Ecco i Campi Flegrei, la
"Terra del fuoco"...
I crateri di Averno e Lucrino
Le più antiche formazioni
vulcaniche (colate laviche e depositi piroclastici), attualmente visibili in
superficie, datate a circa 40.000 anni e questo è il limite convenzionale di
età dei Campi Flegrei. Dallo studio geologico accurato delle formazioni
vulcaniche è stato possibile ricostruire l'evoluzione vulcanologica
dell’area marcata da alcuni eventi catastrofici che hanno modificato
sostanzialmente il territorio.
Carta
vulcanologica dei Campi Flegrei; le linee chiuse in rosso rappresentano gli
orli craterici dell'attività recente. (da: Di Vito M., Lirer L.,
Mastrolorenzo G., Rolandi G. e Scandone R. (1985) Vulcanological Map of Campi
Flegrei. U. degli Studi di Napoli. Ministero della Protezione Civile).
Tra
circa 50.000 e circa 34.000 anni fa, da diversi centri eruttivi situati
nell'area attualmente occupata dai Campi Flegrei si verificavano effusioni
laviche che formavano cupole e colate. Nello stesso periodo avevano luogo le
prime manifestazioni esplosive testimoniate da depositi piroclastici e tufi
(materiali piroclastici resi compatti per processi di consolidazione e per la
formazione di minerali secondari). Circa 34.000 anni fa una gigantesca
eruzione esplosiva sconvolgeva l'intera piana Campana con la deposizione di
almeno 100 miliardi di metri cubi di materiali piroclastici (ceneri e lapilli)
su un area di oltre 10.000 Kmq (il cosiddetto Tufo Grigio Campano o Ignimbrite
Campana). L'eruzione avveniva probabilmente da fessure localizzate in
prossimità dei Campi Flegrei. Il rapido svuotamento della camera magmatica
era accompagnato da un esteso sprofondamento della crosta superficiale. Questo
evento catastrofico, fu seguito da un lungo periodo eruttivo (circa 20.000
anni) con eventi di minore entità, i cui prodotti costituiscono l'ossatura
geologica dei Campi Flegrei.
Sezione
schematica della caldera dei Campi Flegrei: camera magmatica e sistemi di
alimentazione dell'attività vulcanica recente (rosso); fondo calderico
(marrone e seppia); riempimento calderico (grigio), Tufo Giallo Napoletano
(giallo), formazioni recenti (grigio tratteggiato). (da: De Natale G.,
Mastrolorenzo G., Pingue F. e Scarpa R. I Campi Flegrei e i fenomeni
bradisismici. Le Scienze febbraio 1994, numero 306).
Circa
12.000 anni fa, da bocche localizzati nell'area orientale dei Campi Flegrei,
si verificava un'altra eruzione esplosiva di dimensioni gigantesche (circa 40
miliardi di metri cubi di ceneri e lapilli). Il deposito di questa eruzione,
detto Tufo Giallo Napoletano, copre un'area di almeno 500 Kmq che comprende
tutta l'attuale superficie dei Campi Flegrei. Questa enorme eruzione,
svuotando in parte la camera magmatica (posta probabilmente ad alcuni
chilometri di profondità), causò uno sprofondamento circolare della crosta
superficiale. La cavità (caldera da collasso), profonda circa 3 chilometri,
è stata successivamente riempita dai prodotti delle eruzioni più recenti dei
Campi Flegrei, ma è rilevabile da studi geofisici ed evidenze geologiche.
L'attività esplosiva, l'idromagmatismo
e il Monte Nuovo
L'attività esplosiva è
raggruppabile in tre tipologie fondamentali (generalmente definite con i
termini inglesi indicati tra parentesi): caduta di materiale piroclastico (pyroclastic
fall), flussi piroclastici densi (pyroclastic flow) e flussi
piroclastici diluiti (pyroclastic surge). I pyroclastic fall includono
eruzioni dette stromboliane, vulcaniane, subpliniane e pliniane. Sono
caratterizzate dall'ascesa nell'atmosfera di colonne di gas e particelle
vulcaniche (cenere, lapilli e blocchi piroclastici) che successivamente
ricadono al suolo balisticamente e sotto l'effetto del vento. A seconda
dell'intensità dell'eruzione, si possono formare coni piroclastici (attività
stromboliana) o estesi depositi di cenere e lapilli (eruzioni vulcaniane, e
pliniane).
