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Nei
primi anni del Trecento, sullo sperone a picco sul mare di quel sito
che si andava di nuovo ristrutturando, fu eretta la nuova
Cattedrale dell'Annunziata. Certamente più profondo doveva
essere inizialmente lo slargo antistante la facciata sul mare, che i
cedimenti del costone hanno ridotto progressivamente a una loggia a
strapiombo. L'interno a tre navate con abside pentagonale,
recentemente in parte denudato dalle stratificazioni accumulatesi
nei secoli, si presenta, nelle navate minori, nella sua originaria
essenzialità strutturale, ma privo della decorazione ad affresco che
doveva rivestire quegli spazi. Restano solo alcuni grossi frammenti
di affreschi vicini alla maniera di
Roberto
di Oderisio. Nella Sagrestia, in ovali di stucco, sono
rappresentati i vescovi che si sono susseguiti nella Diocesi. Nella
sequenza, ultimo compare un angelo che invita al silenzio. Era
quello spazio riservato a monsignor Michele Natale, vescovo
giacobino, giustiziato in Piazza Mercato a Napoli per le sue
idee repubblicane insieme a Eleonora Pimentel Fonseca, nei
contraddittori eventi del 1799. Alle pareti dell'ex Cattedrale
numerose sono le tombe, che vanno da quella trecentesca del
vescovo Cimino con in basso un pluteo ancora più antico con
"cavallo alato", fino a quelle ottocentesche. Un trittico
rinascimentale impreziosisce la parete adiacente la struttura
quadrata del campanile, mentre la grossa tela con la "Vergine
Annunziata" del Bonito si inquadra nitida al centro
dell'abside. Altri dipinti pregevoli, stalli lignei intagliati,
statue devozionali e arredi preziosi, costituiscono il corredo,
addizionato nel tempo, di quest'antichissimo Tempio al quale
si rivolge forte il riguardo dei cittadini, che lo indicano a
simbolo e immagine della loro terra. A riprova concreta della
diffusione dell'architettura catalana, introdotta nel regno dalle
maestranze al seguito di Alfonso il Magnanimo, nelle stradine
intorno alla Cattedrale molte sono le sopravvivenze di quel
gusto.
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