intervista de l'Unità a Nicola Rossi,
economista
ROMA «È davvero il governo dei record. Basta
guardare il debito pubblico per accorgersene». È il
primo commento a caldo sui numeri della finanza pubblica delleconomista
Nicola Rossi -deputato ds - nel giorno in cui si preannuncia il
decreto «taglia-deficit» da parte del governo. «Il
processo di risanamento si è interrotot a metà dellanno
scorso», osserva il deputato. Polemiche a parte, «Tremonti
sta facendo qualcosa di doveroso, se si è accorto che i conti
non tornano fa bene a porre rimedio».
Eppure oggi Tremonti dice che non si tratta
di una manovra.
«Che sia una manovra è difficile
negarlo. Quando si arriva ad aprile, si osservano dati che segnalano
preoccupazione, si guarda il dato del fabbisogno che non va bene,
e si vara un decreto che sostanzialmente da un lato tira i cordoni
della borsa sul versante della spesa e dallaltro procura nuove
entrate, il tutto per probabilmente qualche decimo di Pil, si potrà
pure non chiamare manovra, ma nella sostanza lo è. Certo,
la dimensione non è quella di altri casi, quella del 95
per intenderci, ma che tecnicamente questa sia una manovra bis è
sicuro».
Una correzione di tiro dunque?
«Per certi versi è un atto di
responsabilità del governo. Le condizioni della finanza pubblica
sono tali da rendere molto problematico il raggiungimento dellobiettivo
dello 0,5% di deficit. Non lo dice solo lopposizione, anche
lFmi».
Tremonti oggi conferma gli obiettivi prefissati.
«Se lo conferma dopo il decreto a maggior
ragione ha messo in piedi una manovra, che ripeto è un atto
di responsabilità».
Il ministro dice anche che abbasserà
le tasse lanno prossimo.
«È probabile che la manovra bis
serva anche a creare degli spazi aggiuntivi. La cosa che devessere
chiara comunque è che si fa la stessa cosa che si è
fatta tantissime altre volte negli anni 80 e nei primissimi
anni 90».
Il blocco del 40% dei fondi speciali dellEconomia
in cosa si traduce?
«Che si riducono i fondi disponibili
per le nuove leggi, quelle la cui approvazione può avvenire
nel corso dellesercizio».
Questa decisione avrà un peso anche
per il dialogo sociale, per la reperibilità dei fondi per
il welfare?
«I più coinvolti sono i ministri
ed i parlamentari, perché su leggi di questo genere si appunta
lattenzione dei parlamentari. Loperazione è stringere
i cordoni nellanno 2002, ma questo non sarà indolore,
né allinterno del governo né dentro la maggioranza.
Quanto allo stallo in cui si trovano sul mercato del lavoro, non
è detto che con il decreto sia colpito lo stato sociale.
È possibile che loperazione sia congegnata in modo
tale per andare in Finanziaria prossima a trovare le risorse necessarie
alla riforma. Che, per il momento sulla delega resta a costo zero».
Lintervento sulle cooperative mette
a rischio un mercato?
«Certo i costi per le cooperative aumentano.
Naturalmente sono andati a colpire dove avevano già previsto
di agire».
Dalla revoca delle agevolazioni per le banche
quanto ci si può aspettare?
«Il decreto dispone che le agevolazioni
sono finite. Ma secondo me sono finite anche le operazioni più
importanti di fusione e aggregazione. Dunque, non credo che se ne
ricaverà granché. Certo, si propspetta la restituzione
degli sgravi di cui si è già goduto (2,77 miliardi
di euro), ma chissà quando e se arriverà, visto che
gli istituti hanno impugnato la decisione di Bruxelles che li aveva
censurati».
Quali effetti potrà avere lintervento
sulla Cassa depositi e prestiti?
«Se queste operazioni di project financing,
in cui la Cassa è chiamata ad operare, vengono fatte a condizioni
non di mercato, vuol dire che ci stiamo preparando a scavare un
altro «buco» della finanza pubblica. Se loperazione
si fa a condizioni di mercato, ci si chiede perché non ci
sono privati disposti a partecipare, come ad esempio una finanziaria».
Isomma, è una coperta corta che si
tira da tutte le parti?
«Spesso in economia è così.
In ogni caso il vero buco, quello con cui abbiamo a
che fare oggi, è dovuto sostanzialmente al fallimento di
alcuni provvedimenti. Soprattutto quello sul sommerso non sta funzionando
e, per quanto ci risulta, non funzionerà neanche dopo la
revisione. Quei seimila miliardi sono molto in dubbio».
Quindi per il momento si cercano questi
seimila miliardi?
«No, cè un problema molto
più generale. La crescita nel 2002 inferiore al previsto
che porterà meno gettito, poi la spesa sanitaria fuori linea,
in più ci sono provvedimenti già presi che renderanno
meno del previsto. Tutto questo messo insieme rende preoccupante
lo stato della finanza pubblica».
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