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di Paolo Leon
Per giudicare un anno di politica economica
del governo, dobbiamo scegliere se usare come criterio la teoria
della maggioranza o il buon senso. La maggioranza, tuttavia, si
affida a due diverse idee della politica economica. La prima è
la cosiddetta economia dellofferta, che guida lazione
di Tremonti, secondo la quale se si riducono le aliquote dellimposte
i ricchi investiranno di più, aumenterà lattività
economica e con questa il gettito tributario, si compenserà
quella riduzione e si eviterà un taglio alle spese. Lesperienza
del primo anno di governo si incarica di smentire clamorosamente
questa teoria (come, del resto, avevamo previsto in tanti), visto
che nonostante la Tremonti-bis, il gettito tributario diminuisce
ad un ritmo preoccupante, mentre gli investimenti aumentano in misura
deludente. È vero che la nostra economia risente della debole
congiuttura internazionale, ma le leggi dei «cento giorni»
dovevano servire proprio a correggere quella congiuntura negativa.
La seconda idea di politica economica (Berlusconi) si rifà
alla cosiddetta nuova economia classica (che è ben noto non
essere né nuova né classica) e afferma che la politica
economica è inutile o dannosa. Faccio un esempio: per questa
corrente di pensiero, se lo Stato riducesse le imposte allo scopo
di stimolare lattività economica, si ridurrebbe il
risparmio pubblico, il tasso di interesse aumenterebbe, e si annullerebbe
leffetto positivo della riduzione delle imposte. La teoria
è stata già smentita molte volte nella realtà,
ma è interessante notare come le due idee di politica economica
non siano tra loro coerenti: per Berlusconi, a differenza di Tremonti,
è inutile ridurre le imposte, a meno che non si riducano
anche le spese. Dunque, la vera politica economica del governo consisterebbe
nel realizzare lo Stato Minimo: imposte più basse, spesa
pubblica (sanità, pensioni, pubblico impiego) più
bassa. Come questo orientamento avrebbe potuto correggere la congiuntura
negativa, è un mistero. Durante il primo anno di governo,
in ogni caso, non è accaduto nulla che confortasse questa
politica: e, infatti, il deficit pubblico è aumentato. Un
fiasco, dunque, per le stesse teorie governative.
È troppo generoso, però, giudicare il governo sulla
base della coerenza con il suo stesso pensiero - cui forse non tiene
nemmeno il governo, visto come bistratta i valori della trasparenza,
della sincerità, dellonesto contraddittorio. Usiamo,
allora, il buon senso per giudicare lazione di governo, e
osserviamo i dati. La crescita del PIL è inferiore alle previsioni
di circa un punto, le entrate tributarie continuano a deludere e
il debito pubblico continua ad aumentare in valore assoluto, forse
perfino come percentuale del PIL. Lunico dato positivo riguarda
l'occupazione, ma nonostante la maggiore flessibilità laumento
è la metà di quello realizzato lanno precedente,
e se poi si misura loccupazione in termini di lavoro a tempo
pieno, penso che non sia cresciuta affatto. I salari reali sono
aumentati pochissimo, e abbiamo soltanto scampato il pericolo di
un crollo dei consumi. In compenso i tassi reali di interesse sui
prestiti fatti dal sistema bancario sono aumentati fortemente, penalizzando
le imprese, mentre il differenziale di inflazione con gli altri
paesi dellEuro è tornato a farsi sentire. Il divario
del Mezzogiorno non sembra essersi ridotto. Sullandamento
di Borsa è meglio tacere. Insomma, non un semplice fallimento
di una o laltra delle teorie governative, ma un fiasco reale
che imbarazzerebbe qualsiasi governo. L'impressione netta è
che, invece, il governo non sia veramente interessato allandamento
delleconomia. La linea di Berlusconi sembra quella del lasciar
fare: praticando, in economica, loblio e la pigrizia, mentre
in politica si pratica la lotta alla magistratura, al sindacato,
alla libera informazione. Mi chiedo se il governo, questanno,
si sia scompostamente agitato in politica anche allo scopo di far
dimenticare la sua singolare malinconia economica.
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