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Il Regno delle Due Sicilie: otto secoli di storia del Sud Italia

Il programma "Scuola & territorio" propone la storia del Regno delle Due Sicilie come tema globale di studio e di approfondimento per il mondo della scuola. Si tratta di un impegno culturale che tende apertamente a demolire le semplificazioni, le banalizzazioni e, in molti casi, le sconcertanti deformazioni con cui l'argomento è trattato dalla grande maggioranza dei libri di testo utilizzati nelle scuole. L'obiettivo è quello di restituire al Mezzogiorno italiano l'orgoglio della propria identità storica e ai giovani meridionali la possibilità di guardare al futuro senza i complessi di inferiorità che la sistematica diffamazione dell'antico Regno fatalmente induce.  In questo contesto si inseriscono numerosi itinerari didattici, illustrati in questa sezione, e la conferenza sul tema "Il Regno delle Due Sicilie: otto secoli di storia del Sud Italia" che il giornalista Franco Nocella, presidente della federazione, terrà presso tutte le sedi scolastiche da cui ne sarà fatta richiesta. 

 


San Leucio: tutti liberi e uguali, ordine del Re

San Leucio, oggi frazione del Comune di Caserta, prende il nome da una chiesetta longobarda situata sulla sommità del omonimo colle. Gli Acquaviva, principi di Caserta, nella metà del '500, vi costruirono un castello, adibito a casino di caccia chiamato "Belvedere", per la vista panoramica della Reggia di Caserta e parco, il Vesuvio e il blu del Golfo. Nella seconda metà del '700 il feudo fu acquistato da Carlo III di Borbone, come riserva di caccia. Nel 1759 Carlo III fu chiamato sul trono di Spagna e suo figlio Ferdinando IV ereditò il Regno di Napoli e delle due Sicilie. Il giovane re proseguì la strategia territoriale avviata dal padre nei riguardi dei Siti Reali.
Il primo interessamento per San Leucio è del 1773, quando la proprietà fu ingrandita, recintata e munita di un casino destinato al riposo durante le cacce, diventando la meta preferita del giovane re, essendo luogo ideale per immergersi nella quiete della natura lontano dalla vita pomposa di corte. Nel 1778 il tragico episodio della morte del primogenito Carlo Tito, spinse il re e la consorte a non abitare più a San Leucio e destinarlo ad uso più utile.

Ferdinandopoli: la prima comunità socialista d'Europa

Il Re, illuminato dagli studi di Gaetano Filangieri e Bernardo Tanucci, ebbe l'idea di trasformare l'antico casino baronale in reggia-filanda. L'architetto incaricato fu Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. Così il re decise di aprire le porte della sua casa in collina, agli artigiani della seta, avviando una inedita convivenza. Da un lato le eleganti stanze reali, dall'altra le macchine rumorose che lavoravano e tessevano la seta. La sala delle feste lasciò spazio alla chiesa per la comunità e attorno all'edificio della seta furono realizzate la scuola normale, le abitazioni per operai e maestre, le stanze per la trattura, filatura, tintura della seta.
Nasce Ferdinandopoli, l'utopia di una città ideale in cui dare attuazione a riforme sociali, introducendovi la manifattura della seta.

Il "Codice delle leggi": uomini differenti, ma solo per merito

Nel 1789 Ferdinando IV promulgò il "Codice delle leggi" che regolavano in modo innovativo la vita e il lavoro della comunità leuciana, un esempio di socialismo "ante litteram".
Pari diritti per i coloni, scompare la differenza tra uomini e donne nelle successioni ereditarie, il guadagno è proporzionale al merito (unica differenza) per il resto tutti uguali anche nel vestire. Tutti vanno a scuola, l'istruzione è obbligatoria dai sei anni in poi. Aboliti i testamenti, gli averi vanno ai parenti o al Monte degli Orfani. Parte dei compensi va versato alla Cassa della Carità destinata agli invalidi, vecchi e malati. Vengono abolite le doti per le figlie e vi è divieto assoluto dei genitori di interferire negli affari di cuore dei figli. Un'unica limitazione: si sposa solo chi è bravo a lavorar la seta, c'è un arte da difendere e tramandare. Il cittadino si sente parte attiva di una comunità di uguali e al tempo stesso è il protagonista essenziale della lavorazione della seta in armonia con il contesto ambientale. Con lo Statuto Leuciano Re Ferdinando IV intendeva passare alla storia come riformatore illuminista. Per questo fu tenuta nascosta l'identità di colui che scrisse il Codice, il massone Antonio Planelli. Il Codice stampato segretamente fu tradotto in più lingue con l'intento dichiarato di promuovere il Re.

