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In Italia «il processo di risanamento
dei conti pubblici e il raggiungimento e il mantenimento di un obiettivo
di pareggio di bilancio nel medio termine sono soggetti a un alto
grado di incertezza». Bruxelles lancia un monito deciso all'Italia
e, nell'ultimo Rapporto annuale sulle finanze pubbliche della direzione
generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione,
punta nuovamente il dito sulle misure «una tantum» decise
dall'esecutivo, in particolare sulla cartolarizzazione degli immobili.
In pratica il Governo cerca lequilibrio di bilancio con operazioni
finanziarie, come la vendita degli immobili pubblici, che potranno
avere effetti solo sullesercizio in corso ed avere dunque
effetti drogati sul complesso dei conti pubblici. «Esiste
il rischio - si legge - che la vendita degli asset possa non sfociare
negli importi previsti nel 2002 e specialmente nel 2003 dal momento
che l'entità della proprietà pubblica in vendita deve
essere ancora definita e valutata». Ma, anche se il governo
riuscirà a ottenere i proventi previsti, aggiunge il rapporto,
«le previsioni della Commissione suggeriscono che nel 2003
l'equilibrio dei conti sarà distante dall'obiettivo di medio-periodo».
La Commissione ribalta dunque le ottimistiche previsioni del governo
Berlusconi, basate su dati che gli esperti europei contestano radicalmente.
Già nellultimo rapporto di primavera l'organo esecutivo
Ue aveva indicato per l'Italia un deficit all'1,3% sia nel 2002
che nel 2003 a fronte di stime governative di un deficit allo 0,5%
quest'anno e del pareggio di bilancio il prossimo anno.
Secondo la Commissione, i rischi sono soprattutto per il 2003: «l'equilibrio
di bilancio primario depurato da fattori ciclici dovrebbe rimanere
stabile nel 2002», mentre è possibile un deterioramento
nel 2003. Quindi, suggeriscono da Bruxelles, «al di là
degli effetti delle misure temporanee la sfida fiscale del governo
italiano, alla luce dell'obiettivo di una riduzione del carico fiscale,
è quella di assicurare ulteriori e durevoli riduzioni della
spesa primaria in rapporto al Pil e migliorare la qualità
della spesa». Un'operazione che dovrà passare soprattutto
attraverso una migliore gestione della spesa delle amministrazioni
locali, «cardine» delle finanze pubbliche. Al momento
infatti, spiegano gli esperti comunitari, «i legami del Patto
di stabilità nazionale con il Patto di Stabilità e
Crescita sono esigui e indiretti»: poche sanzioni in caso
di non raggiungimento degli obiettivi; gli accantonamenti previsti
per migliorare i deficit non fanno capo a parametri definiti; ma,
soprattutto, «la spesa sanitaria che rappresenta tre terzi
della spesa regionale è stata rimossa dal patto per far parte
di accordi separati». La Commissione invita quindi l'Italia
a rafforzare la vigilanza su tre aspetti della politica fiscale:
assicurare il rispetto degli obiettivi di deficit nel 2002 e nel
2003 per raggiungere il pareggio di bilancio; mettere a punto una
riforma fiscale in linea con il mantenimento di un equilibrio di
bilancio; infine portare avanti la riforma del Welfare, soprattutto
attraverso la riforma delle pensioni».
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