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POLITICA

articolo del 4 settembre 2013



L’IMMOBILISMO DEI PROFESSIONISTI


Molti ritengono la sinistra italiana ormai defunta, quindi propongono di avvicinarsi a modelli politici di paesi moderni come gli USA. Finchè ci saranno uomini che sognano l’uguaglianza dei popoli e l’uguaglianza dei diritti-doveri, la sinistra non morirà; e oggi più di ieri. Quello che dobbiamo cambiare sono gli uomini che hanno gestito la sinistra negli ultimi anni, non gli ideali.
Il problema è come selezionare una classe politica di sinistra che non rincorra la destra. Ritengo che questa selezione appartenga agli elettori. Per prima cosa gli elettori dovrebbero bocciare chi vive solo di politica, cioè i cosiddetti professionisti politici. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il professionista difficilmente farà leggi impopolari: perderebbe il consenso di molti elettori. In sostanza la politica di sinistra o di destra si divide su una semplice parola:
priorità Semplice: la sinistra dovrebbe difendere le categorie sociali più deboli senza concedere privilegi e sprechi; la destra ha sempre difeso categorie privilegiate. Negli Stati Uniti, quando ci fu un dibattito per concedere l’assistenza sanitaria gratuita ai non abbienti, un senatore repubblicano ha espresso bene la concezione politica della destra americana (e penso anche di una parte della destra europea): “Lo Stato non deve concedere molto ai poveri perché perderebbero la voglia di lottare e di lavorare”.

La prova dell’immobilismo dei professionisti è nei fatti. Vedi l’attuale governo “del fare”. Scrive Michele Ainis in un noto settimanale: “L’aumento dell’Iva? Rinviato. L’abolizione dell’Imu? Rinviata. La cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti? Dopo l’estate. La legge elettorale? Se ne parla quando andrà in porto la riforma della Costituzione. Quella sulle lobby? Messa in agenda dal Consiglio dei ministri, ma subito rinviata alle calende greche”.

Franco De Rossi



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articolo del 15 luglio 2013


BEPPE GRILLO E LA TRAPPOLA LENINISTA

di Jacopo Fo

Tra le migliaia di commenti che sono arrivati ai miei articoli, uno in particolare è perfetto per spiegare il pensiero di una parte consistente dei simpatizzanti del M5S e di Grillo. E’ di un persona forse non troppo soddisfatta di sé ma estremamente tenera che si firma Coso Brutto e scrive:

“Prima l’appello del facciamolo”. Poi gli ultimi richiami ‘state perdendo una grande occasione… il paese muore… bisogna fare in fretta’.
Abbiamo capito, volete comprarci con qualche perlina per poi dire che anche noi siamo uguali a tutti gli altri e ugualmente colpevoli. Meglio perdere qualche voto di chi crede a queste favolette e si fa abbindolare, piuttosto di mischiarsi con ladri, traditori della repubblica e menzogneri”.

Caro Coso Brutto,

la questione è che tu ti aspetti di avere per l’M5S, alle prossime elezioni, il 50% dei voti + 1. Ed è questa l’idea che Grillo evoca quando dice: prenderemo il 100% dei voti. Ovviamente è un’iperbole, lo sa bene anche lui.
La questione è quindi: il M5S potrebbe prendere più del 50% dei voti e quindi, avendo la maggioranza schiacciante in Parlamento, governare e regalarci finalmente un’Italia riformata, giusta, ecologica ed efficiente?
Questo è il problema. Il popolo italiano è pieno di gente strana, analfabeti di ritorno, collusi, gente che trae l suo piccolo vantaggio dal sistema marcio… E gente completamente incapace di capire chi sono i ladri. Non c’è modo di uscirne, almeno in tempi brevi… Neppure se il M5S fosse l’organizzazione più perfetta e potente del mondo. Si tratta di un limite fisiologico dato dall’attuale reale situazione sociale e culturale. Per cambiare l’Italia dobbiamo cambiare la testa agli italiani, ma per farlo ci vuole tempo. Non ci sono scorciatoie. Per questo io sono favorevole ad accordi con il Pd. La politica è lo specchio del Paese. Lo specchio dei reali rapporti di forza tra gruppi sociali, interessi e modi di pensare. Una trattativa, viste le forze del M5S e le spinte verso il rinnovamento provenienti dalla base del Pd, potrebbe portare oggi non a un governo e a un programma perfetti, ma almeno all’inizio di una vera stagione di riforme. Se si riuscisse a realizzare almeno gli 8 punti di Bersani otterremmo già un risultato eccellente… Sono 50 anni che parlano di riforme e poi non fanno niente.
Aspettando che il livello culturale ed etico migliori dobbiamo impedire la macelleria che
provocherebbe un peggioramento delle condizioni morali, etiche e culturali…
Questa idea che si possa sconfiggere totalmente, con un trionfo elettorale, una classe politica e una tipologia umana, ben radicata e numerosa, è errata. La corruzione dei politici non è la causa della stupidità e disonestà degli italiani. Sono un gran numero di italiani ignoranti o collusi che determinano i risultati elettorali e la pessima qualità dei governanti.
Il contrario non può funzionare e non ha mai funzionato. Già ci han provato Lenin e Mao. Un popolo con una cultura da schiavo genera sempre e comunque un potere schiavista, le buone intenzioni sono a zero! La realtà è determinata dalla qualità dei singoli non dalla grandiosità del leader.

