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di Angelo Faccinetto
Dopo la produzione e il Pil, il fatturato e gli ordinativi. Il quadro
delleconomia che esce dai dati Istat non è dei più
confortanti. Anzi. Nel mese di marzo il fatturato dellindustria
ha fatto segnare, su base annua, un calo tendenziale del 6 per cento,
mentre gli ordini hanno registrato una flessione del 3,5 per cento.
Un autentico crollo. Trascinato da alcuni settore strategici dellindustria
metalmeccanica e appena mitigato dal miglioramento - rispettivamente
dell1,8 e del 2 per cento - evidenziato sul mese di febbraio.
Segno di una ripresa che ancora stenta ad affermarsi.
È eloquente landamento dei settori.
Se lindustria alimentare, quella calzaturiera e quella della
carta - quanto a fatturato - hanno fatto registrare aumenti dellordine
del 2-4 per cento, i prodotti della raffinazione del petrolio e
gli apparecchi elettrici e di precisione sono crollati, rispettivamente,
del 12,2 e del 14,4 per cento. Sul fronte degli ordini, ad andar
peggio (meno 17,7 e meno 15,3 per cento)sono i veicoli - e landamento
del mercato dellauto di questi mesi ne è conferma -
e gli apparecchi elettrici. Segnali, anche questi, di una crisi
dei consumi piuttosto profonda. Mentre le speranze di ripresa sono
affidate alla produzione di macchinari (più 8,2 per cento)
e al tessile-abbigliamento (più 7,1).
Speranze prudenti, comunque. È il caso
dellindustria metalmeccanica. Dopo una fase recessiva che
ha segnato lintero 2001, nei primi mesi dellanno, come
sottolineato dallIstat, in alcuni settori si sono registrati
miglioramenti. Soprattutto per quel che riguarda il portafoglio
ordini, che si va gradualmente gonfiando. Perchè se ci si
ferma ai volumi produttivi, trascinato da automobili e apparecchi
elettrici, anche il primo trimestre di questanno è
sconfortante: meno 7,9 per cento rispetto allo stesso trimestre
dellanno scorso. Con pesanti ricadute su lavoro e occupazione,
visto che le ore di cassa integrazione, nei primi due mesi, sono
aumentate del 10,3 per cento e che, più in generale, nella
grande industria metalmeccanica la forza lavoro è diminuita
del 3,8 per cento. Le speranze di uninversione di tendenza,
comunque, sono legate allandamento della crisi dellauto,
cioè della Fiat, e più in generale del settore trasporto.
Insomma, la Tremonti-bis che doveva fungere
da motore di una ripresa rapida e sostenuta - addirittura da «boom»,
stando alle ripetute affermazioni dei vertici di Palazzo Chigi e
di Bankitalia - stenta quantomeno a decollare. E i commenti sono
preoccupati. «Se il problema dovesse proseguire in modo così
vistosamente negativo - sottolinea il direttore generale di Federmeccanica,
Roberto Biglieri - la ricaduta sarà molto pesante per tutto
il metalmeccanico». E per tutta lindustria nazionale,
stante la strategicità del settore. A Nomisma si guarda al
futuro con scarso ottimismo.
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