residente a Londra, primo dei non eletti nella ripartizione Europa. L'accusa era
la mancanza dei requisiti di eleggibilità dettati dalla legge Tremaglia. Nel
mirino il cambio "lampo" di residenza del senatore da Roma al comune
belga di Etterbeek, effettuato il 14 febbraio 2008. Sul caso Di Girolamo in aula
si sono svolte una serie di sedute scandite da schermaglie procedurali, chiuse
in aula dal respingimento della richiesta di annullare l'elezione del senatore
Di Girolamo.
Membro della commissione Esteri e del Comitato per le questioni degli italiani
all'estero, Di Girolamo nella legislatura ha presentato due ddl:
"Disposizioni di attuazione dell'articolo 51, comma secondo, della
Costituzione, in materia di parificazione ai cittadini italiani degli italiani
non appartenenti alla Repubblica ai fini dell'accesso ai pubblici uffici e alle
vicende elettive" e «Disposizioni in materia di riacquisto della
cittadinanza italiana da parte degli italiani residenti negli Stati ex comunisti
dell'Europa orientale e nella ex Unione delle repubbliche socialiste sovietiche».
È inoltre cofirmatario di altri 37 ddl. Ha presentato poi 11 interrogazioni a
risposta scritta.
Ora il senatore Di Girolamo è anche tra i destinatari delle misure di custodia
cautelare emesse dal Gip di Roma, su richiesta della Procura distrettuale
antimafia di Roma. Di Girolamo é accusato, ha spiegato il procuratore della Dda
di Roma, Giancarlo Capaldo, del reato di associazione per delinquere finalizzata
al riciclaggio transanzionale in quanto partecipe di un sodalizio criminale che,
tra il 2003 e il 2006, avrebbe riciclato oltre 2 miliardi di euro. Di Girolamo
é anche accusato di avere violato la normativa elettorale "con
l'aggravante mafiosa".
La
sua elezione nel collegio estero di Stoccarda sarebbe stata favorita da un
broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della 'ndrangheta di Isola
Capo Rizzuto. La 'ndrangheta avrebbe acquistato numerose schede elettorali tra
gli immigrati calabresi a Stoccarda, apponendo sulle schede il voto per Di
Girolamo. La richiesta di arresto nei confronti di Di Girolamo dovrà adesso
essere esaminata dalla Giunta per le elezioni e delle immunità del Senato.
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La Repubblica 23 febbraio 2010
Pesanti
accuse del pm di Roma Capaldo, nel confronti del parlamentare Pdl eletto nella
circoscrizione estera Europa
I favori in cambio di coperture al traffico illecito di valuta per cui sono
state arrestate cinquantasei persone
"Per
la sua elezione determinante la 'ndrangheta"
Nuova richiesta di arresto per Di Girolamo
"Mafiosi
calabresi in Germania, nel collegio di Stoccarda, hanno raccolto i certificati
elettorali dei nostri immigrati"
Dopo la nomina gli vennero contestate grosse irregolarità. Niente manette per
la difesa dei senatori del centro-destra
ROMA -
"L'elezione del senatore Nicola Di Girolamo è stata fatta anche attraverso
il contributo
determinante
di una famiglia della 'ndrangheta, in particolare la famiglia Arena di Isola di
Capo Rizzuto". Con queste parole il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo
Capaldo, ha dato la notizia del coinvolgimento del parlamentare del Pdl eletto
nella circoscrizione estera Europa, nell'operazione Broker contro il riciclaggio
condotta dal Ros e dalla Guardia di finanza, per cui è stato disposto l'arresto
nei confronti di 56 persone (tra le quali anche Silvio
Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb). Anche per Di Girolamo è stato
chiesto l'arresto.
E non è la prima volta. Questa, per il senatore, è la seconda richiesta di una
misura cautelare sempre legata a pesanti illeciti elettorali. Subito dopo
l'elezione vennero contestate grosse irregolarità e contro di lui arrivò anche
il ricorso del primo dei non eletti del Pdl. Ma furono proprio i senatori del
Pdl che lo difesero fino alla decisione di rinviare ogni atto alla conclusione
in giudicato del processo.
Ora il gip ha inviato una nuova richiesta alla giunta delle autorizzazioni a
procedere del Senato. Per Di Girolamo l'accusa è quella di violazione della
normativa elettorale, con l'aggravante mafiosa prevista dall'articolo 7 della
legge del '91. Il senatore è anche accusato di associazione per delinquere
finalizzata al riciclaggio transnazionale, per aver fatto parte di un gruppo
criminale che, tra il 2003 e il 2006, avrebbe riciclato oltre 2 miliardi di
euro.
