AMICI DI BERTRAND RUSSELL


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ECONOMIA



articolo del 19 febbraio 2013


NO PRIVILEGI E NO PROFESSIONISTI POLITICI

di Mauri

I politici (non tutti per fortuna) si comportano come i nobili del Settecento: piuttosto di perdere i privilegi preferiscono il fallimento dello Stato e magari essere linciati in una possibile rivoluzione. Un gruppo di parlamentari non è d’accordo con la proposta del nuovo governo di ridurre i loro stipendi. Infatti, secondo quanto stabilito dal provvedimento Monti, le indennità dei deputati dovrebbero adeguarsi alla media degli stipendi europei. Non per tutti i deputati-senatori. In Italia, negli ultimi decenni di storia parlamentare, sono stati calpestati alcuni referendum e persino leggi costituzionali. Solo due esempi. Nel 1993 un referendum abolì il finanziamento ai partiti. Subito, calpestando la volontà popolare, rinacque il finanziamento ai partiti con un altro nome. L’articolo 81 della Costituzione, voluto da Luigi Einaudi (primo Presidente eletto della Repubblica italiana ed economista liberale), recita: “Con la legge di approvazione di bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Oggi, fine 2011, il debito pubblico è di 1900 miliardi di euro. E’ vero, il Governo non può scavalcare il Parlamento, ma nemmeno il Parlamento può scavalcare la Costituzione e i referendum popolari. Le eccezioni, dettate dall’emergenza, devono valere per tutte le istituzioni, non solo per alcune. che subito dopo Tangentopoli ci fu un acceso dibattito sul professionismo politico. Chi era contro riteneva che chi intraprendeva la carriera politica sarebbe rimasto sempre prigioniero del consenso elettorale: la paura di perdere voti condanna invariabilmente all’immobilismo i professionisti politici. Teoricamente il professionista è più competente in materia, ma nella pratica è soggetto al consenso per non finire la sua carriera. Infatti il professionista politico non prenderà mai decisioni impopolari. La carriera conta più dell’interesse della collettività. Naturalmente ci sono le eccezioni. Ma in campo politico diventano sempre più rare. Per questi concreti motivi proponiamo non più di due mandati. Questa proposta toglierebbe di mezzo tutti i carrieristi.


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articolo inserito il 3 settembre 2012


UNA PROBABILE MORTE DEL CAPITALISMO NON SARA’ INDOLORE

di Eripac

In questo periodo di estrema crisi del capitalismo, ci sono molte persone di estrema sinistra che vedono vicina una rivoluzione che spazzerà via la proprietà privata e la democrazia borghese cause di tutti i mali. Queste persone sono prive di immaginazione e non hanno imparato nulla dalla storia.
Se si aspettano una vittoria comunista dopo la rivoluzione, dovrebbero riflettere sul precedente storico della Germania dopo la guerra del 14/18. La Germania degli anni Venti del ‘900 aveva tutte le condizioni sociali pre-rivoluzionarie per diventare una società comunista. Era un Paese super industrializzato (Marx prevedeva la nascita del comunismo in Germania o in Gran Bretagna, non in Russia), ma la precedente guerra mondiale voluta dai grandi capitalisti e fabbricanti di armi, la sconfitta e l’assurdo trattato di Versailles avevano affamato il popolo: i disoccupati erano oltre 6 milioni nel 1932 e c’era una svalutazione alle stelle; inoltre, a favore dei comunisti, negli anni Venti, c’era il successo della Rivoluzione russa del ’17. Il popolo (e la piccola borghesia espropriata) preferì ascoltare le sirene naziste che esaltavano il nazionalismo e il razzismo invece degli ideali del comunismo che promettevano uguaglianza e una società senza guerre e senza ricchi e senza poveri.
La storia ci insegna che una rivoluzione violenta può trasformarsi in una guerra civile e durare anni con conseguenze disastrose per tutti: i trasporti, le fabbriche anche di alimentari, i commerci e le erogazioni della luce e del gas subiranno molte limitazioni. Purtroppo le precedenti rivoluzioni ci insegnano che laddove un gruppo è abbastanza forte da imporsi su un altro (e nel nostro caso il gruppo che si imporrà sarà quello che ha i mezzi per comprare armi e mercenari, cioè il gruppo dei super ricchi che non vuole perdere le proprietà e i privilegi), lo farà. Il desiderio di possesso negli uomini è sempre esistito: è espressione di un profondo istinto umano e spesso viene difeso con ogni mezzo. Chi si illude che il capitalismo cadrà in modo indolore, non vuole capire che i grandi capitalisti non rinunceranno di finanziare e armare i partiti fascisti da sempre guardiani del grande capitale. Il risultato, dopo la caduta di questo capitalismo, sarà una feroce dittatura fascista e poliziesca in cui gli oppositori verranno subito soppressi o imprigionati.