Un borgo modello: insieme, Re e operai

San Leucio è un esempio concreto di come i Borbone costruivano i nuovi borghi per sperimentarvi impianti industriali basandosi sulla autonomia industriale. La politica riformatrice quindi non è solo data dal codice delle leggi ma è visibile anche nell'aspetto urbanistico e architettonico del borgo, non ispirato all'assolutismo monarchico ma ai principi di uguaglianza. La città è organizzata con al centro la piazza della seta e il portale settecentesco che da accesso alla reggia-filanda e ai quartieri con le case operaie. Lo stile è razionale, funzionale e semplice. I decori sono essenziali. Il complesso si basa su forme geometriche quadrate e rettangolari non curvilinee prerogativa dell'ambiente naturale collinare in cui è inserito. I fabbricati, infatti, seguono i dislivelli del colle e i giardini seguono i terrazzamenti. Il sogno di una città ideale con teatro, ospedale, cattedrale e aree verdi finì con la fine del '700 e l'avvento della rivoluzione francese. Ma è rimasto il borgo e soprattutto gli artigiani e i maestri che ancora tessono la seta.

Dal passato al futuro: ecco il "Consorzio San Leucio Seta"

Nato nel febbraio1992, il Consorzio San Leucio Seta ha il chiaro obiettivo di raccordare le attività che interessano le aziende consorziate; migliorare le condizioni d’acquisto anche all’estero dei filati che vengono utilizzati dai consorziati e promuovere l’immagine commerciale dei tessuti di San Leucio.

San Leucio.: un polo serico da 600 miliardi di vecchie lire...
Fanno attualmente parte del Consorzio le aziende:
- Antico Opificio Serico De Negri S.p.A. Tel
- Tesseci Tessitura Serica Cicala S.r.l.
- ASA Arte Seta Alois S.r.l.
- Giuseppe De Negri S.r.l.
- San Leucio Passamanerie S.r.l.
- Manifatture Tessili Boccia S.n.c.

Gli obiettivi del Consorzio già realizzati sono l'acquisto delle materie prime per la produzione e l’istituzione di un laboratorio, unico nel Sud Italia, dove vengono effettuate analisi di qualità su filati e tessuti e ricercate materie prime su nuovi mercati.E così li troviamo alla Casa Bianca e a Buckinham Palace, al Quirinale e a Palazzo Chigi, ma anche nelle magioni degli sceicchi arabi. Il polo di S. Leucio oggi rappresenta una realtà economica-produttiva di tutto rispetto. Bastano pochi dati per coglierne il peso: 600 addetti, 3.5 milioni di metri di tessuto prodotto e 80 miliardi di fatturato, l’80% della produzione esportata negli Stati Uniti, in Giappone, in Germania, in Francia, in Inghilterra e mondo Arabo. Ma, se l’innovazione tecnologica dell’ultimo decennio ha portato a ritmi produttivi di 150 metri di tessuto al giorno per telaio, non per questo non si tessono, a mano, i 10 centimetri al giorno.

I più potenti del mondo sono tutti d’accordo: Le sete leuciane sono le più pregiate. La Regina d’Inghilterra, il Presidente USA e gli sceicchi arabi sono alcuni dei più noti destinatari dei prodotti serici leuciani. Oggi, nell’industria della seta di S. Leucio agli antichi telai di legno, intreccianti trama e ordito, si affiancano le più moderne e automatizzate macchine per la tessitura. La fantasia dei disegnatori si coniuga con la flessibilità e la funzionalità dei sistemi computerizzati.
Ma, nonostante le mani abbiamo ceduto il passo alla tecnologia più avanzata, il pregio, la qualità, la raffinatezza, il fascino dei prodotti non cambiano. Sete, broccati, tessuti damascati, lampassi, liseré, taffetà, rasi, che un tempo finivano, a far bella mostra di sé, nelle nobili dimore dei reali e dei prelati d’Europa, oggi prendono la via delle ville borghesi, delle residenze di Stato, degli uffici di rappresentanza di banche e multinazionali. E così li troviamo alla Casa Bianca e a Buckingham Palace, al Quirinale e a Palazzo Chigi, ma anche nelle magioni degli sceicchi arabi.
Sembra che il segreto del successo di S. Leucio si debba andare a cercare in quello che è una “transizione nella tradizione” o, come dice il Presidente del nostro Consorzio, quello che si può definire: “fattore cromosomico”, respirare l’aria del mondo della seta fin da piccoli. Patrimonio questo che il Consorzio S. Leucio Seta si è imposto di non perdere.

  • San Leucio in un itinerario didattico del programma "Scuola & territorio". Durata: ore 10-12. Per l'ingresso al Real Belvedere il Comune di Caserta richiede un ticket di 1,55 Euro. E' allo studio un itinerario di una intera giornata con visita a uno degli stabilimenti moderni del Consorzio San Leucio Seta. Non appena il progetto verrà messo a punto, se ne darà notizia su questo sito Web e attraverso la Newsletter "Scuola & territorio".