Si tratta di una questione filosofica e pratica essenziale che da più di un secolo spacca il movimento progressista. Un interrogativo che rasenta la profondità assoluta del mistico “E’ nato prima l’uovo o la gallina?”
Quando avevo 17 anni entrai nel Gruppo Gramsci, una formazione extraparlamentare microscopica, eravamo qualche centinaio in tutta Italia. Avevamo pure un servizio d’ordine patetico che arrivava sempre in ritardo ai cortei… Terribile!
Però nel nostro esecutivo nazionale c’erano un filosofo, un economista, un operaio, una donna e un omosessuale. Ed eravamo l’unico gruppo comunista che parlava d’amore e musica rock. Inoltre ci facevano una scuola quadri eccellente. Ho imparato molto più lì che a scuola. Le lezioni di Romano Madera e Nanni Arrighi (grande economista riconosciuto a livello internazionale) erano affascinanti perché proponevano una visione del mondo completamente nuova.
La prima lezione di Madera aveva come tema la rivoluzione russa.
Madera iniziò chiedendo perché la rivoluzione russa fosse fallita.
La mia idea allora era quella che andava per la maggiore nel movimento comunista: Lenin era morto troppo presto, e Stalin, che era un criminale, aveva fatto un colpo di Stato, ammazzato decine di migliaia di veri rivoluzionari comunisti e instaurato una dittatura fascista sanguinaria truccata da comunista.
Madera mi costrinse con la sua logica a rovesciare il mio punto di vista.
Marx aveva ben spiegato che è il modo di vivere che determina il modo di pensare. Le idee nascono dalle azioni che compiamo.
Marx era convinto che gli operai, che lavoravano in migliaia nelle immense fabbriche, fossero portati, a causa della loro concentrazione numerica e del tipo di lavoro, sostanzialmente collettivo, a sviluppare una mente diversa, a capire la possibilità di collaborare, a comprendere che così come potevano gestire la fabbrica senza i padroni potevano gestire lo Stato direttamente.
Questa coscienza figlia dell’organizzazione del lavoro e della vita degli operai avrebbe quindi determinato la coscienza di classe.
Contemporaneamente lo sviluppo capitalista, in virtù delle leggi economiche che lo governavano, avrebbe portato a uno stato endemico di crisi nel quale alla fine il capitalismo speculativo sarebbe diventato un ostacolo alla produzione capitalista. Il capitalismo, cioè, avrebbe cessato di essere capace di portare sviluppo e ricchezza. Quindi sarebbe divenuto obsoleto e a quel punto (solo a quel punto) i lavoratori sarebbero stati costretti, per necessità, a prendere in mano la situazione e creare una società socialista, basata sulla cooperazione.

