Prospettive internazionali...
Ragionamenti del Circolo dopo la fine del
conflitto
11-04-03
Il regime è
caduto. Ne siamo lieti. Finalmente, dopo lunghi giorni di conflitto e di
battaglie cruente, di cui non si conosceranno forse mai il numero esatto
delle vittime, finalmente cesseranno i lutti e le sofferenze soprattutto dei
più deboli e dei bambini.
Cosa resta ora?
Sicuramente la gioia per la fine di uno dei regimi più terribili del
pianeta. Sicuramente la speranza che il popolo irakeno dopo tanti anni di
guerra possa finalmente conoscere un lungo periodo di pace e di democrazia.
Ma sicuramente
anche la condanna ferma e inequivocabile della “guerra” come strumento per
risolvere le controversie internazionali.
Ancora più
pressante ed urgente si avverte la necessità di impegnare ogni forza
possibile per ridare un ruolo centrale delle Nazioni Unite e all’Europa,
magari ripartendo dal processo di ricostruzione in Iraq.
Occorre
ripristinare cioè la legalità internazionale, unico strumento in grado di
evitare uno stato di belligeranza permanente.
Per far questo è
necessario l’impegno di tutti. La straordinaria mobilitazione dell’opinione
pubblica cui abbiamo assistito, non può e non deve risolversi ad un episodio
seppur tanto drammatico.
Dobbiamo dire che
la guerra, anche quando è vinta come volevamo, e quando ha sconfitto un
tiranno come Saddam (come ogni democratico doveva sempre augurarsi), rimane
la soluzione sbagliata.
Non vi è
contraddizione per chi, senza ideologismi, ha definito la guerra “sbagliata”
prima del suo inizio, e insieme si sono augurati la pronta e totale
sconfitta di Saddam, sperando in un conflitto breve e più “indolore”
possibile: siamo convinti infatti che il fine non può assolvere i mezzi.
Non possiamo
nasconderci dietro le preoccupazioni che l’unica superpotenza, metta in
second’ordine il suo ruolo di grande democrazia a scapito di un pericoloso
ruolo neoimperialistico.
Solo chi ha
cercato una qualche ideologizzazione di questa la guerra, oggi ne cerca di
trarre qualche beneficio di bottega. A noi rimane la gioia per il termine
del conflitto e per la caduta del regime.
Ma ci rimane anche
la preoccupazione per i potenziali effetti di possibile allargamento del
conflitto, delle ferite che rimangono aperte, del pericolo di uno scontro di
civiltà che forse solo la coraggiosa presa di posizione del Santo Padre e la
grande mobilitazione dell’opinione pubblica pacifista ha contribuito in
qualche modo ad evitare. Ma ci preoccupa anche il pericolo di una visione
unilaterale, dove il più forte si erge a giudice e a carnefice. Finita
questa ennesima tragica guerra ci auspichiamo un ritorno alle regole poiché
siamo convinti che la costruzione di una vera democrazia incomincia dalle
regole, per tutti.
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