Informazioni: Feder Mediterraneo, tel. 081-8540000 e 081-5795242, cell. 338-3224540 e 347-4475322, fax 081-8044268, e-mail feder-mediterraneo@libero.it


Il "Real Museo Borbonico", orgoglio di Napoli

Voluto da Ferdinando IV di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia, vi furono trasferite le testimonianze archeologiche provenienti da Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Campi Flegrei e Paestum precedentemente sistemate nel Palazzo Reale di Portici: fu chiamato, fino al 1860. "Real Museo Borbonico". Dopo l'annessione al Piemonte fu, ingenerosamente, ribattezzato Museo Archeologico Nazionale, nome con cui viene tuttora indicato. E' l'orgoglio di Napoli capitale che la Feder Mediterraneo rivendica in nome della continuità di una tradizione che deve essere riscoperta ed esaltata,

Il palazzo che ospita l'attuale Museo fu iniziato nel 1586 come cavallerizza su commisione di Don Pedro Giron, duca di Ossuna e viceré di Napoli dal 1582 al 1586. Nel 16 12 Don Pedro Fernando de Castro, conte di Lemos e viceré di Napoli dal 1610 al 1616, incaricò l'architetto Giulio Cesare Fontana di progettarvi la nuova sede dell'Università (o "Palazzo dei Regi Studi" o "Palazzo degli Studi Pubblici"). Trasformato alla fine del XVIII secolo dall'architetto Pompeo Schiantarelli in "Real Museo" e "Palazzo dei Vecchi Studi", il nuovo Museo ospitava le collezioni archeologiche provenienti da Ercolano, Pompei e Stabia. Infatti, Ferdinando IV di Borbone, succeduto al padre Carlo III passato al trono di Spagna nel 1759, vi trasferì fra il 1806 e il 1834  la raccolta di Capodimonte (ex collezione Farnese) e le raccolte della Villa Reale di Portici, del cardinale StefanoBorgia e di Carolina Murat. Sempre nel 1806, per impedirne il saccheggio da parte degli occupanti francesi, moltissimi pezzi delle collezioni artistiche e archeologiche del Museo furono trasportati a Palermo, in Sicilia, dove i sovrani borbonici si trasferirono dopo gli eventi della rivoluzione Partenopea e l'insediamento di Gioacchino Murat a Napoli.

Dieci anni dopo, con la seconda restaurazione borbonica, l'edificio fu denominato "Real Museo Borbonico". Esso in seguito accolse la collezione di Stefano Borgia di Velletri comprendente numerose sculture greco-romane e in particolare le antichità egiziane, cui si aggiunsero nel 1827 quelle della raccolta Picchianti,così da formare complessivamente un'importante collezione, attualmente presente nel Museo, che documenta, tra l'altro, la diffusione della cultura egiziana nel Mediterraneo fra l'VIII secolo a.C. e l'età romana.

il Museo era stato sede di istituzioni prestigiose, quali la Società Reale Borbonica e l'Accademia di Belle Arti. Nel periodo compreso fra il 1863 e il 1875, l'archeologo Giuseppe Fiorelli cominciò la riorganizzazione delle numerose collezioni del Museo, continuata poi dall'archeologo Paolo Orsi, che propose dieci sezioni espositive: 1) plastica (statue e bassorilievi); 2) pitture; 3) epigrafi; 4) vasi; 5) oggetti preziosi; 6) monete e medaglie; 7) terrecotte; 8) "raccolta cumana"; 9) quadri e raccolte d'arte medievale e moderna; 10) papiri.
La proposta di Orsi fu adottata e modificata dallo storico Ettore Pais (direttore del Museo fra il 1901 e il 1904) che, per illustrare la storia dell'arte antica e del ritratto, sistemò le sculture al piano terra dell'edificio, la pittura murale pompeiana ed  al piano ammezzato, i "piccoli bronzi" al piano superiore, gli oggetti preziosi e la raccolta numismatica al secondo piano. 

Il nuovo direttore dal 1910 al 1924, l'archeologo Vittorio Spinazzola, assegnò per la prima volta una sezione autonoma ai mosaici di Pompei ed Ercolano. Allo stesso Spinazzola e al successivo direttore del Museo, l'archeologo Amedeo Maiuri, si deve l'attuale sistemazione delle collezioni. Dal 1957, dopo che la Biblioteca fu trasferita nel Palazzo Reale in piazza Plebiscito e la Pinacoteca nel Palazzo di Capodimonte a Napoli, il Museo è stato destinato alle sole raccolte di antichità.

  • L'itinerario didattico "Real Museo Borbonico" del programma "Scuola & territorio" della Feder Mediterraneo tende a mettere in luce la rilevanza del patrimonio culturale e archeologico che, nel corso del tempo, è stato raccolto nell'edificio che ospita l'attuale Museo Archeologico di Napoli. Durata 9,30-12,30.

Informazioni: Feder Mediterraneo, tel. 081-8540000 e 081-5795242, cell. 338-3224540 e 347-4475322, fax 081-8044268, e-mail feder-mediterraneo@libero.it


 


 

 

 

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Aggiornato il: 04 febbraio 2003