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In mare con Gordon Pym |
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Le forme artistiche preferite da Edgar
Allan Poe sono state quasi sempre la poesia ed il racconto breve.
Il quasi è dovuto alla presenza di un unico libro nella bibliografia del
nostro autore: "La storia di Gordon Pym”. Apparentemente si tratta di un racconto di vita marinaresca:
all’inizio dell’800 il giovane Artur Gordon Pym, ci racconta in prima
persona di come, affascinato dalla romantica malinconia che gli procurano
i più spaventosi racconti di mare, decide di imbarcarsi come clandestino
su una nave mercantile. Da questo momento il nostro sventurato
protagonista vivrà le più terribili esperienze che potevano capitare a
chi a quell’epoca osasse sfidare gli oceani. Fra le altre cose rischierà
d’incontrare un’orribile morte seppellito vivo nella tetra e
maleodorante stiva di una nave, sarà testimone di un sanguinoso
ammutinamento che si concluderà con una paurosa scena di cannibalismo,
verrà insidiato dalla fame e dalla sete su una nave ridotta ad un inutile
relitto, le sue ultime risorse di sanità mentale saranno messe a dura
prova dalla lugubre visione di una nave fantasma (forse un esperienza
reale, forse un allucinazione) che, con il suo aberrante carico di morte,
quasi lo sfiorerà mentre cerca di rimanere disperatamente aggrappato ai
resti semiaffondati della sua barca; infine arriverà ad esplorare
le allora sconosciute terre dell’Antartide dove, come calando lentamente
in vortice in cui la realtà ed il delirio si confondono, verrà a
contatto con popolazioni, terre, animali, sconosciuti ed impossibili. Come avverrà in molti altri futuri racconti di
mistero o di fantascienza, questo libro non ha un lieto fine o un rassicurante
epilogo che possa rimettere ordine e dare al lettore esaustive conclusioni
o risposte: il racconto di Gordon Pym si conclude quando il protagonista,
ridotto a navigare nei misteriosi mari dell'Antartide su una canoa con
pochissimi compagni superstiti contempla una misteriosa, enorme, velata
ed onirica figura umanoide, bianca di un soprannaturale pallore,
che gli si para dinanzi, nel vuoto dell’oceano, forse un guardiano di
nascosti segreti che vuole sbarrargli il passo e punirlo per essersi
spinto troppo oltre, forse al contrario è qualcosa che vuole invitarlo a
proseguire il viaggio verso luoghi
ancora più sorprendenti, o forse è la rappresentazione materiale di ciò
che d’inconoscibile sempre rimane nell'esperienza umana nonostante tutte
le possibili esplorazioni, forse è un prodotto della ragione stessa, che
alla fine delle terre, riconosce che c’è qualcosa che la supera... All'inizio di questa recensione ho detto che questa
opera di Poe è solo
apparentemente un’opera marinaresca in quanto l’intento dell’autore
non era certamente quello di descrivere una realistica per quanto
avventurosa vita di mare. Anche se nel libro vi sono delle notazioni
“tecniche” su come realmente si conducevano le navi all'epoca di Poe,
è chiaro che il viaggio per mare è un espediente per poter raccontare
tutte le paure, gli incubi, i sentimenti e le visioni che riempiono
l’opera e la vita di questo autore: l’incubo d’essere sepolti vivi,
il fascino e la paura dell'ignoto, le sensazioni che si provano in
situazioni estreme, i momenti di depressione seguiti da energetica
euforia, la malinconia romantica del infelice, la scrittura come chiave
per accedere ad un mondo diverso e come unica ancora di salvezza…… Io ritengo che il valore di un libro si misuri anche
dagli influssi che questa opera ha avuto nei confronti di libri e racconti
futuri, scritti da autori anche lontani dal genere dello scrittore
originale. Prendendo come buono questo metro “la storia di Gordon Pym.”
si piazza a buon livello nella classifica della letteratura fantastica. Molti critici letterari affermano che “Moby Dick", il capolavoro di Melville, sia nata anche leggendo questo libro, la grande balena bianca sarebbe un evoluzione della spettrale figura bianca che con la sua apparizione conclude il libro. Non si tratta di una supposizione di critici ma di una verità documentata; l’influsso che questo libro ebbe nei confronti di Julio Verne, tanto da ossessionarlo e costringerlo a scriverne una specie di continuazione ”la sfinge dei ghiacci” (1897), così come H.P.Lovecraft scrisse la sua “Alle montagne della follia” ispirandosi fortemente e dichiaratamente alle atmosfere antartiche di Gordon Pym . Influssi meno diretti ed immediati ma comunque presenti si ritrovano nelle opere di Conrad (Cuore di tenebra), Stevenson (L'isola del tesoro) e addirittura in dipinti della scuola surrealista, come nel quadro “La reproduction interdicte” di René Magritte. In
conclusione, i gorghi dell’odissea di Gordon Pym
vi aspettano se volete un brivido strano sotto l’ombrellone ; se
poi durante la lettura vedete in mare un veliero olandese
con a bordo un
capitano che ,con uno strano sorriso, vi fa cenno di salire... "A questo punto fummo trascinati nelle fauci della
cateratta dove un baratro immane si spalancò per inghiottirci. Ma ecco
sorgere sul nostro cammino una figura umana infinitamente più alta di
ogni altro abitatore terreste. Era avvolta in un sudario, e il colore
della sua faccia aveva il candore immacolato della neve."
29/09/2002 |
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