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La Certosa di San Lorenzo è il più grande complesso monastico
dell’Occidente, il suo potere era enorme, a giudicare dalla
magnificenza dell’impianto, dalla ricchezza dei lavori artistici
e architettonici eseguiti in gran parte da artisti napoletani
che attivamente operarono in essa dal 1306, quando Tommaso
Sanseverino Conte di Marsico la fondò, su una chiesetta
benedettina, dipendente dall’Abbazia
di Montevergine risalente all’VIII secolo e, dedicata a San
Lorenzo, fino alla fine del XVIII secolo. Molteplici sono le
tracce dei vari stili che l’hanno caratterizzata nel corso dei
secoli: la fabbrica nel 1806 fu chiusa dai napoleonici arrivati
a Napoli, nel 1818 fu ripresa dai
certosini e abbandonata definitivamente nel 1866.
All’atto della fondazione, la Certosa fu donata all’ordine dei
frati certosini (il nome deriva dai monti Chartreuse) che
riproposero il modulo operativo di Grenoble, sia
nell’architettura che nell’organizzazione del territorio.
Secondo i dettami di San Brunone, redatti nel 1127 da Guido I,
priore di Grenoble e imposti a tutte le case dal 1270: nella
“domus alta” era permesso l’accesso ai monaci che qui si
riunivano in contemplazione e meditazione e, occupavano le 24
celle accoglienti e spaziose (del resto, i certosini avevano
provenienza nobiliare e portavano all’atto dei voti cospicue
doti) e nella “domus inferior” in cui si svolgeva una vita più
operativa con le strutture di servizi e sussistenza dove
vivevano i fratelli conversi - certosini anche loro, ma per
scelta destinati ad amministrare alcuni settori della Certosa e
ad accudire i primi - i capomastri, gli artigiani, i dirigenti
agricoli,e rappresentavano il punto di contatto tra la comunità
religiosa e il territorio sul quale i monaci esercitavano il
diritto feudale. La macchina amministrativa era diretta dai
procuratori coordinati dal priore eletto direttamente a
Grenoble.
Attualmente dell’impianto originario restano il disegno
d’insieme, le volte della chiesa, colonne e capitelli,
riutilizzati nel portico tra la cucina e il refettorio e in
alcune celle, ciò perché la costruzione della Certosa di San
Lorenzo durò non meno di quattrocentottanta anni. Dal trecento
al settecento non ci si limitò ad eseguire lavori di
ristrutturazione, ampliamento e rimodernizzazione bensì i lavori
proseguirono dando nuove dimensioni e nuove forme a ciò che
preesisteva.
La Certosa di San Lorenzo accolse e distribuì in pittura, in
scultura e in architettura tutti i vari stili che si affermarono
in quei quattrocento anni, dal severo gotico al ridondante
barocco.
• armoniose forme rinascimentali…….. chiostro della foresteria;
• impeto barocco che invade le volte e le pareti conquecentesche
della chiesa, rivestite di affreschi e stucchi dorati; la
cappella del tesoro e la cappella di Sant’Anna, ecc.;
• la scala elicoidale del ‘500 che innalza al sapere….verso la
biblioteca;
Nel 1500 da G.Antonio Dosio, fu costruito, il Chiostro della
foresteria con portico e loggia e iniziarono i lavori della
“cella del priore”, appartamento riservato al certosino più
potente.
Gli anni d’oro della Certosa hanno il loro incipit a partire dal
1645 quando il priore Dionisio Buono, già Abate di Cadossa e
Pisticci e signore di feudi che si estendevano fino a Taranto,
divenne barone di Padula e Buonabitacolo; a quel tempo
giungevano nella Certosa venditori di ori, sete e argenti.
Incredibilmente, la Certosa, costruita per proteggere i francesi
dall’assalto aragonese, conobbe la sua fine proprio per mano dei
francesi che nel 1806, divenuto Re di Napoli Giuseppe Bonaparte,
fratello di Napoleone, penetrarono nel monastero superando la
parte inviolabile della “domus alta” e scacciarono i religiosi.
La Certosa fu oggetto tra il 1807 e il 1811 di una scientifica
depredazione, ma dopo il decennio francese, i certosini si
riappropriarono del loro eremo fino al 1866 quando in Italia fu
nuovamente soppresso l’ordine ad opera del nascente Regio Stato
Italiano. Infine nel 1882 il governo la dichiarò monumento
nazionale.
Durante la prima guerra mondiale venne trasformata in campo di
concentramento e di lavoro per prigionieri austroungarici e
durante il secondo conflitto mondiale in campo di concentramento
per prigionieri inglesi.
Dopo l’armistizio dell’8 agosto 1943 fu destinato a campo di
prigionia per i collaborazionisti fascisti. Nel campo furono
ospiti anche uomini di ingegno e cultura che ebbero a contestare
le condizioni in cui il monumento versava.
Finita la guerra la struttura venne affidata all’amministrazione
provinciale che fece il possibile per mantenerla in piedi. Nel
1982 la Certosa venne presa in consegna dalla Sovrintendenza ai
BAAS di Salerno ed Avellino……il resto è realtà! |