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articolo tratto da l'Unità del 14 maggio 2002
 

Monito da Bruxelles: «Conti pubblici italiani a rischio»

 

 

 


In Italia «il processo di risanamento dei conti pubblici e il raggiungimento e il mantenimento di un obiettivo di pareggio di bilancio nel medio termine sono soggetti a un alto grado di incertezza». Bruxelles lancia un monito deciso all'Italia e, nell'ultimo Rapporto annuale sulle finanze pubbliche della direzione generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione, punta nuovamente il dito sulle misure «una tantum» decise dall'esecutivo, in particolare sulla cartolarizzazione degli immobili. In pratica il Governo cerca l’equilibrio di bilancio con operazioni finanziarie, come la vendita degli immobili pubblici, che potranno avere effetti solo sull’esercizio in corso ed avere dunque effetti “drogati” sul complesso dei conti pubblici. «Esiste il rischio - si legge - che la vendita degli asset possa non sfociare negli importi previsti nel 2002 e specialmente nel 2003 dal momento che l'entità della proprietà pubblica in vendita deve essere ancora definita e valutata». Ma, anche se il governo riuscirà a ottenere i proventi previsti, aggiunge il rapporto, «le previsioni della Commissione suggeriscono che nel 2003 l'equilibrio dei conti sarà distante dall'obiettivo di medio-periodo».
La Commissione ribalta dunque le ottimistiche previsioni del governo Berlusconi, basate su dati che gli esperti europei contestano radicalmente. Già nell’ultimo rapporto di primavera l'organo esecutivo Ue aveva indicato per l'Italia un deficit all'1,3% sia nel 2002 che nel 2003 a fronte di stime governative di un deficit allo 0,5% quest'anno e del pareggio di bilancio il prossimo anno.
Secondo la Commissione, i rischi sono soprattutto per il 2003: «l'equilibrio di bilancio primario depurato da fattori ciclici dovrebbe rimanere stabile nel 2002», mentre è possibile un deterioramento nel 2003. Quindi, suggeriscono da Bruxelles, «al di là degli effetti delle misure temporanee la sfida fiscale del governo italiano, alla luce dell'obiettivo di una riduzione del carico fiscale, è quella di assicurare ulteriori e durevoli riduzioni della spesa primaria in rapporto al Pil e migliorare la qualità della spesa». Un'operazione che dovrà passare soprattutto attraverso una migliore gestione della spesa delle amministrazioni locali, «cardine» delle finanze pubbliche. Al momento infatti, spiegano gli esperti comunitari, «i legami del Patto di stabilità nazionale con il Patto di Stabilità e Crescita sono esigui e indiretti»: poche sanzioni in caso di non raggiungimento degli obiettivi; gli accantonamenti previsti per migliorare i deficit non fanno capo a parametri definiti; ma, soprattutto, «la spesa sanitaria che rappresenta tre terzi della spesa regionale è stata rimossa dal patto per far parte di accordi separati». La Commissione invita quindi l'Italia a rafforzare la vigilanza su tre aspetti della politica fiscale: assicurare il rispetto degli obiettivi di deficit nel 2002 e nel 2003 per raggiungere il pareggio di bilancio; mettere a punto una riforma fiscale in linea con il mantenimento di un equilibrio di bilancio; infine portare avanti la riforma del Welfare, soprattutto attraverso la riforma delle pensioni».


  articolo tratto da l'Unità del 14.05.2002
   

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