Corollario di questa idea, che è il fondamento della teoria di Marx e Engels, era il fatto che Lenin era un pirla.
Se fosse stato marxista non avrebbe mai cercato di creare una società socialista in una nazione che aveva ancora una struttura economica contadina, con un numero irrilevante di operai.
Avrebbe dovuto al contrario guidare la transizione dalla Russia semi feudale a un capitalismo dal volto umano, alleandosi con la borghesia nazionale e limitandosi a garantire un livello decente di equità sociale. Solo quando il capitalismo avesse esaurito la sua funzione di forza di propulsione dello sviluppo, avrebbe potuto iniziare la transizione verso il socialismo.
Invece Lenin aveva perso la testa: a causa di un colpo di culo spaventoso (dal punto di vista della probabilità storica) un piccolo gruppo di comunisti ben organizzati, era riuscito a prendere il potere con una rapida azione militare. Quindi avevano scambiato quella vittoria come la prova che il popolo russo avesse compiuto in pochi mesi quel salto di stile di vita e di modo di pensare che solo decenni di sviluppo capitalista avrebbero potuto creare.
L’ascesa di Stalin era inevitabile. La creazione di una burocrazia statale comunista non avrebbe mai potuto diventare uno strumento di crescita umana e intellettuale del popolo. Milioni di contadini russi erano abituati a ubbidire e a essere trattati come schiavi. I funzionari dello Stato del partito divennero così i nuovi padroni (violenti e corrotti) perché quella era la loro mentalità e la mentalità dei cittadini.
Questo tragico paradigma si può applicare a tutti i tentativi di imporre militarmente un sistema socialista a popolazioni precapitaliste: Albania, Cina, Cuba, Vietnam, Cambogia… Un disastro dopo l’altro perché non è possibile imporre la democrazia laddove la struttura produttiva non ha portato allo sviluppo di una coscienza democratica. Per avere la democrazia è necessario che le persone la vogliano veramente e sappiano gestirla.
Nonostante queste lezioni illuminate io non riuscii a capire fino in fondo il senso di questo ragionamento. Due anni dopo, nel 1974, mi trovai insieme ad altre migliaia di comunisti a credere che fosse giunto in Italia il momento in cui il socialismo era maturo e quindi si poteva iniziare a costruire il socialismo. Era sufficiente che ci procurassimo un po’ di armi e iniziassimo a sparare perché il potere ci cadesse in mano.
Per fortuna prima che io mi sporcassi le mani di sangue, mi trovai a pormi una domanda che nasceva da una semplice constatazione.
In quel momento in Italia c’erano 3-4 mila compagni pronti alla guerra civile, ipotizzai che e avessimo lavorato bene avremmo potuto mettere insieme in un paio di anni altri 50 mila militanti pronti a tutto. I capitalisti avevano dalla loro parte l’aviazione. Eravamo realmente in grado di vincerli?
Posi questa domanda a Toni Negri durante una riunione dell’esecutivo nazionale di Rosso. Parlò un’ora senza riuscire a rispondere alla mia semplice domanda militare. In effetti bastava andare in giro guardando le facce delle persone per rendersi conto che non esisteva una massa enorme di italiani intenzionati a fare la rivoluzione. Lo shopping tirava di più.
Di lì a pochi giorni uscimmo in 150 da Rosso, ed è stata una delle cose più intelligenti che abbiamo fatto in vita nostra.
Quei pochi che restarono con Toni Negri ebbero la vita distrutta o morirono ammazzati. Erano caduti in una trappola mentale spaventosa. E che fosse una trappola divenne evidente quando a partire dal 1977 le bande armate furono distrutte in poco tempo grazie a un numero spaventoso di pentiti. La maggioranza degli arrestati quando si trovò in prigione, con la prospettiva di farsi 20 anni, si rese conto che nessuna rivoluzione ci sarebbe stata, che nessuno li avrebbe liberati, che non c’era nessun proletariato pronto alla rivoluzione… Le loro illusioni crollarono e per lo più si pentirono (denunciarono i loro compagni a 100 per volta) o si dissociarono. Nel giro di pochi mesi la potente Armata Rossa fu azzerata.
E non può esserci dimostrazione migliore del fatto che la valutazione sullo stato di sviluppo del capitalismo in Italia e della coscienza di classe fosse basata su pure allucinazioni oniriche (e sinceramente non capisco proprio chi ancora continua ad ascoltare persone come Toni Negri, che insistono imperterrite ad affermare che le loro analisi di 40 anni fa erano perfette. Hanno guidato un’armata di disperati verso la rovina, sostenendo che avevano la prova scientifica della volontà di milioni di operai di insorgere e non hanno mai fatto autocritica… La loro religione è basata sull’avere le fette di salame sugli occhi…).

I fallimenti delle rivoluzioni socialiste nei paesi contadini e dei tentativi insurrezionali degli anni settanta nei paesi capitalisti hanno entrambi dietro l’idea errata che la qualità delle persone (dei leader) possa sostituire il livello di coscienza del popolo.

Il M5S sta cadendo in un’analoga trappola logica.
Se il Pdl e il Pd fanno un governo insieme faranno schifo e alle prossime elezioni noi vinceremo col 50%. In questo caso la battaglia elettorale ha preso (fortunatamente) il posto dell’insurrezione armata (un grande passo avanti, sono molto meno pirla di quanto lo fossi io a 19 anni).
Ma la tipologia dell’errore è simile: si pensa che esista un popolo che nella sua maggioranza desidera veramente la democrazia, e che esista dietro questo popolo una società che a causa della sua struttura produttiva ha creato una crescita culturale tale da rendere cosciente e matura per la democrazia diretta la maggioranza dei nostri connazionali.
Quante persone leggono i vostri blog? Quante persone guardano il Grande Fratello? Come puoi pensare che chi guarda il Grande Fratello abbia la testa per partecipare alla democrazia diretta a partire da domani mattina?

