di
Andrea Di Nicola
L'Espresso - 5/10/2002
CAPRI - "Abbiamo
letto la Finanziaria ministro Tremonti e per questo possiamo dire
che non ci piace per nulla". Antonio D'Amato non ci sta. La
missione degli ambasciatori di Berlusconi venuti a Capri a tentare
di ricucire un rapporto se non d'amore almeno di non belligeranza
con gli industriali vecchi e giovani è fallita. E la fa fallire
il presidente degli industriali italiani con poche frasi che in
sostanza dicono: vi abbiamo creduto quando prendevate gli impegni
oggi non vi crediamo più. "Dite che la Finanziaria è
modificabile - dice D'Amato al ministro Marzano seduto in platea
- bene noi attendiamo di vedere".
Come un amante tradito D'Amato non salva nulla
nelle mosse di quello che è stato per qualche mese un grande
amore. A Parma non si capiva se il programma della Casa delle libertà
fosse quello di Confindustria o viceversa, "Ci avete copiato",
disse non più di un anno e mezzo fa Berlusconi al capo degli
industriali. E per questo i provvedimenti di oggi bruciano ancora
di più sulla pelle degli industriali.
"Oggi - inizia la risposta di D'Amato
a Tremonti - diciamo che proprio alla luce dei dati e delle tabelle
le nostre preoccupazioni espresse prima di vedere quei numeri si
rafforzano". Applausi a scena aperta. "Ci aspettavamo
una Finanziaria di svolta, era il momento giusto: un anno senza
elezioni, secondo anno di legislatura. E invece, per quanto riguarda
il Sud ci troviamo davanti una delle peggiori leggi Finanziarie
scritte a memoria mia".
D'Amato ricorda a Berlusconi ma soprattutto
a Tremonti che l'Italia deve far diventare "l'intelligenza
sviluppo", che è un Paese con "iniquità
enormi". "Chi conosce - chiede D'Amato ai suoi giovani
colleghi - il nome di Bernardo Romano? Non lo conosce nessuno è
un disoccupato napoletano che si è dato fuoco e la moglie
per risarcimento ha chiesto un lavoro vero. Non lo conosce nessuno
eppure sono a decine nella situazione di Romano. E su queste cose
non si scherza. Non si può abbandonare il Sud e lasciare
fuori gli esclusi. Per questo la Finanziaria non ci piace".
Potrebbe bastare ma non a D'Amato che oggi
vuole esprimere tutta intera la sua contrarietà. "Vogliamo
sviluppo vero - ricorda - non pezze a colori come si dice a Napoli
per rappezzare buchi non previsti ma prevedibili e che il nostro
ufficio studi aveva previsto".
Ma non solo sul Sud D'Amato si sente tradito.
"Anche il decreto fiscale - continua davanti ad un Marzano
sempre più in difficoltà - per come è stato
disegnato contraddice gli impegni del governo, impegni presi qualche
mese fa non un secolo fa quando Tremonti ci disse che la Dit non
sarebbe stata toccata se non si fosse fatta riforma fiscale".
E se il governo si trincera dietro la scusa dei conti D'Amato contrattacca:
"Avevamo avvertito che il gettito Irpeg sarebbe diminuito".
Poi ce n'ha anche per Buttiglione e quel suo "decreto Robin
Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri". "Roba da
cartoni animati" chiosa D'Amato.
Ma lo sfogo non è finito. "Abbiamo
visto - continua D'Amato - cosa succede quando si introducono idee
bizzarre facendo cosmesi sui conti pubblici: non si risolvono i
problemi e si paralizza l'economia del sud. E allora rivedetela
questa Finanziaria che non potrà più essere di svolta
ma che almeno abbia un pizzico di sviluppo". Ricorda il Patto
per l'Italia e gli impegni presi per il Sud e la legalità.
Poi riassume il suo rapporto, ormai concluso,
con il governo Berlusconi. "Aveva iniziato bene - rammenta
quasi con nostalgia - avevano scritto parole convergenti con le
nostre, avevano iniziato bene sui contratti, il Patto per l'Italia
ma poi la strada verso il rigore e lo sviluppo si è bloccato.
Non siamo partner della coalizione, non vogliamo riscuotere cambiali,
su riforme e sviluppo non ci sono scambi, vanno fatte e basta".
E così il convegno dei giovani industriali si conclude con
il divorzio degli industriali dal governo delle destre.
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