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Santa
Maria di Miggiano (secc. XIV-XVI)
La
chiesetta di Santa Maria di Miggiano, al contrario della chiesetta
murese di Santa Marina che, insieme con il San Pietro di
Otranto e la Santa Cristina di Carpignano Salentino segna il periodo
di più intensi rapporti con la pittura bizantina dell'Italia meridionale
da parte di Bisanzio, rappresenta il tramonto di quella
pittura. Si tratta, tuttavia, di un tramonto lento. Infatti, scomparsa
la Bisanzio politica e militare, dalla Terra d'Otranto, non scomparve
però l'arte bizantina, così come non scomparve la cultura e tutto
quanto di "bizantino" esprimeva la vita quotidiana.
D'altra parte, non era possibile un mutamento sociale così repentino.
"Bisanzio" continuava a durare, nel Salento, anche durante
la dominazione normanno - sveva, fino agli Angioini e, per certi
aspetti, fino all'età aragonese e all'evo moderno. Venendo al
concreto, vogliamo dire che c'è molta differenza tra l'affresco
della Santa Marina e quello di Santa Maria di Miggiano, per restare
nella stessa area di Muro Leccese. Santa Maria di Miggiano, dal
nome dell'antico feudo in cui sì trova in agro murese è in aperta
campagna, a circa due chilometri dal centro urbano, sulla via
per Scorrano. La si raggiunge svoltando a sinistra in un viottolo
costeggiato da muri a secco, i classici muri che recingono le
medioevali "chiusure" (le chisùre nel dialetto locale)
dai lunghissimi filari di ulivi, dominatori della campagna murese.
La chiesetta doveva costituire un particolare titolo "beneficiale"
per il clero greco di Muro. Con le leggi eversive, quel "beneficio"
fu incamerato e poi alienato. L'edificio, della metà del sec.
XIV, è andato rifatto più volte; perciò ha perduto in parte la
sua originaria fisionomia architettonica. Si tratta di un vano
rettangolare, di m. 11,60 di lunghezza per m. 6,50 di larghezza.
La volta è a tetto, fatto di canne ed embrici di fattura salentina,
con due spioventi sostenuti da capriate e travi in legno locale.
La zona presbiterale è divisa dall'aula per mezzo di un ampio
arco. L'attuale porta d'ingresso, situata sulla parete sinistra,
rivolta a nord, non è quella originaria. E' presumibile che l'ingresso,
dove ora c'è una porta posticcia, dovesse essere ad ovest, in
direzione frontale rispetto all'abside, che è ad est, secondo
i canoni rispettati nelle chiese bizantine. I pochi avanzi iconografici
che oggi si ammirano, specialmente nella zona dell'abside e nel
catino, mostrano bene certi richiami e stilistici, rilevati nella
chiesetta di Santa Marina. L'affresco è elaborato, tuttavia, in
maniera più rozza. Il compito storico esercitato dall'arte bizantina
ormai andava esaurendosi, nel recupero di un patrimonio di civiltà,
quello appunto lasciato nel Salento dalla cultura ellenistica,
le cui dimensioni vanno ben al di là dei confini dell'Arte, per
abbracciare la filosofia, la teologia, il diritto, le scienze.
La diaspora "bizantina" post-paleologa, qui in Santa
Maria di Miggiano come altrove in Terra d'Otranto, segna un punto-limite
della storia salentina. Essa sta ad indicare che il Medioevo ellenistico
è passato, e che sul suo tronco millenario si aprono gemme nuove.
Molto poco dicono le Visite pastorali degli arcivescovi di Otranto
su questa chiesa. Del resto i vescovi guardarono sempre con poca
attenzione le chiese di rito greco, specialmente dopo l'abbandono
graduale della liturgia orientale nelle contrade salentine. Questo
fatto nocque molto alla sopravvivenza e conservazione delle chiese
bizantine. A chiusura di questo paragrafo è forse opportuno
dire che la storia locale di Muro Leccese registra, da antica
data, una particolare sagra, il giovedì dopo Pasqua, incentrata
in Santa Maria di Miggiano. E' probabile che lo spiazzo antistante
e le costruzioni adiacenti all'edificio sacro - che resta in tal
modo strozzato e quasi sommerso - servissero per i pellegrini,
provenienti anche dai centri vicini. La cronaca locale del Sei
e Settecento dice che erano frequenti tumulti a sfondo
popolare. provocati proprio in occasione di quella sagra. A volte
si trattava di moti di reazione al dominio esoso e spregiudicato
dei Protonobilissimo, principi del luogo. A volte si trattava
di rivalità paesane tra gli abitanti di Muro e quelli della vicina
Sanàrica o di Scorrano. Oggi le cose sono completamente mutate.
La gente accorre alla sagra di Santa Maria di Miggiano, ma con
ben altro spirito.
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