LA DONNA NELLA STORIA\LA DONNA E L'INDUSTRIALIZZAZIONE
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Nell'Inghilterra preindustriale la famiglia costituiva l'unita' di base della produzione.

L'agricoltura e la tessitura rappresentavano le attività principali e le donne erano essenziali in entrambe, mentre il lavoro domestico veniva effettuato dai figli non sposati.

Fu tra il 1750 e il 1841 che la fabbrica rimpiazzò la famiglia come unita' di produzione e si diede inizio a "la rivoluzione industriale". Le donne venivano impiegate nelle fabbriche; ma una serie di leggi restrinse, a partire dal 1819, il lavoro minorile. Qualcuno doveva ora curare e controllare i bambini e …la costrizione delle donne in casa era iniziata.

Le donne erano viste da molti uomini come una minaccia al loro impiego.

Vincolate dai figli a carico e cacciate in misura crescente dal posto di lavoro, la costrizione delle donne in casa continuava; inoltre le idee vittoriane rinforzarono questo processo. Lentamente le donne stavano per essere costrette nel ruolo di madri e mogli confinate nella casa.

Dal 1914 al 1950 l'impiego di donne sposate crebbe lentamente, ma il ruolo di moglie e madre rimase la loro principale responsabilità.

Oltre alla lotte perseverante e coraggiosa, al movimento operaio, anche eventi tragici hanno contribuito ad accelerare l'evoluzione della condizione femminile; con la mobilitazione di quasi tutta la popolazione maschile, le due guerre mondiali hanno aperto alle donne l'accesso agli impieghi occupati dagli uomini.

Le donne hanno così lasciato l'universo familiare che era stato loro assegnato da secoli per affrontare il mondo del lavoro, e ciò ha profondamente trasformato le mentalità, le aspirazioni e ha fatto prendere coscienza delle capacità produttive e intellettuali delle donne.

Una volta finita la guerra, i governi incoraggiavano le donne a ritornare a casa per restituire il posto agli uomini di ritorno dal fronte: solo poche tra loro hanno saputo resistere alle pressioni e sono riuscite a mantenere la propria indipendenza.

Il prezzo che le donne dovettero pagare per il loro riscatto da una posizione di subordinazione fu alto:

una giornata lavorativa fatta di 12 e anche 14 ore di lavoro al giorno, di bassissime retribuzioni (che erano, a parità di lavoro con l'uomo, la metà), di condizioni igieniche spaventose (basti pensare alle donne in miniera e nelle risaie), di sofferenze e malattie e soprattutto di fatica disumana. Ma è attraverso queste fatiche, queste condizioni di sfruttamento, che le donne acquistarono coscienza del loro diritto.

Per la prima volta la donna esce dalle pareti domestiche, che l'avevano vista silenziosa custode del focolare e mite compagna del suo padrone, ma protetta e talvolta anche amata, per entrare in un luogo, la fabbrica, dove ciò che conta è la produzione. E' così che la donna si scopre persona autonoma, capace di generare ricchezza e non solo figura accessoria dell'uomo.

Durante questi anni alle donne furono riconosciuti molti diritti legali e politici.

I progressi della tecnologia hanno favorito l'affrancamento dagli obblighi domestici; i nuovi strumenti, le nuove macchine, ma anche i nuovi modi di preparazione dei

prodotti a seguito della razionalizzazione della produzione facilitano l'adempimento delle funzioni tradizionali del preparare da mangiare, pulire e curare la casa.

Negli anni '60, il controllo legalizzato della procreazione mediante la contraccezione e l'aborto ha liberato inoltre le donne dalle gravidanze indesiderate.

La crisi degli anni Novanta, dovuta ad una recessione economica, colpisce tutti i Paesi industrializzati e tocca, ancora una volta, più le donne che gli uomini.

Il secolo che si sta concludendo ha visto le donne penetrare in forze nel mondo del lavoro, e ciò per ragioni economiche, politiche, ma anche psicologiche. Nonostante tutte le difficoltà, sembra ormai acquisito, per la maggioranza delle donne, che il lavoro sia una condizione indispensabile per la loro indipendenza economica e per il loro sviluppo personale.

E' comunque incontestabile che le donne abbiano superato una dopo l'altra le barriere che la società costruita dagli uomini e per gli uomini aveva loro opposto.

E' cambiata soprattutto la loro mentalità: ormai è quasi generalmente accettato che una ragazza debba preoccuparsi del proprio futuro professionale allo stesso modo di un ragazzo; il matrimonio non è più l'unico scopo della vita- almeno nel mondo occidentale- l'indipendenza economica e la possibilità di disporre liberamente del proprio corpo e della propria anima sono esigenze comunemente accettate.

Al di là di statistiche incoraggianti, la realtà mostra che il cammino da percorrere è ancora lungo, e che saranno necessarie altre battaglie!