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articolo del 10 dicembre 2011

CHI SONO I MAGGIORI RESPONSABILI DEL DEBITO PUBBLICO ?

Molti elettori di destra ritengono responsabile la sinistra dell’enorme debito pubblico. Ricordo ai suddetti elettori che il debito pubblico è aumentato dal 57 al 120% nel periodo dal 1982 al 1992. Perciò è cresciuto in modo esponenziale negli anni Ottanta quando al governo del Paese si alternavano Dc e Psi. Basta leggere i giornali dell’epoca per averne la conferma. Nel 1992, quando scoppiò Tangentopoli, il debito era arrivato a due milioni di miliardi di vecchie lire. Le sinistre avranno certamente le loro colpe, ma è chi governa che ha le maggiori responsabilità. Non si parla inoltre della crescita del debito pubblico dal 2001, anno in cui il centrodestra stravinse le elezioni, al 2011. Sappiamo che i numeri parlano spesso meglio delle parole: nel 2001 il debito pubblico era di 1300 miliardi, oggi, dicembre del 2011, siamo a quota 1900 miliardi. Altro fatto di cui si parla poco riguarda i quasi due anni del governo Prodi: nei venti mesi in cui guidò il Paese ( 2006- 2008), Prodi riuscì a contenere il debito. Il centrodestra, invece, lo fece crescere di 600 miliardi. Non dimentichiamo che la causa non ultima della catastrofe economica italiana va addebitata a chi ha creato il debito pubblico; soprattutto perché lo Stato spende annualmente 90 miliardi per pagare gli interessi ai possessori dei suoi titoli (interessi che in buona parte finiscono all’estero).


Gianfranco Dugo - Treviso



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articolo del 29 settembre 2011

ANALOGIE CON LE GRANDI DEPRESSIONI DEL 1929 E DEL 1937

di Eripac

Nel 1929 negli Stati Uniti ci fu il più grande crac finanziario della storia: il crollo di Wall Street. Molte banche chiusero e altre fallirono, migliaia di fabbriche e commerci cessarono l’attività, milioni di azionisti si trovarono in mano solo carta straccia e 12 milioni di americani si trovarono senza lavoro e alla fame. Franklin Delano Roosevelt, quando fu eletto presidente degli Stai Uniti nel marzo del 1933, diede il via a un grande programma di risanamento economico. Lo Stato stanziò miliardi di dollari per finanziare i grandi lavori pubblici (dighe, strade, ponti, ferrovie, ecc.), ma anche per sostenere l’industria e l’agricoltura private in crisi e, soprattutto, per garantire i piccoli depositi bancari. La “ricetta” ebbe successo e l’economia cominciò a riprendere.
Purtroppo quando la Grande Depressione sembrava superata, nel 1937, F.D. Roosevelt invertì la sua politica economica tagliando le spese e alzando il prelievo fiscale. Le pesanti tasse limitarono la forza d’acquisto di milioni di americani. Ritornò la depressione e la disoccupazione, anche se meno pesanti del Ventinove. Soltanto l’industria bellica (la seconda guerra mondiale era vicina), riuscì a rimuovere ancora l’economia. E’ evidente che dalla depressione del 1937 i nostri politici dovrebbero imparare molto.


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articolo del 03 marzo 2011


COSA ACCADRA' SE IL 50% DELLE INDUSTRIE ANDRA' ALL'ESTERO ?

di Claudio Benelli

L'americano Henry Ford nei primi anni del secolo scorso applicò per primo la catena di montaggio per la costruzione delle automobili. Ford era considerato un visionario pazzo perché raddoppiò la paga dei suoi operai, da 2,34 dollari a 5 dollari al giorno. "Non si tratta di compassione - disse Ford -, se tagli i salari tagli possibili clienti". L'industriale di Detroit aveva capito un secolo fa che arricchendo i dipendenti avrebbe arricchito se stesso, i commercianti e gli altri imprenditori : i dipendenti con buoni stipendi possono acquistare molte cose, i dipendenti poveri o disoccupati non acquistano nulla. Leggo che il Veneto è la regione più colpita dalla delocalizzazione industriale. Quindi non riesco a capire perché due operai su tre e persino i disoccupati votino la destra. Ma cosa promettono i partiti di destra ? "Ci difendono dalla concorrenza dei lavoratori stranieri", rispondono gli operai. Però questi operai dovrebbero rispondere alla seguente domanda: quando verranno espulsi tutti gli stranieri (ammesso che sia possibile), gli imprenditori rinunceranno di inviare le loro industrie nei paesi dove i dipendenti costano 200 o 300 euro al mese ?
Indubbiamente gli imprenditori hanno le loro buone ragioni, ma cosa accadrà in Italia quando il 30 o 50% delle nostre industrie andrà all'estero ?


