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L'origine ufficiale del Santuario di Montevergine risale alla
consacrazione della prima chiesa nel lontano 1126. Tuttavia
l'ascesa di Guglielmo al monte era di qualche anno precedente.
Su quelle cime impervie il Santo era andato cercando un luogo
solitario per raccogliersi in preghiera, ma fin da subito la sua
fama e le sue virtù attrassero sul monte uomini e donne,
discepoli e sacerdoti desiderosi di servire Dio sotto il suo
magistero.
La nascita del Santuario fu quindi alquanto spontanea, Guglielmo
non aveva mai pensato a una propria organizzazione monacale.
Eppure in poco tempo le persone sopravvenute sul monte per
seguirlo, avviarono un'intensa attività edificatrice, cosicché
furono presto pronte le prime celle per i religiosi e una
piccola chiesetta.
Si trattava in verità di umili capanne tenute in piedi con un
po' di malta e fanghiglia, sufficienti comunque a dare l'idea di
una sorgente comunità religiosa sotto la guida del Santo. Lo
stesso afflato religioso che spontaneamente aveva riunito
attorno alla figura di Guglielmo una prima comunità monastica,
fu alla base della scelta di dedicare la primitiva chiesa alla
Madonna. Al di là di alcune credenze popolari che hanno voluto
legare l'origine del Santuario a un'apparizione della Madonna,
si può dunque affermare che fu proprio lo spirito ascetico
mariano di San Guglielmo e dei suoi discepoli a fare in modo che
sulle cime del monte Partenio si elevasse un faro di devozione
alla Santa Vergine Madre di Dio.
Da allora lo scopo principale
della nuova famiglia monastica fu quello di servire Dio mediante
la devozione alla Madonna, che i discepoli di Guglielmo presero
ben presto a diffondere in tutta la Campania e nelle regioni
adiacenti, organizzando numerosi pellegrinaggi verso la loro
casa madre.
La devozione mariana fu concepita dai bianchi figli di Guglielmo
come la via più efficace per inserirsi nel mistero della Trinità
di Dio e della redenzione operata da Gesù. Il motivo
fondamentale del faticoso viaggio e dell'aspra salita alla
chiesa di Santa Maria di Montevergine, delle prolungate
preghiere e delle offerte dei credenti, divenne l'invocazione
della potente intercessione della Madonna per ottenere la
misericordia di Dio.
Fu così che Montevergine si trasformò presto nel Santuario
mariano più famoso e visitato dell'Italia Meridionale, e i
pellegrinaggi assunsero la loro specifica caratteristica.
Nel XII secolo, cuore del medioevo cristiano, San Guglielmo
incarna una delle immagini più elevate dell'uomo di Dio.
Apostolo e pellegrino, perennemente in marcia, Guglielmo dedicò
la sua vita, per molti aspetti avventurosa e fantasiosa, alla
diffusione del Vangelo in ogni luogo e presso ogni genere di
umanità. Nell'ambito del cristianesimo medioevale, egli
rappresentò un anello di congiunzione fra le esperienze dei
monaci che guidarono la riforma dell'ordine benedettino dagli
eremi di Camaldoli, Vallombrosa e Chiaravalle, e il ritorno ad
una religiosità più viva e spontanea, semplice e popolare,
meglio adatta a interpretare il modello evangelico. Per questo
motivo Guglielmo è stato spesso affiancato alla figura di San
Francesco, sebbene il “poverello” di Assisi nascerà soltanto
quarant'anni dopo la morte del fondatore di Montevergine.
La sua opera di apostolato nel
Meridione di Italia precorre quella di San Francesco, tuttavia
un'iconografia e una letteratura troppo scarse, sorte comune a
quella di molti altri precursori, non ci restituiscono oggi la
giusta misura della vita e delle opere di San Guglielmo da
Vercelli.
