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Perché Muro Leccese    

Antonio De Ferrariis Galateo, grande umanista e studioso  del Cinquecento, scrisse nel "De situ Iapvgiae," che  Muro è così chiamata per le traccie di antiche mura che una volta circondavano quel «vicus», come egli vide ai suoi tempi, nei frequenti viaggi per i consulti medici cui veniva chiamato. Ed è lo stesso Galateo a fare, un quadro caratterizzante dell’agro e della flora murese. Gli ulivi sono in gran parte rimasti; dei lecci, che occupavano centinaia di ettari, è rimasto nell’agro, come altrove nel Basso Salento, un pallido ricordo. Se Muro avesse potuto scegliere, durante la revisione onomastica dei comuni italiani, conseguente all’Unità, un attributo più adeguato per distinguersi dalla sorella omonima della Lucania, si sarebbe dovuta chiamare più Muro Lecceto che Leccese: anche se, forse, l’ uno e l’altro aggettivo finiscono per indicare la stessa cosa. E certo, in ogni modo, che la distruzione degli immensi lecceti dell’agro murese, che ebbero il colpo di grazia nel primo trentennio dell’800, fu un danno enorme per l’economia e l’ecologia locale. Ma il leccio vi rimane, testardo, sui muriccioli e sulle siepi che dividono gli infiniti appezzamenti di terreno; e, a volte, più che sotto forma di ciuffi e di cespugli, s’innalza maestoso, proprio a ridosso delle antiche mura, con una straordinaria puntualità, come ci è dato osservare, ad es., lungo la muraglia tra le tenute dei «Piccoli Matini» e la «Carcàra»: dove, col leccio dalla piccola foglia ricciuta e pungente, vive, come segno d’antica vegetazione, l'olivastro, il rovo e, talvolta, anche il corbezzolo.

Invece di quello del Moro ricciuto si addirebbe di più a Muro lo stemma del liocorno e dei due leoni rampanti, quale fu visto da Girolamo Marciano, come testimonianza emblematica di qualcuna delle antiche casate muresì, in tempi in cui gli stemmi avevano una forza ben definita e facevano da richiamo toponomastico e da segnaletica per i diversi quartieri cittadini (le «insulae») in mancanza di una onomastica viaria. Non è infrequente neppure oggi imbattersi in stemmi con elmi e scudi, serpenti, cervi e leoni, che occhieggiano sui fronti degli edifici e negli atri caratteristici della vecchia Muro, tra viuzze tortuose e angiporti.Perchè

 

 

 

 

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Aggiornato il 10/02/2003