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articolo del 01/07/2010

IL FEDERALISMO, COME MOLTI LO SOGNANO, RESTERA' UN SOGNO

di Franco De Rossi

La destra governa da otto anni con una maggioranza in Parlamento che nessun governo precedente ha mai avuto. Chi desidera conoscere i fatti, leggendo quanto segue, capirà che nulla è cambiato.
In Europa, l'Italia ha il numero più alto di enti inutili; ha il numero più alto di parlamentari e politici in attività (500.000); ha il numero più alto di pensionati baby; ha una evasione fiscale gigantesca (oltre 200 miliardi di euro annui); ha i politici più pagati; ha lo Stato con un debito pubblico spaventoso (1.800 miliardi di euro); ha il finanziamento più alto ai partiti; ha il clero più pagato e privilegiato d' Europa; ha i giornali di partito che ricevono sostanziosi contributi pubblici; ha il numero più alto di auto blu (574.000) che costano come una finanziaria; ha due milioni di case-fantasma che il catasto non conosce; gli enti nazionali e locali spendono cifre enormi per consulenze; si spende ogni anno una cifra smisurata (70 miliardi di euro) per pagare gli interessi sui titoli di Stato emessi per coprire anche le immense spese sopra elencate.
Moltissimi cittadini ignorano i suddetti problemi. Protestano soltanto quando i servizi non funzionano, le tasse sono troppo alte e la delinquenza aumenta, ma poi continuano a votare gli stessi partiti. Nel Nord molti elettori credono che il federalismo risolverà ogni problema. Ma avranno una delusione perché il federalismo, come lo sognano, resterà un sogno. Con la finanziaria le Regioni perderanno 8 miliardi e i Comuni 3. I tagli agli enti locali uccideranno il federalismo ?



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articolo del 16 aprile 2010


STORIA DELLE CONQUISTE ECONOMICHE E SOCIALI

di Franco De Rossi

Oggi sono in pericolo molte conquiste economiche, civili e sociali, alcune delle quali sono costate sofferenze e morti al popolo. Ecco una breve storia. Agli illuministi e liberi pensatori dobbiamo il diritto di non essere né schiavi né servi della gleba, il diritto di non essere torturati per ottene confessioni, il diritto del popolo di valere politicamente quanto un nobile, il diritto di essere giudicati dalle stesse leggi e dagli stessi Tribunali dei potenti e dei ricchi (anche se ricchi possono permettersi la difesa dei migliori avvocati). Ai movimenti socialisti, sindacali e radicali invece dobbiamo il diritto di sciopero e la giornata lavorativa di otto ore, la scuola gratuita, l'ospedale e molti farmaci gratuiti per chi ha un basso reddito, la pensione di anzianità e di invalidità, la pensione del marito defunto a favore delle vedove, l'assegno di disoccupazione per un tempo determinato, il diritto di voto anche per i nullatenenti e le donne, il diritto di non essere licenziati se non c'è una giusta causa, il diritto di divorziare e di abortire legalmente.
Tutte queste conquiste sono costate dolore e sangue (nel 1898 a Milano il generale Bava Beccaris sparò con il cannone contro gli scioperanti: 74 morti e 600 feriti). Oggi, purtroppo, molte persone non ricche votano per partiti che vorrebbero cancellare alcune conquiste elencate sopra. Non si rendono conto del pericolo.


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articolo del 25 giugno 2009

CORRERE CON IL MONDO
Scaletta dell' intervento di Roberto Vacca alla Giornata della Ricerca e dell'Innovazione organizzata da Confindustria – 6 Marzo 2008.