Grillo non tiene conto che gran parte di chi ha votato M5S lo ha fatto per rabbia contro la Casta, non perché ha veramente capito i valori (e i doveri) della democrazia diretta.
Come Lenin ha vinto la rivoluzione militare per un colpo di culo così Grillo ha avuto il culo (e l’abiltà) di radunare attorno a sé un grande consenso. Un consenso ottenuto CONTRO l’esistente, non a favore di un chiaro progetto per il futuro. In Italia la cultura dei furbetti va ancora forte.
Datemi retta amici del M5S, cerchiamo di cambiare quel che le condizioni storiche ci consentono. Se ci riusciremo convinceremo altri al cambiamento. Se si tornerà invece a votare, prima di fare le riforme essenziali (spreco, corruzione, burocrazia, evasione fiscal, illegalità) non aumenterete i voti. Nessuno vi darà la medaglia neanche se riuscirete dimostrare che i cattivi sono gli altri. Non importa. I voto di protesta se non arrivate ai risultati evaporerà perché è basato su un particolare momento emotivo e di disperazione economica. Sotto il 24% non sareste più determinanti in parlamento. E in più rischiamo di Nuovo Berlusconi.
Meglio un uovo oggi che una gallina domani.


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articolo del 10 luglio 2012

VLADIMIR ILIC LENIN “STATO E RIVOLUZIONE”, EDITORI RIUNITI 1974

A cura di Franco Vicentini

PROGRAMMA DI LENIN SCRITTO SU “STATO E RIVOLUZIONE” PRIMA DELLA RIVOLUZIONE DEL 1917

Prima del crollo dell’Unione Sovietica nei paesi del comunismo reale l’abolizione delle classi era ancora lontanissima. In quella società i “compagni” non erano affatto “uguali”: i funzionari dello Stato, gli ufficiali dell’esercito e della polizia, i direttori delle industrie e delle aziende agricole e tutte le gerarchie di ogni funzione pubblica, possedevano molti privilegi economici e di potere.
Marx e Lenin erano convinti che fosse sufficiente sopprimere i capitalisti e la proprietà privata per eliminare le differenze di classe (vedi le proposte di Lenin che seguono). Nulla di più errato. Finchè ci saranno le gerarchie ci saranno le differenze di classe, quindi differenze di stipendi e di privilegi. E una società senza gerarchie non può funzionare. Dopo la Rivoluzione lo capirono anche i funzionari russi di ogni paese comunista.
Il seguente programma Lenin lo scrisse prima della Rivoluzione del 1917. Lo possiamo ancora leggere nel famoso “Stato e rivoluzione”, libro molto citato ma poco letto. E’ l’unico testo (Marx non ha scritto quasi nulla sul tema delle future istituzioni statali necessarie in un comunismo reale) in cui si trova una
teoria dello Stato comunista, anche se incompleta e con ingenuità e molte contraddizioni.
Infatti, appena prese il potere, Lenin fu il primo a dimenticarsi di quanto aveva scritto. Se avesse attuato il programma illustrato in Stato e rivoluzione, illustrato qui di seguito, avrebbe perso il potere immediatamente. Ciò dimostra che l’ideale è sempre lontanissimo dalla concreta applicazione. Ecco il programma scritto nella primavera del 1917.

LA DOTTRINA MARXISTA DELLO STATO E I COMPITI DEL PROLETARIATO

Come scrivono Marx e Engels, i comunisti possono riassumere la loro dottrina in questa
unica espressione:
abolizione della proprietà privata.

Fino all’evento della fase “più elevata” del comunismo, i socialisti reclamano dalla società e dallo Stato che sia esercitato il più rigoroso controllo della misura del lavoro, e della misura del consumo; ma questo controllo degli operai sui capitalisti deve cominciare con l’espropriazione della proprietà, e deve essere esercitato non dallo Stato dei funzionari,
ma dagli operai armati

La classe operaia, per non perdere di nuovo il potere appena conquistato, da una parte deve eliminare tutto il vecchio macchinario repressivo già sfruttato contro di essa, e dall’altra deve assicurarsi contro i propri deputati e impiegati, dichiarandoli revocabili senza alcuna eccezione e in ogni momento.

Amministrazione completamente autonoma nella provincia (governatorato o regione), nei distretti e nei comuni, da parte di impiegati eletti con suffragio universale.
Abolizione di ogni autorità locale e provinciale nominata dallo Stato centrale.

Il centralismo non esclude affatto una larga autonomia amministrativa locale, la quale, mantenendo “le comuni” e “le regioni” nell’unità dello Stato,
sopprime recisamente ogni burocrazia e ogni comando dall’alto.

