E' Possibile costruire un futuro di pace?...
Considerazioni sulla serata
2-05-03
Siamo sempre più abituati ad essere
spettatori, frettolosi e superficiali, di tanti avvenimenti diversi e spesso
non riusciamo a fissare l’attenzione su un avvenimento abbastanza a lungo
per poterci ragionare compiutamente.
Tutto passa, tutto scorre, spesso senza
lasciare alcuna traccia. Tuttavia, su quello che è successo riguardo ai
fatti della recente guerra in Iraq, e delle tante "guerre silenziose", forse
è bene riflettere.
Forse, al di là della cronaca, è possibile
scorgere il segnale di qualcosa di nuovo e d'importante. Lasciamo perdere le
inevitabili controversie sui numeri, sulle strumentalizzazioni, sulla buona
fede. Sapere con esattezza quante persone sono effettivamente scese in
piazza, quante si sono mobilitate, quanto hanno esposto le bandiere della
pace non è significativo di per se: il fatto innegabile è che una gran parte
dell’opinione pubblica ha espresso la sua idea con una fortissima carica
simbolica, tanto che, con l’enfasi tipica di un quotidiano, una delle voci
più autorevoli della stampa americana — il Washington Post — affermò che era
«nata l’opinione pubblica globale».
In effetti, in questi tempi, una voce si è
distintamente udita. Qualcuno ha parlato. Non però Bush o Saddam, e nemmeno
uno dei grandi della terra. Per una volta, la parola è stata presa da un
attore collettivo, fatto di gente comune, di persone anonime che vivono
nella propria quotidianità, ma che hanno sentito il bisogno di esprimere il
proprio rifiuto alla guerra.
La voce è venuta da esperienze e sensibilità
diverse che si sono trovate unite per esprimere un univoco richiamo alla
pace. In questi giorni, assistiamo attoniti alla realizzazione delle
prospettive che erano state predette dal popolo della pace: città allo
sbando, nel caos e nella violenza, un’emergenza umanitaria terribile,
un’incalcolabile rosario di sofferenza e di morte soprattutto fra i più
deboli ed indifesi. Per questo vogliamo fermarci e riflettere.
Passare dalle immagini veloci ed evanescenti
della televisione alle parole e ai racconti dei testimoni, che hanno visto
la guerra in faccia, magari dalle sale operatorie degli ospedali, dove
curavano gli “effetti collaterali” delle bombe intelligenti.
E’ necessario accettare la sfida:
progettare nuovi percorsi di pace, per contribuire a costruire una “cultura
di pace” che sappia aprire la speranza ad un mondo migliore, senza cadere
nell’inutile cinismo che questo non sia possibile o immaginabile.
Per questo abbiamo
voluto proporre una serata ricca di proposte e di stimoli, che ci ha dato
spunto di macinare non poche riflessioni sul ruolo di questa nostra società
civile nell'incidere sulla politica e sull'economia.
Abbiamo voluto partire
dalle iniziative di pace organizzate nel nostro territorio coinvolgendo
tutte le forze politiche, le realtà sociali e religiose, le associazioni e
le persone che vi avevano aderito.
Questo, pensiamo che
oltre ad essere espressione di pluralità e di vivacità, ci possa dare una
speranza concreta ed un ulteriore stimolo per intrecciare nuovi fili che
permettano di incidere sul nostro futuro.
E’ POSSIBILE COSTRUIRE
UN FUTURO DI PACE?
È stata infatti la
traccia che abbiamo voluto dare all’incontro pubblico del 30 Aprile, nella
sala della Biblioteca civica in via XXV Aprile a Montichiari.
I relatori sono stati:
DON RUGGERO ZANI Presidente Commissione Giustizia e Pace della
Diocesi di Brescia e responsabile per la Pastorale Politica e Sociale della
Diocesi di Brescia, il Dott. MARCO GARATTI Medico chirurgo di Emergency che
ha vissuto da medico l’esperienza della guerra, ANGELO PATTI presidente
provinciale delle ACLI, l’On. FRANCO TOLOTTI Deputato dei Democratici di
Sinistra, LUIGI GAFFURINI Coordinatore provinciale della Margherita, MARIA
GRAZIA LONGHI MEAZZI Segreteria provinciale SPI - CGIL BS ALDA OLDOFREDI
Coordinatrice Femminile FNP - CISL BS, NICOLETTA PIROTTA Segreteria
Regionale - Rifondazione comunista.
un saluto introduttivo è stato portato
significativamente da Mons. Franco Bertoni Abate di Montichiari e Vicario
Zonale della Diocesi di Brescia e ha ben coordinato l’incontro il Prof.
Giliolo Badilini.
I relatori hanno messo in luce vari aspetti
del significato di un impegno per la pace. Molto toccante la testimonianza
diretta del dott. Marco Garatti, che
grazie all'ausilio di un videoproiettore ha mostrato le immagini crude della
guerra che oramai miete sempre più vittime fra i civili specialmente i più
deboli come i vecchi e i bambini.
Noi riteniamo che tante
voci che parlano di Pace possano creare ponti tra loro e nuove realtà per
approfondire e condividere,
insieme alle persone ed alle realtà che ne sentono il bisogno, un percorso
che ci aiuti ad informarci ed a formarci per dare concretezza alle nostre
aspettative e alle nostre speranze.
L'incontro è stato reso
significativo anche dalla buona partecipazione di pubblico che nonostante la
serata prefestiva ha preferito partecipare testimoniando concretamente una
speranza in un futuro di pace.
Per il gruppo promotore
Stefano Mutti,
Alessandro Ferrari, Gianni Caliari.
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