La Speranza


Gioia

Monastero La gioia è l'effetto della presenza di Dio nel cuore dell'uomo. È una gioia ordinata e serena.

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CON DIO

Dio è la pace. Dolce consolazione nella stanchezza ogni giorno crescente di questa vita travagliata. Ci angustiamo per trovare pace, durante anni e anni di lavoro senza respiro, sostenuti da questa speranza: domani avremo un po' di pace, domani diremo a noi stessi "abbiamo lavorato abbastanza, abbiamo da vivere agiatamente, godiamo tranquilli gli anni che ancora ci restano". E proprio allora un diluvio di contrarietà ci porterà via anche l'ombra del riposo: malattie, incertezze, precarietà economica, difficoltà di famiglia continuano a infierire sulla nostra spasmodica ricerca di pace. Solo Dio può essere il nostro riposo. In Lui non ci sono più lacrime, in Lui non c'è più tristezza: pace, profonda pace, infinita pace.

Dio è la luce. Quanto abbiamo lottato perché la fiammella della fede non si spegnesse! Ci siamo affaticati per ripararla dai venti che contrastavano sulle vie aperte del mondo. Erano soffi maligni che si sprigionavano ad ogni passo. Come vacillava la debole luce! Se si fosse spenta, si sarebbe spento il conforto della voce di Gesù, di Lui che disse: "Io sono la luce del mondo". E allora dove avremmo trovato la verità? Ma Egli vegliava su noi...

Auguriamoci che, quando la morte verrà a chiuderci le stanche pupille, presso di noi la lampada brilli ancora. Sarà allora la luce di Dio, nello splendore dei suoi attributi infiniti, che riempie delle sue ricchezze gli occhi, la mente, il cuore nostro: l'ora eterna di tutta la luce.

Dio è l'amore. Riconoscere Dio è anche amarlo. Povero cuore nostro che ha sospirato quaggiù, di delusione in delusione, un affetto che non si esaurisse come fiori caduti a terra alla prima ventata! Povero cuore! Ogni giorno hai visto crescere la solitudine, ogni giorno hai sofferto per la vanità delle umane parole. Ma c'è Gesù nel piccolo tabernacolo abbandonato, che si ostina a dire all'anima afflitta: "Troverai, troverai l'Amore. Non senti che sono io stesso l'Amore, tutto l'Amore?" Verrà un giorno che non ci saranno più veli, né timori: Dio sarà nostro nella eternità beata dell'amore.

PER ANDARE A DIO
La purezza porta al cielo. Gesù ci ha fatto chiaramente intendere che nel regno del Padre suo non c'è posto per chi non è puro. Egli ha voluto essere chiamato l'Angelo di Dio, ed è passato attraverso le case degli uomini lasciando un chiarore di bianchezza immacolata. Ha detto beati i puri di cuore, promettendo loro la visione di Dio; ha voluto il perfetto candore del pensiero; ha sospirato per i suoi discepoli un occhio limpido. E non ha esitato a dare al mondo tutto il suo sangue, perché fosse lavata ogni colpa, cosicché ai figli dell'uomo ritornasse candida l'anima. Nel cielo, al seguito dell'Agnello, non ci sono che anime dalla veste senza macchia.

La penitenza porta al cielo. Gesù sapeva la fragilità degli uomini. Conosceva Pietro, conosceva Giuda. Ma egli è pur sempre Colui che è venuto dal cielo a salvare quel che era perduto, a rintracciare, pastore santo, la pecorella smarrita, a far da medico a tante anime malate a morte. Egli non spegne il lucignolo che crepita ancora, non spezza la canna che ha ceduto al vento... Egli è salvezza e dice al mondo che c'è più gioia in cielo per un peccatore tornato a penitenza, che per mille giusti. Come non rispondere a questo desiderio, a questo invito del Cuore di Gesù? Se abbiamo macchiato l'anima, dobbiamo avere fiducia: il dolore redime l'errore.

