intervista a Bob Noorda
Lei ha iniziato
con due aziende, se così possiamo definire, tipicamente
italiane, quali la pirelli e la Rinascente. cosa ricorda di quel
periodo?
Beh, io appunto vengo da Amsterdam, Olanda
e sono arrivato in Italia solo per pensare praticamente di avere
un'esperienza all'estero.
Mi è andata bene e i primi contatti li ho avuti con la
Pirelli. e la Pirelli, allora, parlo della fine anni '50 primi
'60, era molto interessante, perché non faceva ancora la
pubblicità come si fa adesso.
Era più in concorrenza con l'Olivetti una comunicazione
più culturale, una comunicazione anche di pagine pubblicitarie
ma che parlavano di un nuovo pneumatico.
N oi eravamo molto liberi di poter esprimerci in un modo più
nuovo, più... sì, diciamo anche un po' più
sperimentale.
Sperimentale nel senso dei tempi degli anni '60.
Io per esempio, venivo dagli studi di Amsterdam.
Chi erano i miei professori? erano tutti professori del Bauhaus
in Germania.
Allora un’educazione, diciamo razionalista.
potendo lavorare come consulente per la Pirelli, ho potuto allargare
un po' anche il lavoro e mi ricordo gli anni '60, la Rinascente,
che era soprattutto l’Upim per l'importazione di packaging,
e questo è andato avanti per diversi anni.
E' stato così proficuo quell'essere
arrivato a Milano, che insieme ad altri designer realizza la segnaletica
della metropolitana di Milano, nel 1962. giusto? è talmente
importante quello che fa, che riceve anche il ‘compasso
d'oro’ per quel lavoro.
Ma ha anche realizzato quella di New York e quella di San Paolo.
cosa significa dare un segno così precise a città
così differenti? come si fa?
Beh, la storia della segnaletica di Milano,
era una storia molto interessante, perché la metropolitana
era completamente nuova.
la struttura era stata fatta e in quel periodo lì l'architetto
Albini ha avuto l'incarico dell'arredamento delle varie stazioni.
anche lui si è trovato, diciamo anche in un momento abbastanza
difficile, perché le strutture erano tutte di una finitura
in cemento ma non era disegnato. d'accordo era tutto calcolato
per il flusso del pubblico ecc., ma non come una finitura, diciamo,
con una espressione già personalizzata.
.Allora albini ha trovato una soluzione molto semplice direi,
di mettere nelle pareti di un certo materiale e risolvere tutto
questo in un modo direi di grande design.
E io ho avuto la fortuna di essere stato chiamato da Albini dal
primo momento che lui aveva incominciato a fare il progetto.
E allora, così abbiamo potuto lavorare bene.
Di solito succedeva invece così: un architetto finiva tutto
il suo arredamento e diceva: ‘beh, adesso ci vogliono un
po' di cartelli che dicano la segnaletica.
Invece no, questa è stata una stretta collaborazione; abbiamo
tirato fuori un nuovo sistema, diciamo, che è questa famosa
fascia della linea uno, fascia rossa, e per la linea due la fascia
verde, che porta solo le indicazioni della segnaletica per trovare
la strada in questi ambienti e anche sulla banchina. per esempio
una novità: prima di allora c'era il nome della stazione
indicato una volta sola, in mezzo nella banchina. e invece io
ho proposto di ripetere il nome ogni 5 metri, in maniera che uno
che entra nel treno, ancora in movimento, può subito vedere
qual è la stazione. questo è stato direi una novità
mondiale.
Quelle scrite le ho disegnate lettera per lettera, che assomiglia
a un carattere esistente, Helvetica, che allora era anche abbastanza
nuovo, però facendo delle prove io dovevo usare questo
carattere bianco su rosso, cioè in negativo. allora utilizzando,
prendendo l'Helvetica su questo fondo, il chiaro era troppo chiaro,
il nero diventava troppo chiaro, perché l'effetto in negativo
è sempre che il carattere si allarga otticamente.
In più, ho accorciato tutti i discendenti e ascendenti
delle lettere, in maniera che l'occhio del carattere è
più grande.
Questo proprio sulla banda continua funzionava molto meglio. per
quello che ho dovuto disegnare, non c'era ancora il computer,
disegnavo a mano 64 caratteri.
Infatti ci sono altre metropolitane, quella di Canada a Montreal
che hanno copiato, diciamo, questa idea.
A New York era completamente diverso.
New York era una situazione di 430 stazioni già esistenti,
con una segnaletica che esisteva, ma era fatta diversa per ogni
stazione, era diversa ed era proprio quel fatto di ridondanza
di indicazioni, che poi però finivano anche con un cartello
di cartone o di carta per dare ancora ulteriore indicazione.
Lì ho dovuto pulire tutto, fare un sistema sempre a fascia,
applicato su una certa altezza.
Abbiamo potuto cambiare il nome delle linee mettendo il numero
o in lettere, le lettere esistevano già, dando un colore
per ogni linea e trovato un sistema, messo in un manuale di applicazione,
che funziona ancora, e io parlo del 72-73, funziona perfettamente
bene
San Paolo in Brasile è venuto dopo.
