LA DONNA NELLA STORIA\I primi anni dell'industrializzazione
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Una volta finita la guerra.

*IL BOOM DEL SECONDO DOPOGUERRA*

Come nel 1914, anche la seconda guerra mondiale crea nuovi impieghi, e l'assenza degli uomini conferisce alle donne un ruolo fondamentale nel mercato del lavoro. Ma al termine del conflitto, si moltiplicano i tentativi per costringere le donne ad abbandonare il loro lavoro e far si che esse restituiscano il posto agli uomini tornati dal fronte. La famiglia viene nuovamente valorizzata; mentre le donne delle classi popolari continuano a lavorare, quelle appartenenti alle classi medie, mantenute dal marito, si sentono colpevoli se lasciano le mura domestiche e i figli per la carriera.

Negli anni '60, l'aumentato bisogno di manodopera e la massificazione dell'istruzione finiranno per farle tornare sul mercato del lavoro. Grazie alla lotta per i diritti civili, le donne nere conoscono a loro volta un certo miglioramento della loro condizione: non lavorano più esclusivamente come domestiche, ma diventano venditrici, segretarie, impiegate d'ufficio; alla discriminazione sessuale si aggiunge quella razziale: i loro stipendi sono inferiori a quelli delle donne bianche, che a loro volta guadagnano meno degli uomini bianchi!

In Gran Bretagna l'Equal Pay Act, varato nel 1970, vieta la discriminazione salariale fra uomini e donne, e viene rafforzato nel 1974 da una serie di leggi, in particolare sul congedo di maternità; le donne continuano però a guadagnare meno di un uomo.

Inoltre le donne sono poco sindacalizzate e devono scontrarsi, nel tentativo di conciliare la vita professionale e quella familiare, con la mancanza di infrastrutture sociali, in particolare di asili infantili.

In Italia è il "miracolo" economico degli anni '60 a favorire un massiccio ingresso delle donne nel mondo del lavoro e il loro esodo dalle campagne verso le città. oltre a questo, aumentano le donne che compiono gli studi universitari e quelle che fanno carriera a tutti i livelli nel settore terziario.

Nonostante ciò, nel sud del Paese, la tradizione e la disoccupazione continuano a ostacolare l'emancipazione femminile. Nelle regioni industrializzate invece, l'evoluzione avviene rapidamente. La straordinaria crescita conosciuta dai Paesi più industrializzati negli anni '60 significa un consistente aumento del numero delle operaie, che restano comunque sotto qualificate.

Gli anni '80 registrano un forte afflusso di donne nel mondo degli affari e delle professioni liberali. Come al tempo della donna "maschile" degli anni '20, compare un nuovo modello: la "superwoman", che rifiuta il matrimonio e i figli per consacrarsi alla carriera, lavora sodo, battendosi per scalare la gerarchia delle responsabilità e si indurisce nell'implacabile battaglia della competizione professionale.