Ritroviamo la purezza con la penitenza. Gesù si compiace di lavorare con la sua grazia sulle anime più misere, più disprezzate, più disperate, Oggi Saulo è un ribelle che perseguita Cristo, domani sarà l'Apostolo Paolo che, con risoluta convinzione, scrive alle Chiese nascenti: "Quel che sono, lo sono per grazia di Dio". Ogni anima può essere terreno felice dei miracoli di Gesù Cristo; non ha detto il Signore ai suoi discepoli: "Andate [...] risuscitate i morti"? Riconosciamoci poveri e peccatori, mettiamoci nuovamente in cammino, guardando al cielo da dove Cristo ci chiama e ci invita.

L'OCCHIO DI DIO
Il creato è tempio di Dio. Dio lo ha ornato con la sua gloria, perché l'uomo ne fosse consolato e più agevolmente ascendesse con la mente e col cuore all'ammirazione devota della magnificenza del Creatore. Ma l'uomo, pur godendo di quanto fa bella e grande la natura, non sa risalire all'artefice. Invece l'artefice è presente sempre, e chi sa quante volte deve assistere alla profanazione delle sue opere. Nella sua libertà, l'uomo può volgere al male i doni della bontà di Dio, vivendo come se Dio non esistesse. Non facevano così i Santi che, al contrario, avevano un culto affettuoso verso le minime cose create, perché tutte, ad una voce, cantavano per loro le lodi del Signore.

Nulla sfugge all'occhio di Dio. È strano come noi che ci lasciamo guidare dalla presenza e dal giudizio di altri uomini, siamo così refrattari al pensiero che Dio sia ovunque. Sarebbe pensiero così dolce e così salutare! È dura la via da percorrere, è vero, ma c'è Dio a percorre la strada con noi: se noi siamo deboli, Egli è forte; se noi cadiamo, Egli ci rialza; se ci manca il pane, Egli ci nutre; se ci perdiamo, Egli ci salva. Lo dice il Signore: "Cammina alla mia presenta, e sarai perfetto". Noi siamo carichi di imperfezioni e di peccati, perché viviamo come se Dio fosse tanto lontano da noi, mentre nessuno ci è così intimamente vicino come Lui.

Viviamo, allora, alla presenza di Dio: sarà per noi come una risurrezione! Spesso la nostra vita assomiglia a un campo di grano dopo un temporale: tutto è spezzato e mortificato, un vero pianto. Ma poi ritorna il sole, ed un alito di nuova vita. Così è nel cuore: se Dio sorge sull'orizzonte dell'anima, tutto rivive; rivive la fede, la speranza e l'amore. Dunque non tagliamo quel filo che ci viene calato dall'alto nella trama della nostra esistenza: cadremmo nel fango o nel vuoto, e unico nostro retaggio sarebbe la morte. Dove c'è Dio, invece, c'è la vita. E noi siamo creati per la vita e per restare vivi in eterno!

NEL DESERTO
Nel deserto c'è silenzio. Grande cosa il silenzio in un mondo che è nella confusione e nel frastuono. E benedetto il deserto che raccoglie il cuore dell'uomo e lo fa attento alle voci di Dio. L'esempio di Gesù dice chiaramente che non si può conoscere e compiere l'opera del Signore, se uno non ci si sottrae ai rumori del mondo e non ci si mette umili al suo cospetto. La voce del Signore risuona di solito in modo soave. L'anima sa che Dio le parla; l'anima sa che il mondo non intende e contraria le parole di Dio: faccia quindi in modo che il pensiero del Signore possa giungere a lei. Si separi di tempo in tempo, dal mondo; guardi serena l'azzurro immacolato del cielo e lasci che il cielo si avvicini alla terra. "Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta".