I pyroclastic flow
comprendono una grande varietà di fenomeni, caratterizzate dallo scorrimento
al suolo del materiale eruttivo (gas e particelle) a causa di una densità
maggiore di quella dell'aria. I flussi piroclastici hanno generalmente elevate
velocità di scorrimento ed elevate temperature. I pyroclastic surge sono
flussi turbolenti con bassa concentrazione di particelle solide, generalmente
molto fini. Una distinzione fondamentale dei surge individua due tipi
fondamentali : i surge caldi e secchi caratterizzati da alte temperature e da
una fase liquida insignificante ed i surge umidi e relativamente freddi nei
quali oltre al vapore ed alle particelle solide, sono presenti anche piccole
gocce d'acqua.
La formazione dei pyroclastic
surge è associata a manifestazioni, dette idromagmatiche, nelle quali il
magma risalendo verso la superficie attraversa una falda acquifera o bacini
acquiferi. La brusca vaporizzazione dell'acqua da luogo a violente esplosioni.
A causa dalla notevole estensione delle falde acquifere all'interno della
caldera e di bacini superficiali l'attività post-calderica dei Campi Flegrei
è caratterizzata da una prevalenza di eventi idromagmatici.
Schema
dell'attività idromagmatica. Il contatto tra il magma e le rocce sature
d'acqua (a profondità di poche centinaia di metri) da luogo ad una brusca
vaporizzazione dell'acqua ed alla conversione dell'energia termica del magma
in energia meccanica delle esplosioni idromagmatiche.
L'attività
eruttiva di questo territorio, In relazione alle principali eruzioni la storia
dei campi Flegrei, può essere suddivisa In tre periodi:
1° periodo- concluso con la formazione Ignimbrite Campana
2° periodo- concluso con la formazione del Tufo Giallo Napoletano
3° periodo- successivo all'eruzione del Tufo Giallo Napoletano.
Nella storia vulcanologica dei Campi Flegrei sono presenti tutti i principali
tipi di fenomeni eruttivi, dai duomi lavici alle colate ignimbritiche.
Il 3°
periodo è caratterizzata prevalentemente da eruzioni esplosive che hanno
formato numerosi vulcani monogenetici (generati nel corso di un'unica eruzione
e mai più attivi) e raramente depositi subpliniani. Le manifestazioni
effusive, molto più rare, sono testimoniate da poche colate laviche. Astroni,
Averno, La Solfatara, Monte Barbaro (Gauro), Capo Miseno, Bacoli e Monte Nuovo
sono soltanto i più noti tra i coni piroclastici idromagmatici formati nel
periodo recente di attività dei Campi Flegrei.
Il bradisismo dei Campi Flegrei e la
nascita del Monte Nuovo
L'eruzione del Monte Nuovo è
intimamente connessa con i fenomeni bradisismici dei Campi Flegrei. Infatti,
le cronache dell'epoca descrivono i fenomeni precursori che precedono
l'eruzione ed in particolare il sollevamento del suolo. Questi fenomeni sono
analoghi a quelli osservati in tempi più recenti e forniscono importanti
informazioni sul rischio vulcanico.
Il
termine bradisismo indica un insieme di fenomeni di lento movimento del suolo
connessi ad una grande varietà di cause geologiche, vulcanologiche ed anche
legate alle attività dell'uomo. I fenomeni bradisismici sono molto frequenti
in aree vulcaniche attive ed in particolare nelle caldere. Negli anni ottanta
almeno 67 delle 138 caldere attive hanno manifestato fenomeni anomali. Le
deformazioni possono raggiungere entità dell'ordine dei metri ed anche
superiori, in periodi compresi tra qualche mese e qualche anno. Interessano
aree estese anche decine di migliaia di chilometri. Le cause del bradisismo
non sono ancora comprese a fondo. Le due spiegazioni più accreditate invocano
un aumento di pressione all'interno della camera magmatica o in alternativa,
più complessi processi di dilatazione delle rocce superficiali sature di
fluidi che costituiscono il riempimento della depressione calderica.
