LA DONNA NEL MONDO DEL LAVORO/DONNE e IMPRESA.htm
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Negli ultimi decenni hanno visto in tutti i paesi occidentali una crescente presenza femminile nel mondo del lavoro, non solo dipendente, ma anche in quello autonomo e imprenditoriale.

La partecipazione delle donne ai diversi ambiti di attività rappresenta uno dei cambiamenti più profondi.

In Italia l'elevarsi dei livelli di scolarizzazione e il sempre maggiore protagonismo sociale delle donne hanno provocato un ampliamento dei possibili campi in cui poter investire le proprie capacità e le proprie competenze.

fra le varie possibilità professionali, quella di diventare imprenditrice, oggi è una scelta effettuata da un maggior numero di donne, il fenomeno dell'imprenditorialità femminile così è realizzato in Italia e in Europa in questi anni, riflette il tipo di percorso svolto dalle donne per la realizzazione delle pari opportunità ed esprime la necessità di affermare la propria specificità e autonomia non solo sul piano professionale ed economico ma anche a un livello più globale di scelta di vita personale.

tuttavia, nonostante i grandi passi in avanti realizzati in questo senso, l'effettiva entità della presenza femminile nel lavoro indipendente e soprattutto le forme e le caratteristiche dell'imprenditorialità femminile presentano ancora limiti e debolezze.

Le motivazioni corrispondono al desiderio di autonomia cioè di realizzare un'idea propria, di misurarsi con le proprie capacità e abilità.

Perché non sempre il lavoro dipendente, pubblico o privato, consente una reale possibilità di esprimere tutte le proprie potenzialità, ed è quasi impossibile arrivare a livelli dirigenziali per questa ragione che alla base della scelta imprenditoriale da parte delle donne è molto forte proprio per il desiderio di poter esprimersi in modo autonomo e volontà di indipendenza.

La scelta imprenditoriale è dettata talvolta dalla impossibilità, tuttora esistente per le donne, di trovare spazi di carriera all'interno delle strutture organizzative delle imprese, piccoli o grandi che siano.

Anche la flessibilità d'orario è una delle motivazioni più tipicamente femminili per la scelta di un'attività indipendente. Infatti uno dei problemi maggiormente sentiti dalle donne che svolgono un lavoro dipendente e che sono contemporaneamente impegnate nei compiti di cura per la famiglia, è proprio quello della gestione del tempo soprattutto all'interno di sistemi organizzativi strutturati rigidamente.

la scelta imprenditoriale è considerata una valida alternativa, per i tempi di pausa e di riposo sulla base delle esigenze personali e famigliari.

Negli ultimi anni molto è cambiato, dapprima è cominciato ad apparire nella coscienza collettiva un modello di ruolo di "DONNA MANAGER" e di "DONNA IN CARRIERA" sicuramente emancipata ma dai contorni non completamente positivi, e finalmente un modello di ruolo di "DONNA IMPRENDITRICE" sicura di sé ma che non rinuncia alla propria femminilità e alla propria specificità e dunque, il riconoscimento sociale dell'importanza di tale status.

Creare un'impresa è una scelta di vita che va fatta con tutta la consapevolezza possibile: nel mondo delle professioni e delle attività che sempre più si vanno aprendo a una massiccia presenza femminile, quello imprenditoriale, nonostante i limiti e i problemi è sicuramente uno dei più ricchi di opportunità per le donne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le donne non sono distribuite uniformemente in tutte le forze di lavoro. Soprattutto a causa della loro situazione domestica sono costrette, più degli uomini, ad accettare impieghi part-time, che di solito sono dequalificati e poveramente pagati. La ragione principale della posizione delle donne sul mercato del lavoro è la convinzione, da parte degli imprenditori, che esse abbandoneranno il lavoro per avere dei figli e per allevarli. Ciò significa che gli imprenditori non investiranno del denaro in costosi programmi di addestramento per le donne lavoratrici e si assicureranno che esse siano facilmente sostituibili.

Nonostante ormai dal punto di vista giuridico non vi siano praticamente più ostacoli all'accesso paritario alle diverse professioni da parte di uomini e donne, pure la partecipazione maschile e femminile alla vasta gamma di attività professionali oggi esistenti è notevolmente differenziata: vi sono lavori svolti in maniera praticamente esclusiva degli uomini; altri in cui il tasso di femminilizzazione è elevatissimo. Le distinzioni sono dettate non tanto da considerazioni legate alle caratteristiche fisiche delle donne, ma ad un tempo dell'organizzazione del lavoro e del ruolo assegnato nella società rispettivamente a uomini e donne.

Attualmente i lavori impiegatizi e di segreteria sono ritenuti lavori essenzialmente "femminili".

Si può dire che oggi, nei paesi a capitalismo avanzato la femminilizzazione o meno di alcuni settori o di alcune professioni presenta parecchi elementi e linee di tendenza comuni.

Nell'industria, le donne attualmente sono presenti essenzialmente nel settore alimentare, tessile, dell'abbigliamento : si tratta infatti di mansioni del tutto esecutive, che non richiedono qualificazione o assunzioni di responsabilità. (pur estremamente faticose e che richiedono una notevole tensione).

Quanto al livello impiegatizio, le donne hanno il quasi monopolio di alcune mansioni. Raramente accedono a posizioni di responsabilità o dirigenziali.

Il settore terziario è quello che nelle economie più sviluppate va più femminilizzandosi. E' in questo settore che le donne raggiungono, dal punto di vista della carriera, i livelli più alti; pur restando a prevalente composizione maschile, soprattutto per quanto riguarda i livelli e le specializzazioni che conferiscono maggior reddito e maggior prestigio, le professioni liberali sono in misura diverse aperte alle donne: medici, psicologi, avvocati, giudici, farmacisti.

Il settore del commercio poi, sia nella versione della grande distribuzione in cui le donne sono massicciamente presenti come "commesse" sia nei piccoli esercizi al dettaglio in cui spesso svolgono il ruolo di coadiuvante, presenta un notevole tasso di femminilizzazione; la pubblica amministrazione nel suo insieme assorbe una notevole quantità di manodopera femminile: in particolare i settori in cui le donne svolgono un ruolo preponderante sono quelli scolastico e assistenziale, perché sono viste come una continuazione del ruolo di madre-casalinga. In particolare si può cogliere la diversa incidenza della presenza maschile e femminile tra i lavoratori occupati.

Le casalinghe sono quindi escluse non perché esse "non lavorino" né perché il loro lavoro sia privo di utilità, ma perché le attività svolte dalle casalinghe nell'ambito familiare non hanno il fine di produrre beni o servizi da scambiare sul mercato a scopo di guadagno.