1 - L’innovazione si sviluppa storicamente in ondate successive. La durata di ogni onda si riduce. Il processo accelera (v. lavori di G. Mensch e C. Marchetti)
Secolo
Fine 18°
Metà 19°
Inizio 20°
Fine 20°
Durata onda innovazione (anni)
49
35
26
18
Sembra che l’innovazione stia diventando un processo ininterrotto: la legge di Moore sul raddoppio del numero di transistor in un chip ogni 18 vale da 40 anni. I limiti imposti dalle dimensioni atomiche sono imminenti – ma nano tecnologie e quantum computer garantiranno ulteriore innovazione veloce.

2 – La scienza è internazionale, ma resta vitale il problema: chi corre in Scienza e Tecnica e come? Questi fattori sono la fonte di knowhow, quindi di valore aggiunto, stabilità, benessere. Innovare in S&T garantisce sopravvivenza culturale ed economica – non è una semplice scelta di moda. Per farlo occorre attrarre e arruolare le migliori menti mondiali per le nostre università, laboratori, centri di ricerca, industrie avanzate.

3 – Questa ricetta funziona per Finlandia e Cina che, con India, Taiwan, Singapore, aumenta numero di brevetti e investimenti in R&D del 20%/anno (in Italia crescono dell’1,8%/anno – ma partiamo da livello basso: 1% del PIL investimenti rispetto a 3,7 in Finlandia). Cina e India laureano 460.000 nuovi ingegneri all’anno – da noi poche migliaia. Per ogni 1000 lavoratori i ricercatori sono 17 in Finlandia e 3 in Italia – per correre con il mondo devono crescere.
Gli investimenti in R&D e risorse umane sono fattori vitali di crescita economica: i Paesi che investono di più vedono anche crescere rapidamente il loro prodotto interno lordo. E’ una buona profilassi rispetto alla recessione che molti dicono imminente.

4 - L’innovazione ha impatti socio-economici positivi, se è più alto il contenuto di conoscenza e tecnologia. Le materie prime (acciaio, cemento, plastica, tessili, materia organica) e l’energia decrescono in proporzione e crescono i contenuti intangibili (software, conoscenza, know how, innovazione di processo). L’uomo più ricco del mondo non vende macchine, ma software. Attenti (legge di Wirth) il software rallenta più velocemente di quanto accelera lo hardware”. Il software è uno dei settori in cui all’Italia sono aperte prospettive enormi di crescita e profitto

5 - Prospettive industria italiana: nuovi incentivi con credito imposta per investimenti in R&D, aumentano se industria dà commesse a università. Ai Fondi Competitività Industria e Investimenti in RST sono stati allocati 660 M€/anno per 3 anni – stimolo a superare l’uno % del PIL.

5 - Visioni Finlandia, Singapore, Cina, India partono da livelli bassi e decollano: possiamo farlo anche noi. [La UNISYS inizian a Bangalore nel 1981 investendo mille dollari: nel 2006 ha 58.000 addetti e fattura 2.2 G$/anno] .La fisica in Italia, modesta nel sec.XIX, nel XX decollò con Corbino, Volterra, FERMI. Pochi illuminati possono creare svolte
Investimenti industriali italiani in R&D - scarsi per il predominio di PMI (sotto soglia critica) – si creano reti e aziende virtuali tra PMI anche con grandi industrie, risolvendo il problema. Cultura è prerequisito di innovazione. Rivoluzionare i media a fornire contenuti edificanti (con modelli da seguire: studiosi e innovatori, non attori). Riformare le scuole con Controllo Qualità dell’insegnamento e attraendo i migliori docenti da tutto il mondo (la Cina mira a elevare 100 università a eccellenza internazionale – l’Italia non ha nessuna università fra le prime 100 del mondo).
Invocazione all’industria: crei un politecnico privato (Finlandia ne ha 32) che diano emulazione, invenzione, cultura industriale e scientifica. I grandi politecnici USA (con molti Nobel ciascuno) dimostrano che l’industria migliora l’accademia: non la asservisce.



articolo del 25 giugno 2009

MENO TASSE ? ELIMINIAMO GLI SPRECHI!!