Come la Comune applicheremo due mezzi infallibili. In primo luogo, assegneremo elettivamente tutti gli impieghi amministrativi, giudiziari, sanitari, educativi, per suffragio generale degli interessati e con diritto costante di revoca da parte di questi. In secondo luogo, per tutti i servizi, alti e bassi, pagheremo solo lo stipendio che riceveranno gli altri lavoratori.

Separazione completa tra Stato e Chiesa. Tutte le comunità religiose senza eccezione verranno trattate dallo Stato come associazioni private. Esse perderanno quindi ogni sovvenzione pubblica e ogni influenza sulle scuole pubbliche.

Il popolo potrà reprimere gli sfruttatori e i parassiti con una macchina molto semplice, quasi senza macchina, senza un apparato speciale,
cioè mediante la semplice organizzazione delle masse in armi; i Soviet dei deputati operai e soldati.

L’intera società sarà un grande ufficio e una grande fabbrica
con uguaglianza di lavoro e uguaglianza di salario. Quanto più la democrazia sarà completa, tanto più vicino sarà il momento in cui essa diventerà superflua. Quanto più democratico sarà lo Stato composto dagli operai armati, che non sarà più uno Stato nel senso proprio della parola, tanto più rapidamente comincerà ad estinguersi ogni Stato.



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articolo del 19 febbraio 2012


NON SI POSSONO NEGARE I FATTI

di Eripac

La Lega Nord insieme al Pdl ha governato l’Italia per quasi nove anni: dal 2001 al 2011 (tranne i 20 mesi di Prodi). Il centrodestra, fino a quando Fini lasciò il Pdl, aveva una maggioranza in Parlamento che gli permetteva di approvare ogni legge non costituzionale. I fatti non si possono negare,compreso il fatto della crescita del debito pubblico: 1300 miliardi nel 2001, 1900 miliardi nel 2011 quando Berlusconi lasciò il governo.
Il centrodestra aveva promesso meno tasse, ma le tasse non si abbassarono; aveva promesso di rimandare a casa i clandestini, ma i risultati sono stati deludenti; aveva promesso città più sicure, ma ha tagliato i fondi alla polizia; aveva promesso una migliore scuola pubblica e più attenzione alla ricerca, ma ha tagliato una parte dei finanziamenti; aveva promesso un migliore servizio sanitario, ma si sono visti solo tagli; aveva promesso lavoro per tutti, ma si è visto solo più disoccupazione; aveva promesso una giustizia più veloce, ma ha velocizzato solo le prescrizioni; aveva promesso un federalismo che avrebbe risolto i problemi burocratici ed economici, ma abbiamo visto solo aumenti; aveva promesso un sano capitalismo, ma ha depenalizzato il falso in bilancio e ha offerto solo condoni; aveva promesso un milione di posti di lavoro e una crescita economica attraverso tagli fiscali, ma la crescita non c’è stata e nemmeno i tagli fiscali: ci furono, invece, moltissimi lavoratori precari e disoccupati senza futuro. Negli ultimi mesi del governo Berlusconi-Lega persino la Confindustria comprese che il centrodestra non aveva fatto nulla per gli imprenditori. Oggi Berlusconi e la Lega si presentano con le stesse promesse del 2001 e del 2008. Vi sembrano credibili?
Nel Corriere della Sera dell’11/02/2013 scrive il professor Giovanni Sartori: “Il genio di berlusconi è stato di inventare un alibi perfetto: la favola che il nostro capo del governo è impotente, che la Costituzione non gli consente di fare nulla. Questo alibi è falso; ma come fa il grosso pubblico a saperlo?”.
Noi aggiungiamo che la falsità dell’alibi di Berlusconi è dimostrata anche dl fatto che ha fatto molto per i suoi problemi con la giustizia: vedi le numerose leggi ad personam approvate dai suoi governi.


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articolo del 14 maggio 2012
IL 25 APRILE AIUTA A RICORDARE

