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Il maiale, è una presenza caratteristica del paese. Secondo un aneddoto, un allevatore teneva in un recinto, all’aperto, molti maiali; sennonché, piovendo abbondantemente, essi si bagnarono. L’uomo allora temendo che gli animali prendessero qualche malanno, aiutato da alcuni lavoranti, li infilò in un grande forno perché si asciugassero e accese il fuoco. Accadde l’inevitabile; e le povere bestie mentre si abbrustolivano strillavano, si contorcevano e digrignavano i denti. Ma lo sciocco padrone non aveva capito niente e sghignazzava rivolto ai presenti: «Guardàti comu sta ritene, pare ca sta sciòcane» (Guardate come ridono, sembra che stiano giocando). Il maiale comunque a Muro è oggetto di una tradizione antica, tuttora rispettata, anche se non si svolge più secondo i rituali di un tempo. Anticamente infatti, in occasione della festa dei Santi Medici, si usava allevare un maialino che era lasciato libero di girare per le vie del paese per essere allevato dalla collettività. Il suo «porcile» era la piazza del paese dove, in mezzo al fango e alla sporcizia, passava i suoi giorni ingrassando. Nel giorno prestabilito veniva ucciso e cucinato in enormi recipienti di rame rosso e tutti gli abitanti avevano il diritto di mangiare un po’ di quella carne lessa per devozione ai santi festeggiati. Oggi nella terza domenica di ottobre, il paese è in festa per la tradizione chiamata «lu porcu meu» (il mio porco). Non si usa più, però, allevare pubblicamente il porcello, ma la carne di maiale lessa e condita con sale e pepe, è venduta in tutte le macellerie, bettole e trattorie. In questo vi è certamente il desiderio di rispettare la tradizione, ma subentra anche un fatto puramente commerciale: dopo la pausa estiva con la festa «Lu porcu meu» si dà via alla vendita della carne di maiale.

 

 

 

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Aggiornato il 10/02/2003