Nel deserto c'è mortificazione. La solitudine è già una mortificazione: mortificazione di cuore, di mente, di lingua. Nel deserto non c'è nulla che lusinghi e rallegri i sensi. Freddo glaciale o calore torrido; vento che porta via o aria micidiale; ci si deve accontentare di qualche locusta o di un poco di miele selvatico, oppure si muore; non c'è verde che ricrei, non casa che riposi... È il deserto! Gesù c'è stato per quaranta giorni e quaranta notti; e per colmo di pena, alla fine della lunga mortificazione, il diavolo gli si accosta e lo tenta. Ma Gesù vince! Avrebbe vinto anche senza l'asprezza e il digiuno del deserto, perché era Gesù. Ma l'esempio è per noi che, se non amiamo il silenzio e la penitenza, non possiamo vincere in alcun modo gli assalti del diavolo. Non lasciamoci dunque intimorire dal deserto.

Nel deserto c'è Dio. Se il deserto vuol dire silenzio, solitudine, mortificazione, facilmente si intende come l'anima si metta in più intimo rapporto con Dio. Ha un cuore così ricco di tesori per noi, il Signore! E non li sappiamo meritare, e non glieli sappiamo neppure chiedere! Gesù ci ha insegnato a pregare, ha insistito perché fossimo perseveranti, tenaci nella nostra preghiera, e ci ha assicurato che avremmo ottenuto tutto. Perché non otteniamo? Ci ha anche detto di pregare nel segreto, nella solitudine, e noi non ce lo ricordiamo. Amiamo il deserto: troveremo più vicino il Signore. E con il Signore anche il deserto fiorisce e si popola di angeli.

CON ME O CONTRO DI ME
Chi è Gesù Cristo? È bene che l'anima se lo chieda spesso, e spesso rifletta che cosa sarebbe la sua vita senza Lui. Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo. C'è in queste parole tutta la storia di un amore che terra e cielo non avevano mai visto. Con incomprensibile carità, il Padre del cielo, per redimere lo schiavo ribelle, manda il Figlio alla morte di croce. E questo Figlio viene tra gli uomini, che lo cercano a morte, e li ama come fratelli, e apre loro il suo Cuore nell'insegnamento sublime della parola e dell'esempio, e a questi fratelli lascia, viatico nella fragile esistenza, il suo Corpo e il suo sangue. E soffre, muore, risorge! Per noi, per la nostra salvezza!

Chi è il demonio? È l'angelo delle tenebre. Una volta era tutto luce, era il più bello degli Angeli di Dio. Ma si insuperbì del dono, sino a disprezzare il donatore: e la sua caduta fu grande. Fu per lui e per gli angeli come lui ribelli l'inferno: egli, che aveva assaporato le più care dolcezze di Dio, ebbe il tormento di ogni amarezza in eterno. Divenne il nemico di Dio e degli uomini che Dio destina a salvezza. La sua gioia, gioia satanica, è quella di condurre le anime in rovina, quella di rendere vana la redenzione dolorosa di Gesù Cristo, quella di contaminare quanto c'è di puro nelle anime, che sono tempio di Dio.

Chi vogliamo servire? Sembra impossibile che un cristiano debba formulare questa domanda. Eppure ci sono tante e tante anime che, dimenticando il martirio del Figlio di Dio, si affannano solo per coadiuvare Satana nel suo ardore di morte. Come se dicessero a Gesù: "Vedi, tu sei la luce e io voglio le tenebre: tu sei la verità e io venero la menzogna; tu ti sei crocifisso ed io insulto la tua croce e ti volto le spalle... Il diavolo vuole crocifiggere me attraverso il piacere che uccide; so che mi trascina alla morte, ma seguo lui, voglio lui". Parole che sono condanna senza riparo. Gesù ha detto categoricamente: "O con me o contro di me; non si può servire a due padroni". Pensiamo alle conseguenze irreparabili della scelta e non lasciamoci sfuggire l'ultima possibilità di convertirci alla vita e alla luce.