Nessuno nega (tranne i cretini) che la potenza militare degli americani e degli inglesi è stata determinante per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Ma come è possibile che ci siano ancora italiani che negano il sacrificio di 46 mila giovani partigiani uccisi dai nazifascisti? Molti dopo essere stati torturati. Anche i comandi angloamericani hanno riconosciuto il notevole contributo militare delle forze della Resistenza partigiana. Se non ci fosse stata la Resistenza la guerra si sarebbe prolungata ancora per molti mesi. Tra i partigiani non c’erano solo comunisti, ma anche molti democristiani, liberali, socialisti, azionisti e persino monarchici. La Costituzione italiana (una delle migliori) è nata con il contributo di tutte le forze politiche antifasciste, e dice il vero chi afferma che è nata dalla Resistenza al nazifascismo. Anche i comunisti vollero la pacificazione: quando Togliatti divenne ministro della Giustizia, la sua sanatoria permise a molti fascisti di riprendere le cariche nelle gerarchie dell’esercito, della polizia e della burocrazia. E fu sempre Togliatti che fece votare i comunisti per l’articolo 7 della Costituzione, articolo che confermava il Concordato del 1929 firmato da Mussolini e dalla Santa Sede (n.d.r. senza il voto dei comunisti l’articolo 7 non sarebbe passato).
A chi non conosce la storia ricordo che i partigiani erano giovani antifascisti, male armati, che spontaneamente andarono in montagna affrontando il freddo, la fame e sotto l’incubo dei rastrellamenti dei nazifascisti. Ci volevano grandi ideali di giustizia per combattere il fascismo in quelle condizioni. I fascisti, invece, erano cinque volte più numerosi, bene armati, mangiavano buon cibo e dormivano in caserme ben protette e riscaldate. Il 25 aprile 1945 abbiamo ereditato l’ Italia in macerie, affamata, che piangeva 400 mila morti nelle guerre volute dal fascismo. Gli orrori del nazifascismo non devono essere dimenticati. Il 25 aprile aiuta a ricordare.

Bruno Ferrari


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articolo inserito il 19 gennaio 2012

NON SOTTOVALUTIAMO BERLUSCONI

Il voto della Camera su Cosentino dimostra che Berlusconi è ancora un leader indispensabile per il centrodestra. Bossi, con il suo voto salva-Cosentino, ci conferma che è ancora alleato del Pdl.
Il centrosinistra ha sempre sottovalutato Berlusconi. Infatti non ha mai voluto fare una legge efficace sul conflitto d’interessi; e questa mancanza di intelligenza politica l’ha pagata molto cara. La decisione di Berlusconi di lasciare la guida del governo è certamente strategica. Ha capito che aveva solo due scelte possibili:

Se continuava a governare avrebbe portato il Paese verso un disastro economico con conseguenze devastanti per tutti gli italiani: non saputo controllare il debito pubblico (in nove anni di governo il centrodestra ha fatto crescere il debito di 600 miliardi), non ha mantenuto le promesse sul fisco (meno tasse), sulla giustizia e sul lavoro (vedi la famosa promessa del milione di posti), e nemmeno sulle liberalizzazioni e sui clandestini. Persino la Confindustria l’ha bocciato.


Per Berlusconi l’unica soluzione possibile era quella di passare le patate bollenti dell’economia malata e del gigantesco debito pubblico al governo dei tecnici; ovviamente B. spera di rientrare quando gli italiani si saranno dimenticati delle sue incapacità politiche e di amministratore pubblico. Speriamo che gli smemorati non siano troppi

Gianfranco Dugo



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articolo inserito il 07/07/2011

GLI ADORATORI POLITICI

Come si riconosce un fanatico politico ? Si riconosce perché è un adoratore del proprio leader e lo difende anche quando propone le cose più assurde. Ad esempio, se un leader di un partito di maggioranza cancellasse le super multe a coloro che hanno costruito case abusive, gli adoratori lo difenderebbero usando gli argomenti più astrusi. Ovviamente l’adoratore politico diventerà subito inflessibile e implacabile, e invocherà le leggi e le pene più severe, se un vicino di casa costruirà abusivamente su un metro quadrato del suo territorio. Questo potrebbe accadere anche con gli adoratori politici che hanno approvato la depenalizzazione del falso in bilancio. Nel caso avessero acquistato azioni di una azienda che falsificava il proprio bilancio (facendo credere di essere in attivo mentre stava per fallire e le sue azioni erano già carta straccia), gli adoratori chiederebbero subito la pena di morte per il falsificatore.

Franco De Rossi - Treviso



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articolo inserito il 07/07/2011

