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dov'è finito il buco di Tremonti?

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il buco c'è, anzi no, anzi sì

 

 

 


Il ministro Tremonti è quel simpatico economista che giurò e spergiurò che l'Ulivo non sarebbe riuscito ad entrare in Europa. Secondo lui, anzi, non ci si doveva nemmeno provare. Divenuto ministro, e non sapendo far di conto, ha deciso di buttarla sulla cabala: "il governo dell'Ulivo ci ha lasciato 10.000 miliardi di deficit", diceva a giugno 2001. "no, mi ero sbagliato: il buco è di 30.000 miliardi", aggiungeva a settembre.

Quando la Commissione Europea promosse i conti dell'Italia, nel gennaio del 2002, Tremonti se ne andò a Bruxelles da bravo scolaretto ringraziando e confessando che il buco non c'era, in realtà. Per merito del governo Berlusconi.

Tutto finito? Macchè. Il buco torna, più grande di prima (37.000 miliardi) ad aprile: quando, cioè, il governo capisce che non potrà onorare la promessa della diminuzione delle tasse. E cosa c'è di più facile di incolpare i governi dell'Ulivo, già promossi da Bruxelles?

Come all'asilo Mariuccia: è sempre colpa dell'altro. E intanto la Commissione Europea e la BCE gli danno dell'incompetente. Ottimo, per un sedicente economista!

In più, nel 2002 i dati ISTAT mostrano un paese con il 7,8% di entrate fiscali in meno e il debito pubblico più alto della storia italiana, oltre ad un tasso di crescita scarso (0,1%) e ad un crollo della produzione industriale (leggi).

Ciliegina sulla torta? Moody's promuove i conti italiani: il governo (nella fattispecie Tremonti e Berlusconi) gongolano, si fanno belli davanti ai media. Peccato che il dato si riferisse al quinquennio 1996-2001: proprio gli anni del risanamento dell'Ulivo.
Tutto nel silenzio colpevole della stampa.

   

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