La relazione tra il bradisismo nelle aree vulcaniche e le eruzioni resta
comunque un problema irrisolto. Infatti, soltanto in un numero limitato di
casi al sollevamento del suolo corrisponde un'eruzione.
Nei Campi Flegrei esistono evidenze geologiche che testimoniano di movimenti
del suolo di alcune decine di metri durante gli ultimi 10.000 anni. I fenomeni
bradisimici degli ultimi due millenni restano registrati sulle rovine del
cosiddetto tempio di
Serapide o Serapeo, il mercato coperto (macellum) di epoca romana,
costruito presso il molo di Pozzuoli nel primo secolo a.C..
Studi archeologici hanno rivelato che il pavimento dell'edificio fu restaurato
circa tre secoli dopo la sua costruzione, probabilmente a causa di un
abbassamento del suolo. Fori dovuti a molluschi litofagi sulle colonne
principali dell'edificio hanno indicato ingressioni del mare dovute ad
abbassamenti relativi del suolo.
Lo studio dell'andamento nel tempo del livello del Serapeo indica un
abbassamento massimo di circa 7 metri al di sotto del livello del mare nel XV
secolo. Nelle ultime decadi che precedono l'eruzione del M.Nuovo si verifica
una rapida inversione del movimento con un sollevamento valutato in circa 11
metri. In base alle cronache dell'epoca nei due giorni che precedono
l'eruzione si verifica un sollevamento di alcuni metri. All'eruzione del Monte
Nuovo segue un periodo di abbassamento che dura fino al 1970, quando inizia un
nuovo periodo di sollevamento. La prima fase di sollevamento dura dal 1970 al
1972 e non è associata ad una rilevante attività sismica. Nel 1982 inizia
una nuova fase bradisismica che dura fino al 1984. Contrariamente alla
precedente, questa crisi è caratterizzata da una intensa sismicità. Il
sollevamento del suolo totale verificatosi tra il 1970 ed il 1984 ammonta
complessivamente a circa 3 metri. Tra il 1982 ed il 1984 l'Osservatorio
Vesuviano registra oltre 10.000 scosse sismiche delle quali circa un centinaio
sono avvertite dalla popolazione. Il 4 ottobre 1983 si verifica un terremoto
di magnitudo 4, il più forte registrato nei Campi Flegrei. Gli effetti sul
territorio corrispondono al VII grado MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg). Il 13
ottobre, in tre ore si registra uno sciame di 250 terremoti ed il primo aprile
1984, in cinque ore vengono registrate oltre 500 scosse.
Nel mese
di ottobre del 1983 la città di Pozzuoli viene evacuata e la popolazione
viene trasferita nel nuovo insediamento di Monte Ruscello. L'intervento
dettato principalmente dal rischio imminente rappresentato dalla fatiscenza
degli edifici, rappresenta uno maggiori interventi di Protezione Civile in
Italia ed a livello mondiale. L'eruzione non si verifica. Le ricerche
scientifiche sul bradisismo quale possibile precursore di eruzioni subiscono
sviluppi notevolissimi. Ma le cause del bradisismo restano un problema aperto.
DUE
ITINERARI DIDATTICI
Il vulcanesimo dei Campi Flegrei è
oggetto di due itinerari didattici del programma "Scuola &
territorio" della Feder Mediterraneo:
-
Il bus della Terra del fuoco:
con tappe alla Solfatara, al cratere dell'Averno, al lago Lucrino con le
Stufe di Nerone, ai fondi di Baia, ai crateri di Bacoli visti dalla
terrazza di Montegrillo, a Monte di Procida. Durata ore 9.30-12,30. Sosta
allo chalet "Miseno" (Capo Miseno, Bacoli)
-
L'Oasi naturalistica del Monte
Nuovo: visita all'area della collina appartenente al Comune di Pozzuoli e
istituita in Oasi naturalistica in base a una convenzione sottoscritta dal
Comune stesso e dal Liceo scientifico "Majorana". Giro del
sentiero superiore del cratere. Esame degli aspetti vulcanici del golfo di
Pozzuoli. Durata: ore 9,30-12,30.
Informazioni:
Feder Mediterraneo, tel. 081-8540000 e 081-5795242, cell. 338-3224540 e
347-4475322, fax 081-8044268, e-mail feder-mediterraneo@libero.it