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Lo Hobbit o la riconquista del Tesoro

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Che cosa può rendere così interessante una semplice storia per bambini? E’ di sicuro ciò che si sono domandati tutti quei lettori, estranei al genere, come me, quando hanno deciso di leggere il secondo, per importanza e sostanza, direi, tra gli scritti Tolkeniani. Si tratta di una storia semplice, che certo non brilla di luce propria, bensì della luce riflessa del ben più famoso Signore degli Anelli, eppure gli appassionati ne consigliano la lettura prima di intraprendere la titanica impresa di affrontare lui, il Signore. Il perché è ovvio: il mondo di Tolkien, popolato di Elfi, maghi, nani, hobbit e mostri di vario genere, è già tutto qui rappresentato, così, in un certo senso, il libro diventa una sorta di introduzione alla poderosa trilogia già citata.

Ma chi è questo Hobbit? Ma il signor Bilbo Baggins, che diamine! Abitante in una magnifica, ordinata e ricca caverna hobbit, proprio ai piedi della Collina, il quale, alla tenera età di circa cinquant’anni (ma non fateci caso, gli anni in questo mondo sono un po’ come nella Bibbia, ricordate Noè?) si trova a vivere, insieme a un drappello di nani, altrettanto giovani, capitanati dallo stregone Gandalf, la più avventurosa delle avventure! Si assiste a magie straordinarie, a trappole astute, a battaglie epiche, a morti eroiche; si attraversano foreste, fiumi incantati, mondi sotterranei, si scoprono tesori meravigliosi e un sacco di personaggi interessanti, aquile come Concord (ma anche come aviazione militare), corvi come piccioni viaggiatori, insomma, siamo proprio nel favoloso mondo delle favole e della fantasia e il tutto, direi, risulta abbastanza gradevole. 

Il più antipatico mi sa che è proprio lui, lo Hobbit, sempre affamato, sempre stanco, decisamente calcolatore, però è dotato di ingegno, gli va riconosciuto, e di un alto senso dell’amicizia, grazie ai quali, i nani saranno più volte disseppelliti dalla montagna di guai nei quali, ingenuamente, riescono a cacciarsi (eh, eh, a loro le montagne piacevano proprio!). Ma se non sbaglio era dotato anche di qualcos’altro… ma sì, l’Anello! Accidenti, stavo dimenticando una faccenda fondamentale: l’astuto signor Baggins riesce a derubare uno strano essere che vive in un sorta di lago sotterraneo, di un anello magico, capace di rendere invisibile chi lo indossa, e sennò come faceva ad aver sempre la meglio il nostro eroe?

In fondo ci si affeziona a questo minuscolo essere, capace di grandi imprese (… la lotta e la vittoria del piccolo contro le potenze del male…), direi che è una buona guida, in questo fantastico mondo al quale noi grandi siamo un po’ disabituati.

Ma soprattutto, al termine di questa lettura, uno si chiede: lo leggo o no, “Il Signore degli Anelli”?… E poi si dice che la gente non si pone più domande!

 

11/09/2002