LE DIVISIONI SONO SEMPRE PERICOLOSE

di Franco De Rossi

La diversità culturale come la intendono molti separatisti non esiste più. Non esiste perché l’unica diversità che esiste oggi non è regionale, ma ideologica-politica. Un veneto che possiede una cultura democratica-socialista-ugualitaria è lontano anni luce dai veneti di estrema destra, ma è culturalmente vicinissimo ai meridionali e ai musulmani con le stesse idee. Quello che ci unisce tra individui non è il dialetto (parlato ormai solo dai vecchi e pochi giovani) o le vecchie tradizioni quasi tutte scomparse, ma una visione diversa di società e di ideali. Chi ama la giustizia sociale e l’uguaglianza e desidera che tutti i popoli possano vivere in pace, è lontano culturalmente anni luce da chi predica la diversità (quindi la separazione). Ed è lontano anni luce anche da chi crede ancora in arcaiche divisioni spesso crudeli e assurde. Basti pensare che fino a cinque secoli fa tutte le città italiane (comprese le città venete) si odiavano ed erano spesso in guerra tra loro. La Serenissima Repubblica di Venezia, per esempio, considerava colonie tutte le città conquistate oltre la Laguna.
Le divisioni etniche-culturali-religiose, e in molti casi razziste, sono sempre pericolose e possono scatenare dolorose guerre civili come è accaduto in Jugoslavia nei primi anni Novanta.


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articolo del 14 marzo 2011

I PRIMATI NEGATIVI DELL’ITALIA

di Franco De Rossi


La destra governa dal 2001 (eccetto il breve intervallo di Prodi) con una maggioranza in Parlamento che nessun governo precedente ha mai avuto. Anche se oggi Fini mette in difficoltà Berlusconi, chi leggerà quanto segue capirà che il Pdl e Lega non hanno risolto i più importanti problemi del Paese.
In Europa, l’Italia ha il numero più alto di enti inutili; ha il numero più alto di politici in attività; ha il numero più alto di condoni salva furbetti; ha una evasione fiscale gigantesca; ha i politici più pagati; ha lo Stato con un deficit spaventoso (1800 miliadi di euro); ha concesso il finanziamento più alto ai partiti (nonostante fosse stato abolito da un referendum); il fondo per prevenire i disastri ambientali è sempre stato insufficiente; il numero dei disoccupati e dei precari è tra i più alti; turismo e cultura sono trascurati (vedi la condizione dei musei); ha il clero più pagato e privilegiato; i giornali di partito ricevono sostanziosi contributi pubblici; ha il numero più alto di auto blu; ha due milioni di case-fantasma; gli enti nazionali e locali spendono cifre enormi per consulenze; si spende ogni anno una cifra smisurata per pagare gli interessi sui titoli di Stato emessi (70 miliardi di euro); ha i processi penali e civili più lunghi; ha un numero di leggi altissimo; dal 2001 i clandestini sono aumentati nonostante le molteplici sanatorie. Molti elettori credono che il federalismo risolverà tutti i problemi. Avranno una delusione perché il federalismo realizzato sarà molto diverso da quello sognato.


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articolo del 26 maggio 2010


PROPOSTE PER UN NUOVO CENTROSINISTRA
di Gianfranco Dugo

Nelle ultime elezioni il Centrosinistra ha perso molti voti. E' passato dal 33% nelle politiche del 2008 al 26% nelle regionali del 2010. La ragione della sconfitta dobbiamo attribuirla alla mancanza di coraggio di indicare un programma chiaro e conciso che entusiasmi l'elettorato. In politica chi dimostra poco coraggio è sempre perdente. Un solo esempio: perché il Centrosinistra quando andò al potere nel 2006 si dimenticò del conflitto d'interessi e delle leggi vergogna ? Perché invece fu rapidissimo a varare una legge di indulto molto impopolare ? Senza un cambiamento radicale questo Centrosinistra ha pochi anni di vita Perciò è necessario un nuovo gruppo dirigente. Nelle nostre province ci sono molti attivisti bravi e capaci. Viviamo un'epoca difficile: la disoccupazione sale, molte fabbriche e commerci chiudono, il debito pubblico aumenta e diminuisce il Pil. Inoltre alla scuola pubblica e alla ricerca scientifica vengono tagliati i fondi. Ecco alcune proposte concrete e molto popolari:

a) subito una legge seria sul conflitto d'interesse e cancellare immediatamente le leggi vergogna.
b) Ridurre del 50% il numero dei politici nazionali, regionali, comunali e degli enti locali.
c) Ridurre del 60% gli stipendi dei suddetti politici e dei deputati europei.
d) Sopprimere tutte le province e trasferire i dipendenti negli enti locali.
e) Abolire tutti gli enti inutili (prima di morire Ugo La Malfa ne contò 1700 ma sono aumentati).
f) Ridurre del 60% il finanziamento ai partiti.
g) Sopprimere i Comuni con meno di 5000 abitanti e inserirli in quelli vicini più grandi.
h) Togliere il buono scuola alle famiglie che mandano i figli nelle scuole private.
i) Eliminare le 150 mila auto blu, tranne per le alte cariche dello Stato.
j) Dimezzare gli stipendi di tutti gli alti dirigenti statali.
k) Costringere tutti gli enti pubblici a limitare le consulenze esterne attraverso un tetto di spesa.