Anche quello su indicazioni - così - diciamo del successo
di Milano, e infatti San Paolo era tutta una serie di stazioni
nuove e lì, devo dire, era finita molto bene, perché
ogni stazione era stata progettata da un architetto che ha potuto
dare forma alla stazione. però quando sono arrivato io,
quando hanno chiesto la consulenza per la segnaletica, mi sono
trovato delle stazioni infinite, soprattutto perché a San
Paolo sono tutte in cemento finito.
Allora lì non si poteva praticamente dire ‘applichiamo
un po' di cartelli’.
E ho risolto questo fatto combinando l'eliminazione della stazione
con la segnaletica. una banda di luce si interrompe ogni tanto,
dove si aveva bisogno, con un cartello un po' più grande
di colore con la scritta in maniera che erano anche luminose.
Nel suo lavoro di grafico, esiste
un carattere, come dire, che lei ama in particolare? esiste un
carattere tipografico che lei ama in particolar modo?
Non uno, diversi. però ci sono diversi
caratteri secondo il tipo di uso che si ha bisogno.
Per la segnaletica per esempio delle metropolitane, non dovevo
pensare troppo a un carattere, tipo Garamond oppure Bodoni, perché
poco leggibili a distanza.
Invece per i libri ho una serie di caratteri alla quale sono ancora
affezionato, e che è senz'altro bodoni, garamond, beh saranno
una decina ma sono sempre dei caratteri molto classici.
Come pensa che cambierà l'impostazione
della grafica e come cambieranno i nuovi mezzi tecnologici? è
cambiato anche il suo modo di lavorare con l'ausilio del computer?
Adesso sì, senz'altro. devo dire che
anche io tutto il giorno ho il mouse in mano.
Ho sempre dichiarato: ‘spero di poter andare avanti fino
all'ultimo momento con la matita in mano’, ma dovrò
cambiare idea e dire almeno ‘con il mouse in mano’.
Secondo lei, come dire, ci sarà
anche una trasformazione, forse già c'è, comunque
del linguaggio, del segno?
C'è sì, comincia ad essere sempre
di più.
Trovo abbastanza pericoloso, perché il computer dà
talmente tanta possibilità ai giovani grafici che potrebbe
finire anche molte volte in caos.
Perché c'è di nuovo un po' una tendenza alla quale
sono abbastanza contrario. considero il mio lavoro sempre un lavoro
di comunicazione.
Comunicazione vuol dire che io devo fare un servizio a un altro
per poter far leggere un testo e per far capire abbastanza. questo
non vuol dire che è noioso e non si può fare niente.
No, ci sono tantissime possibilità.
Però quelle che vedo adesso molte volte, che il testo da
comunicare, fatto da un grafico, viene utilizzato con un pezzettino
di grigio…, diciamo, crea un risultato che si perde un po'.
E qual è, secondo lei, il segno
grafico degli anni '90. come sarà ricordato?
Il segno grafico.
Ma, non lo so, perché siamo in tanti adesso.
Come dico, uno come me, la vede ancora con un certo razionalismo
dentro. altri vorrebbero veramente rompere in questo modo.
Molti riescono, altri non riescono tanto bene e seguono magari
delle strade che portano a perdersi.
I nuovi linguaggi di grafica stanno
arrivando anche dalla televisione.
In particolare dall'america, in particolare da mtv. come legge
questo fenomeno? come lo vede? come lo interpreta?
Sono nate anche delle
impostazioni che sono completamente diverse dalla grafica sulla
carta.
Anche se praticamente anche il cd hanno due dimensioni, vengono
fuori dei giochi che facilmente si fanno con computer, delle ombre,
delle cose in rilievo. e questo gioco si sta facendo molto avanti,
in maniera che persino il linguaggio in questo senso qui è
quasi speciale per cd.
Recentemente, vedendo un bilancio di una grossa società,
con delle pagine, una dopo l'altra, che erano tipicamente cd,
tipicamente internet, ho avuto una specie di rifiuto. la difficoltà
sta nel capire praticamente le cose che si possono fare e quelle
che non si dovrebbero fare.
((mestiere))
Ultima domanda. cosa consiglierebbe
a un giovane che volesse intraprendere il suo stesso mestiere?
Me lo chiedono moltissimi studenti.
Io devo veramente dire che non so più cosa dire.
Si deve sapere esattamente o almeno tentare di tenersi a una certa
impostazione e non si dovrebbe litigare troppo con clienti. si
dovrebbe anche dare la possibilità di dover fare anche
qualche concessione al cliente, però per cominciare credo
che sia meglio cominciare magari con uno zio che ha un piccolo
negozio.
Poter fare un marchio così per lo zio e facendolo bene
a quel punto lì magari arriva qualcosa dopo.
Questo è l'unico sistema, oppure - va bene - entrare nella
grande agenzia. però l'agenzia di pubblicità è
già una cosa diversa da quello che faccio io.
Cioè la grafica, design, diciamo, è un lavoro dove
si lavora sempre per far durare le cose il più possibile,
cioè il marchio, l'applicazione del marchio delle società
che non può essere una cosa così per due minuti
o per un paio di mesi, come una campagna pubblicitaria. magari
rende e poi ad un certo momento però finisce e si deve
dopo ricominciare. invece questa è la grafica delle aziende,
degli enti, sono delle immagini che devono durare negli anni.
10 anni, 20 anni meglio ancora.