Avvocato e imprenditore, Di Girolamo è nato il 25 giugno 1960 a Roma e risiede
a Bruxelles. E' stato eletto a Palazzo Madama alle ultime consultazioni
politiche del 2008 ed è componente della commissione Esteri e del comitato per
le questioni degli italiani all'estero. In particolare, secondo quanto
ricostruito dagli inquirenti, la stessa elezione del senatore sarebbe stata
sostenuta da persone legate alla malavita.
Uno
dei principali datori di lavoro dell'avvocato-senatore - ha continuato il capo
della procura nazionale antimafia presente alla conferenza stampa, Piero Grasso
- il signor Gennaro Mokbel, legato in passato ad ambienti della destra eversiva,
era uno dei catalizzatori dell'operazione di riciclaggio con le società di tlc.
"Nel corso delle passata campagna elettorale, le indagini hanno documentato
che esponenti della 'ndrangheta si sono recati in Germania, nel collegio di
Stoccarda, ed hanno raccolto i certificati elettorali dei nostri immigrati. In
questo modo hanno poi espresso i voti in favore di Di Girolamo. E' uno dei
profili più inquietanti che sono emersi da questa indagine".
Mokbel, dopo aver assunto l'incarico di segretario regionale del Lazio del
movimento 'Alleanza Federalista', a seguito di contrasti con i vertici
nazionali, si è fatto promotore di una nuova piattaforma politica denominata
'Partito Federalista', con sedi in diversi municipi del comune di Roma,
attribuendo ad alcuni sodali incarichi di responsabilità. In occasione delle
elezioni politiche dell'aprile 2008, Mokbel ha lavorato per conto dell'avvocato
Di Girolamo, suo stretto collaboratore, già utilizzato per la costituzione
delle società internazionali di comodo funzionali al riciclaggio. Dalle
indagini si è scoperto che si sono tenute alcune riunioni ad Isola di Capo
Rizzuto, con esponenti della 'ndrangheta, per la raccolta di voti tra gli
emigrati calabresi in Germania. Agli incontri, oltre a Di Girolamo e Mokbel,
avrebbero partecipato esponenti della cosca Arena, tra cui il reggente Fabrizio
Arena e Franco Pugliese, già sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica
sicurezza.
Nell'occasione, Pugliese avrebbe incaricato una persona di sua fiducia affinché
si mettesse a disposizione di un emissario del gruppo Mokbel per sovrintendere
nel distretto di Stoccarda alle fasi finali della propaganda e alla materiale
compilazione delle schede elettorali recuperate dagli emigrati italiani. Secondo
gli investigatori, il gruppo era riuscito ad appropriarsi di un cospicuo numero
di scehede elettorali di quel distretto, sulle quali aveva fraudolentemente
espresso la preferenza per Di Girolamo, inviandole successivamente al competente
Consolato italiano.
Dopo la sua elezione, la procura ha avviato un procedimento parallelo per
verificare la regolarità delle operazioni di voto e il possesso del requisito
indispensabile della residenza in Belgio da parte del neo senatore. In dettaglio
all'indirizzo belga indicato nel modulo di autocertificazione di accettazione
della candidatura, il parlamentare non risultava avere alcuna residenza. Ecco
perché il 7 giugno del 2008 il gip aveva emesso nei confronti di Di Girolamo
una misura cautelare, con contestuale richiesta di autorizzazione agli arresti
domiciliari, alla Giunta delle elezioni e delle Immunità. Autorizzazione negata
dalla Giunta e dall'Aula del Senato.
Contemporaneamente il Senato ricevette un ricorso da parte del primo dei non
eletti nella circoscrizione Europa, Raffaele Fantetti sempre del Pdl, il quale
richiedeva al Senato di valutare la legittimità della candidatura e quindi
dell'elezione di Di Girolamo. La questione venne dibattuta in un giudizio
pubblico dalla Giunta (il senatore era difeso dall'avvocato Taormina) e il
procedimento si concluse con una delibera che proponeva all'Aula del Senato di
dichiarare decaduto Di Girolamo.
In Aula il dibattito ci fu il 29 gennaio 2009. Ma in Senato ci fu una netta
levata di scudi da parte del Pdl in difesa del collega: "Approvando con una
votazione a scrutinio segreto un ordine del giorno presentato dal senatore De
Gregorio (PdL) e da altri senatori in difformità dalle conclusioni della Giunta
delle elezioni e delle immunità parlamentari - si leggeve in un comunicato di
Palazzo Madama - il Senato ha deliberato di rinviare, fino a quando non sia
stato conseguito un accertamento con autorità di cosa giudicata sui fatti
oggetto del relativo procedimento penale, l'annullamento dell'elezione del
senatore Nicola Di Girolamo". In sintesi venne deciso di rinviare gli atti
alla Giunta affinché la prosecuzione dell'attività di verifica fosse
subordinata all'esito del processo, una volta passato in giudicato. Oggi, quella
del gip Morgigni è una seconda misura cautelare che non sarà eseguita.