Inoltre il nuovo direttivo dovrebbe presentare un progetto chiaro e dettagliato per velocizzare la giustizia, migliorare la scuola pubblica e i concorsi pubblici e finanziare la ricerca. Il federalismo fiscale per ora è impossibile perché avrebbe un costo enorme, e l'immenso debito pubblico non lo permette. Invece sarebbe necessaria una legge che punisca con sanzioni pesanti tutti i dirigenti pubblici che creano deficit negli enti da loro diretti. Le proposte popolari, come quelle elencate sopra, farebbero rinascere la fiducia nel Centrosinistra. Ricordiamoci che l'elettorato premia sempre chi fa proposte coraggiose che risolvono i problemi economici e sociali. Ad esempio in Italia abbiamo alcune industrie deboli che vanno incoraggiate: si tratta dell'industria del turismo meridionale, quella del riciclaggio dei rifiuti (da cui si potrebbe ricavare ottimi fertilizzanti ed energia) e quella della produzione delle energie alternative al petrolio e al nucleare: vedi solare, eolico, geotermico, ecc. Il solo turismo, se fosse organizzato come in Francia e in Spagna, potrebbe creare almeno due milioni di posti di lavoro soprattutto nel meridione.


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articolo del 12-12-2009

COSA HANNO FATTO I GOVERNI DI BERLUSCONI ?

I berlusconiani citano sempre Napoli, l'Aquila e Messina come esempi di buon governo. Dimenticano Catania, Palermo e tutta la Sicilia sotto l'incubo delle immondizie, della siccità estiva e della mafia. Ma ci sono inadempienze ben più gravi. Ecco un piccolo elenco.

Taglio di fondi sulla sanità.
Taglio di fondi sulla ricerca scientifica.
Taglio di fondi sulla cultura (vedi soprattutto la situazione dei musei, lasciati in stato di abbandono).
Taglio di fondi sulla scuola pubblica.
Taglio di fondi alla polizia.
Disinteresse sulle tematiche ambientali.
Condoni per chi ha esportato capitali all'estero e per gli evasori.
Depenalizzazione del falso in bilancio. Negli USA chi falsifica un bilancio è passibile di 20 anni di prigione.
Debito pubblico alle stelle: attualmente supera il 110% del Pil (il Pil annuo è di 1.400 miliardi).
Le tasse non sono diminuite. La soppressione dell'Ici sulla prima casa ha messo in crisi i comuni.
Il numero dei disoccupati non è mai stato così alto: quasi 3 milioni.
Quando verrà applicata la legge che impedisce le intercettazioni le città saranno meno sicure.
Il federalismo è ancora l'oggetto misterioso: è un contenitore vuoto e nessuno sa cosa ci metteranno dentro.
Il processo breve è in realtà un "processo annullato". Non velocizza la giustizia annullando i processi.
Tre regioni del Sud sono in ostaggio delle varie mafie. Le poche vittorie sui mafiosi-camorristi ecc. le dobbiamo alle cosiddette "toghe rosse" e alle forze di polizia.
Con Berlusconi lo Stato laico sta diventando uno Stato teocratico.

Mario Ferro



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articolo del 22-06-2009

Le spese elettorali aumentano in modo esponenziale; i partiti non sono mai sazi e chiedono sempre più soldi allo Stato. Il contributo alle spese elettorali è nato dopo che il cosiddetto Popolo Sovrano, nel 1993, aveva bocciato il finanziamento ai partiti. Cambiare nome per far rinascere le stesse cose è una specialità della partitocrazia nostrana vecchia e nuova. Adesso c’è una proposta di legge che chiede un nuovo finanziamento ai partiti, che sarà sicuramente votato dalla stragrande maggioranza dei politici. Anche i partiti populisti che predicano che il popolo dovrebbe scegliere i giudici, i senatori a vita e di altre istituzioni, quando ci sono di mezzo i soldi dimenticano i referendum decisi dal Popolo Sovrano. E’ noto che solo i cittadini devono tirare la cinghia, non i partiti e tantomeno i politici.
In un dibattito televisivo ho sentito dire che Tangentopoli è scoppiata perché i partititi sono stati costretti a prendere le tangenti perché non c’era un finanziamento pubblico. Questi politici non conoscono nemmeno la storia recente: il finanziamento ai partiti esisteva prima di Tangentopoli, ma una legge impediva ai partiti di incassare soldi illegalmente (senza fatturazione) dagli imprenditori o dalle lobby finanziarie. Molti cassieri e segretari di partito (compreso il cassiere del partito che gridava "Roma ladrona") furono colpiti proprio da questa legge.

Franco Vicentini

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