In Italia chiunque vinca le elezioni eredita un debito pubblico spaventoso. Per tagliare le tasse è necessario tagliare le spese e colpire gli evasori fiscali.
Se le seguenti proposte fossero attuate, perderebbero soldi e privilegi soltanto coloro che hanno molti privilegi e moltissimi soldi.
1) Ridurre del 50% il numero dei politici nazionali, regionali, comunali e degli enti locali.
2) Ridurre del 60% gli stipendi dei suddetti politici e dei deputati europei.
3) Fissare per tutte le pensioni d’oro un tetto massimo di 36 mila euro netti all’anno.
4) Fissare un tetto massimo di 40 mila euro netti all’anno a tutti i funzionari dello Stato.
5) Sopprimere tutti gli Enti provinciali (le Province dovevano essere abolite quando istituirono nel 1970 le Regioni). Sono solo centri di potere politico e burocratico e costano moltissimo.
6) Sopprimere tutte le Prefetture ( il Presidente Einaudi le considerava un potere superato).
7) Abolire tutti gli enti inutili (circa tremila) da cui tutti i partiti traggono benefici clientelari.
8) Rispetto per il Popolo Sovrano. Il finanziamento pubblico ai partiti è stato bocciato da un referendum. Non esiste alcuna giustificazione di farlo rinascere con un altro nome.
9) Se non si può annullare il Concordato (costa allo Stato ogni anno 4 miliardi di euro), si può però modificarlo: togliamo gli insegnanti di religione dalle scuole pubbliche e aboliamo l’8x1000. Negli Usa si detrae dalle tasse (è previsto un tetto) la cifra che si versa alla propria Chiesa o alla Ricerca scientifica.
10) Dimezzare le spese militari. Le Forze Armate offrono pochi risultati, ma spendono molti miliardi di euro. Naturalmente proponiamo il ritiro di tutti i contingenti militari in Iraq.
11) Sopprimiamo i Comuni con meno di cinquemila abitanti (nessuna nazione europea possiede ottomila comuni come l’ Italia).
12) Togliere il buono scuola alle famiglie che mandano i figli nelle scuole private.
13) Abolire ogni finanziamento pubblico ai giormali di partito e alle associazioni create dai parlamentari per scopi clientelari.
14) Annullare le pensioni baby e di invalidità alle famiglie che godono di un altro reddito superiore ai 40 mila euro netti all’anno.
15) Ripristinare la tassa di successione per le eredità superiori ai 200 mila euro.
16) Lotta all’evasione fiscale attraverso l’istituzione dell’ anagrafe delle proprietà immobiliari (intestate anche ai parenti stretti), società, aziende, titoli, stipendi.
17) Eliminare le 150 mila auto blu.
18) Eliminare tutte le circoscrizioni in ogni città. Sono solo un immenso spreco di denaro pubblico.
19) Oggi tutti gli enti pubblici spendono una montagna di soldi per le consulenze di tecnici privati. E’ necessaria una legge che stabilisca un tetto di spesa, altrimenti gli amministratori pagheranno con le loro tasche.
20) Dobbiamo annullare tutte le leggi che calpestano l’articolo 81 della nostra Costitutuzione suggerito da Luigi Einaudi: “Con la legge di approvazione di bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Gli amministratori pubblici di qualsiasi ente pubblico italiano, pagheranno con le loro tasche se l’articolo 81 non verrà rispettato.
Naturalmente i dipendenti degli enti soppressi dovrebbero essere trasferiti negli organici dei Comuni e di altri enti.
Nessuno dovrà perdere il posto di lavoro.

CIRCOLO CULTURALE BERTRAND RUSSELL - www.circolorusselltreviso.tk



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articolo del 29-06-2009

A Treviso il consgliere provinciale di AN Giorgio Davì (che è anche sindaco di Valdobbiadene) ha chiesto ufficialmente al Consiglio provinciale di avviare le iniziative necessarie per cancellare l’art. 59 della Costituzione (l’art. 59 permette al Presidente della Repubblica di scegliere i senatori a vita. Inoltre senatori a vita sono anche gli ex Presidenti della Repubblica). Lo scopo del consigliere è di recuperare i soldi degli stipendi degli attuali 7 senatori a vita per destinarli alle forze dell’ordine.
Il signor Davì ha fatto bene i conti ? Se divisi per le centinaia di questure e di sedi dei carabinieri esistenti in Italia, quanti euro arriveranno ad ogni sede Mille euro! Ecco invece due proposte che porterebbero nelle casse dello Stato molti milioni:
la soppressione di tutte le 107 (109 ?) Province. Le Province dovevano essere eleminate nel 1970 quando costituirono le Regioni. Per evidenti vantaggi dei partiti sono ancora in piedi.

Tutti i consiglieri, deputati, sindaci, ecc. che possiedono doppie, triple o quadruple cariche pubbliche, dovrebbero essere stpendiati per una sola carica; e tale stipendio dovrebbe essere pubblicizzato.
Se queste proposte fossero accettate da tutti i partiti entrerebbero nelle casse pubbliche non le briciole dei 7 senatori a vita, ma centinaia di migliaia di milioni di euro.

Mario Ferro

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