La vera storia del Santuario di Montevergine comincia con la
consacrazione della prima chiesa da parte del Vescovo di
Avellino, quando (come si esprime il primo biografo) «edificata
la chiesa e raccolto ivi non piccolo numero di persone per il
servizio di Dio, dietro il parere comune, Guglielmo decise che
la suddetta chiesa fosse dedicata ad onore di Maria, Madre di
Dio e sempre Vergine».Perciò il Santuario di Montevergine deve
la sua origine non già ad un'apparizione della Madonna o a
qualcosa di simile, ma a quello spirito ascetico mariano di San
Guglielmo e dei suoi discepoli, che, non senza ispirazione
divina, vollero costruire a Montevergine un faro di devozione
alla Madonna, consacrandole su quel monte una chiesa e
dedicandole il primitivo cenobio. Guglielmo, acceso il fuoco
dell'amore di Dio e della Vergine sul sacro monte, si porta
altrove consigliere di potenti, soccorritore di umili, operaio
infaticabile nell'edificare le case del Signore e dei suoi
religiosi, che dappertutto gli fanno intorno spessa corona.
La sua laboriosa giornata terrena si chiude il 24 giugno 1142,
nel Monastero del Goleto, presso Sant'Angelo dei Lombardi
(Avellino).
Ben presto alle dipendenze del Monastero di Montevergine sorsero
molti altri monasteri, sviluppandosi in tal modo la
Congregazione verginiana. I secoli XII-XIV segnarono il massimo
splendore di questo istituto: papi, re, principi e grandi
feudatari fecero a gara nell'arricchire Montevergine chi di beni
spirituali, chi di munifici doni, chi di larghi feudi e di
protezione sovrana.
La Congregazione ebbe molto a soffrire durante il Grande Scisma
d'Occidente (1378-1420), e così cominciò a declinare, prendendo
addirittura una piega vertiginosa dal giorno in cui l'infausta
commenda (1430-1588) fece passare la responsabilità del governo
abbaziale su uomini che non avevano altro interesse che di
percepire le laute prebende dei benefici ad essi assegnati.
Questa fatale discesa si cercò di
frenare dopo il 1588 con un secondo periodo di risveglio e di
vitalità; ma in seguito intervennero altri fattori, che
distrussero quasi completamente la Congregazione nelle due
fatali soppressioni del 1807 e 1861. A stento si salvò il
Santuario, come a tenere accesa per i secoli la devozione alla
Madonna e al suo servo fedele, Guglielmo da Vercelli.
Nella visita della Basilica antica si procede, secondo
l'assetto originario, partendo dall'atrio coperto, che viene
delimitato dall'ampia portata del cancello in ferro (realizzato
dalla fonderia De Lamorte di Napoli, su disegno dell'ing. Felice
Treicher nel 1885), anch’esso improntato allo stile gotico,
perché si adattasse al portale della Basilica. Al suo interno,
sei lapidi in marmo in latino: la prima, posta in alto a
sinistra, riassume la storia del Santuario così come si narrava
nel Settecento; la seconda, collocata a destra, è da
considerarsi un atto di riverenza dei Padri Cassinesi P.O. a
papa Leone XIII, benefattore di Montevergine.
Altre quattro lapidi, collocate da sinistra verso destra,
riassumono rispettivamente:
- la dedizione espressa da Francesco I al Santuario con i suoi
devoti pellegrinaggi;
- la riconoscenza dei Padri a Ferdinando IV per il ripristino
della Diocesi di Montevergine;
- la visita di Vittorio Emanuele III al Santuario il 28 agosto
1936;
- le frequenti visite di Umberto di Savoia al Santuario
PORTALE PRINCIPALE DELLA BASILICA
Dal portale gotico della fine del XIII secolo, a sesto acuto in
marmo bianco, costruito per volere della Casa regnante d'Angiò
di Napoli, si accede alla Basilica Antica.
Nel timpano si trova il mirabile affresco raffigurante la
discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria Santissima
durante la prima Pentecoste cristiana, a commemorazione della
consacrazione della prima chiesa di Montevergine, avvenuta
proprio nel giorno della Pentecoste. Si ritiene che la porta di
pino massiccio sia quella della chiesa consacrata nel 1182. |