Vico Equense - Castello Giusso
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Maestoso ed elegante il Castello di Carlo II d'Angiò si erge sul promontorio di Vico Equense, la città posta su uno sperone roccioso prospiciente al mare, circondata da una corona di colline verdeggianti dove sono ubicate le numerose frazioni un tempo chiamate 'casali'; compresa tra il mare ed i 1400 metri di altezza del Monte Faito, ricca di suggestivi panorami, essa sorge su un grande banco tufaceo che domina il tratto della Penisola Sorrentina che va dalle Terme dello Scrajo a Punta Scutolo. Il territorio di Vico Equense è il più esteso della Penisola Sorrentina, perchè comprende, oltre alla cittadina omonima, una serie di piccoli borghi sulle alture fitte di agrumeti, vigneti ed oliveti. Ricca di storia, Aequa rinasce con l’ avvento dell’imperatore Augusto, allorquando la Penisola Sorrentina fu dichiarata colonia romana; ecco allora che si cominciano a costruire numerose ville marittime lungo la costa, i cui resti sono documentati a Marina Aequa; una curiosità da rilevare: l’approvvigionamento idrico era assicurato da un cisternone documentato nel luogo detto “Rivo dell’Arco”. Nel XIII sec., con l’ avvento degli Angioini a Napoli, Vico Equense fu eletta “Università” (Universitas Vici), vale a dire una entità a sè stante con proprio centro politico ed amministrativo separato da Sorrento, e diede un apporto determinante nell'allestimento della flotta per la crociata di Luigi IX, Re di Francia, contro Tunisi. Nel 1271 Carlo II D’ Angiò (che aveva ricevuto in dono dal padre la città di Vico Equense e di Sorrento) ricostruì Vico dove un tempo sorgeva il pago romano che con la venuta degli Angioini si chiamò ufficialmente "Vico Equense". All’ interno delle mura vi era, come risulta dalla “Descrizione di Vico del 1663”, la strada principale, chiamata a quel tempo 'strada di Mezzo', che tagliava la città nella direzione sud-nord. L’antico centro di Vico sul promontorio (l’ odierno quartiere Vescovado) in quel tempo era ancora privo di mura e di qualsiasi opera difensiva, dunque facilmente soggetta ad incursioni sia da mare che da terra da parte dei Pisani, degli Aragonesi e degli stessi Sorrentini che, traditi il re Carlo II d’Angiò, nel 1284 davanti al porto di Napoli, assalirono i Vicani che si erano mostrati invece fedeli al re. Quindi, intorno al 1300 la città fu cinta di mura e fu costruito anche l’antico bastione angioino che dapprima sorse con intenti esclusivamente di difesa. Il centro moderno fu invece fondato da Carlo II d’ Angiò che amava soggiornare nel borgo e che trasformò poi in un centro urbano. Sul pontile di accesso alla parte più antica del Castello che fu, nel tempo, molte volte rimaneggiato si intravedono strutture catalane. La parte medioevale volge al mare e consiste in un grosso volume terrazzato, con un panorama tutto fatto di mare, mentre il resto del grandissimo complesso e il parco si riferiscono ai progressivi ampliamenti che i tanti feudatari vi apportarono nel tempo. Il giardino con piante secolari, le fontane, i viali ombrati e la sala d’armi, caratterizzano questo complesso come "luogo delle delizie". Ma anche qui, come per tutti gli altri manieri, le vicende dei lontani feudatari si sono, nell'immaginario popolare, rimodellate, trasformandosi in storie a tinte fosche. A negazione di tutto ciò, qui invece soggiornava, convinto di poter sconfiggere il male che lo stava consumando, l'illustre autore della "Scienza della Legislazione" Gaetano Filangieri. Il suo corpo mortale sconfitto riposa in un pilastro della vicina Cattedrale. Si dice, in un'urna elettorale. Nel 1840 la Statale Sorrentina, sventrando una parte della cittadella, generò una progressiva crescita edilizia, che incluse anche i diversi borghi sorti precedentemente al di fuori dell'antico abitato. |
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