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articolo tratto da "l'Unità" del 22 gennaio 2002
 
dov'è finito il buco di Tremonti?

 

 

 

di Sergio Sergi

L'Europa promuove i conti dell’Ulivo. Dov'è il "buco" sbandierato da Tremonti?

Bruxelles - Un panorama idilliaco. I conti italiani? “Tra i migliori in Europa!”. Mica stiamo a scherzare. Mancavano, a Giulio Tremonti, il ministro dell’Economia, il fiocco al collo, il grembiulino alle ginocchia, i calzettoni e i pantaloni alla zuava e l’avrebbero scambiato per lo scolaro che torna a casa e consegna la pagellina del primo trimestre. É stato bravo, vero? Ma senza dubbio, che portento, che risultato da campioncino, un alunno diligente e modello. E il buco, bambino, il buco dov’è finito? Non facciamo che ci nascondi la verità, potrebbe allungarti il naso. Ma quale buco! I conti italiani - “me l’hanno detto anche i miei colleghi giunti da tutt’Europa” - sono tra i migliori”. Anzi, ecco il concetto che rende maggiormente per un titolo di giornale: “I conti pubblici italiani sono eccezionalmente normali”. Che battuta: la normalità che diventa eccezione. Un capolavoro. E non basta. “In verità, un po’ tutti i numeri italiani sono ottimi, e molti vanno meglio del previsto, come quelli che segnalano il rientro dei capitali dall’estero”. Ma sì, tutto fila liscio e dopo Natale, dopo un lento avvio, una valanga di danaro ha ripreso la via di casa. Siamo sommersi. Non è che ci racconta le bugie? Suvvia, non è tempo.
Lo scolaro Tremonti è tanto felice e salta di gioia. Vuole dire una poesia, dopo le feste per la bella pagella. Una poesia agli italiani. Ce l’ha sulla punta della lingua, non ha potuto recitarla lunedì perché i giornali l’indomani non sarebbero stati in edicola e si prende la rivincita. Cita Scott Fitzgerald in “Tenera è la notte” per ricordare che “la Svizzera è un posto dove poche cose nascono e molte muoiono”. Un appello ai connazionali perché abbandonino le banche della Confederazione e riportino i loro capitali in Italia: “Non credo che gli italiani vogliano far morire i loro soldi in Svizzera”. Un appello che avrà molta presa, di sicuro, nelle famiglie con un solo stipendio, tra i pensionati e i giovani. Che fugone dai “caveaux” elvetici, tutti “spalloni” alla rovescia per i valichi alpini. Tutta roba buona per i conti pubblici che sono in perfetta regola. Meglio di quelli della Germania, che soffre e rischia la febbre del 3%. Peccato che lo scolaretto dimentica di dire, peccato d’infanzia, che i conti sono quelli che ha ereditato dal governo di centro-sinistra. Ha, di fatto, copiato la pagellina, quella bella.
E ha avuto facile gioco Piero Fassino, a Bruxelles per una serie di incontri, a dire: “Sono lieto che sia sparito il buco di cui Tremonti ha parlato a milioni di italiani in tv. Adesso, decenza vorrebbe, che il ministro tornasse davanti alle telecamere per spiegare che la voragine dei conti non è mai esistita e chiedere scusa per aver detto una cosa non vera”. Fassino ha stigmatizzato il comportamento ambiguo e grave del ministro: “Tutte le volte che viene in Europa offre un quadro ottimistico, poi torna in Italia e racconta altre verità”.
I ministri finanziari hanno approvato i “programmi di stabilità” di cinque paesi (Belgio, Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo) e quello di “convergenza” della Svezia, nazione fuori dall’area della moneta unica. Tutti in linea con il “Patto di stabilità e crescita”. Sui lavori ha aleggiato il problema della Germania e del Portogallo nei cui confronti potrebbe essere indirizzato una sorta di “avvertimento”a non sforare il 3% del deficit. Nella riunione la possibilità di un ammonimento è stata allontanata. Il commissario agli Affari economici e monetari, Pedro Solbes, ha confessato che un provvedimento che avesse come obiettivo il più grande paese dell’Ue “è una decisione difficile”.
Un altro annuncio di Tremonti: l’Italia condividerebbe un’iniziativa collegiale di abolizione delle monetine in centesimi dell’euro, come ha già fatto la Finlandia. Dice che sarebbe un evento molto popolare. Il governo, infine, ricorrerà contro la decisione della Commissione che penalizza le fusioni bancarie.

  tratto da "l'Unità" del 22 gennaio 2002
 

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